Genitori part time, il congedo diventa a ore
ROMA — Genitori a ore. Per stare con i figli quando serve, perché hanno bisogno di giocare o l’influenza, senza dover abbandonare l’ufficio per giorni interi e dire addio ad una bella fetta dello stipendio. Arriva infatti il congedo parentale a ore, su invito e ripetute bacchettate della Ue al nostro Paese che lo ha finalmente inserito nel ddl salva infrazioni. In questo modo mamma e papà avranno la possibilità — anziché di assentarsi tutto il giorno per portare, ad esempio, il figlio dal pediatria o curarlo per quella tosse che non si decide a passare — di andarsene dall’ufficio solo per le ore che servono al piccolo di casa. Col risultato che il monte ore totale concesso dal congedo sarà spalmato su di un periodo ben più lungo di quello odierno. Meno tempo quotidianamente con i figli, ma più a lungo accanto a loro per seguirle a fondo negli anni dell’infanzia, della crescita. La materia dovrà comunque essere disciplinata dai contratti collettivi.
Ora il congedo parentale è previsto per un periodo complessivo tra i due genitori di 11 mesi, entro i primi 8 anni di vita del bambino. Le cose cambiano dal punto di vista finanziario a seconda del momento: lo si può chiedere entro i primi 3 anni del figlio, per un periodo massimo complessivo (madre e/o padre) di 6 mesi, ricevendo un importo pari al 30% della retribuzione media giornaliera. Dopo i tre anni del bambino lo si può sempre avere, ma a zero euro, se non in casi di estrema indigenza.
Le cifre di chi fa domanda per il congedo, 290mila ogni anno, disegnano un paese ancora molto legato a schemi classici nella gestione della famiglia, nella cura dei figli: a chiedere di stare più a lungo con i bambini sono infatti ancora nella maggioranza dei casi donne. I maschi? Un misero 27.418, ovvero il 9,6% del totale. Nella mappa delle regioni il record dei babbi in congedo spetta al Lazio con ben 4921 domande, mentre la regione Piemonte spicca per avere stabilito un contributo di 400 euro destinato ai padri che lo chiedono.
Piccoli passi avanti nel tentativo, quotidianamente esasperante nel nostro paese, di conciliare vita, famiglia e carriera. E comunque restiamo ancora ben lontano dal resto dell’Europa: in Svezia fino ai 4 anni del figlio la madre ha diritto a 18 mesi di congedo con l’80% dello stipendio, in Francia ha diritto a tre anni di congedo al 26% della paga mentre in Inghilterra solo otto mesi entro i 5 anni del bambino e senza compenso.
Il congedo parentale fa parte del pacchetto di iniziative annunciate in primavera dal ministro Fornero per quanto riguarda il dicastero delle Pari opportunità . Blocco che comprende voucher per baby sitter o per le rette degli istituti a quei genitori che volessero lavorare invece di chiedere il congedo, mentre ai neopapà vennero concessi tre giorni a casa pagati entro i primi cinque mesi del figlio.
Quando sono stati decisi questi giorni di vacanza, sono congedo è stato salutato come grande innovazione, ma siamo sempre ancora dieci passi indietro rispetto alla Germania, dove il padre può dividere con la madre fino a 12 mesi al 67% della retribuzione. In Norvegia i neobabbi possono usufruire, non di un giorno, ma di ben 12 settimane di congedo retribuito al 100%, mentre il Danimarca, Francia e Gran Bretagna di due settimane obbligatorie. E non parliamo della Svezia dove in Parlamento si sta discutendo se i due mesi obbligatori di congedo di paternità , retribuiti all’80% dello stipendio, siano sufficienti e, pertanto, non sia il caso di portarli a tre.
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