Disoccupazione record A ottobre 100 mila in più

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ROMA — Cresce la disoccupazione, che ad ottobre segna un nuovo record, il livello più alto raggiunto da quando, nel 2004, l’Istat ha cominciato a calcolarla in modo armonizzato con l’Europa. Ad ottobre l’indice è balzato sopra l’11%, precisamente all’11,1%, dal 10,8% di settembre, in aumento del 2,3% rispetto ad un anno fa e solo un soffio inferiore a quella media dei 17 Paesi dell’Eurozona, pari all’11,7%, fra i quali spicca il 26,2% della Spagna.
Le note più drammatiche riguardano i giovani, quelli tra i 15 e i 24 anni che hanno smesso di studiare, cercano lavoro ma non lo trovano: rappresentano il 36,5% della forza complessiva, oltre il 5,8% in più dell’ottobre 2011 quando erano già  tantissimi rispetto agli anni passati. È invece del 12,1% il tasso di disoccupazione femminile contro il 10,4% di quella maschile. I dati trimestrali, relativi al periodo luglio-settembre, segnalano un tasso di disoccupazione del 9,8%, il 2,1% in più dello scorso anno, ma confermano il picco dell’attuale situazione potendo andare più indietro, fino al 1992, nel confronto delle cifre delle serie storiche. In termini assoluti, comunque, il numero dei disoccupati in ottobre era pari a 2 milioni e 870 mila, 83 mila in più di settembre e ben 644 mila in più di un anno fa. «I dati sulla disoccupazione — spiega il presidente dell’Istat Enrico Giovannini — mostrano un fenomeno che sta avvenendo ormai da vari mesi, anche perché ci sono molte persone che prima erano inattive e che invece ora stanno cercando un posto, questo spinge verso l’alto il tasso dei senza lavoro». Gli inattivi, cioè quelli che non hanno un’occupazione e neanche la cercano, sono infatti diminuiti dello 0,7%, che vuol dire 95 mila persone in più sul mercato, fra uomini e donne, e rappresentano ora il 36% della popolazione.
Le cifre del trimestre rivelano poi che i precari in Italia, sono quasi tre milioni (2 milioni 877 mila), di cui i dipendenti a termine sono 2 milioni 447 mila e i collaboratori 430 mila. I lavoratori in part-time sono saliti a 3,877 milioni, di cui il 57,8% non per sua scelta. Nel Sud, e riguarda le giovani donne, si registra il dato più negativo, il tasso di disoccupazione al 43,2%.
Le cifre dell’Istat sono «drammatiche», ha commentato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sottolineando che comunque è «inutile piangersi addosso» e che «bisogna fare tutti insieme qualcosa di più» senza scaricare la responsabilità  su altri. Diversamente Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, chiama in campo «l’effetto recessivo delle politiche economiche che è stato molto profondo» e «la scelta di non occuparsi del sostegno alle fasce più deboli e della politica industriale». Per contrastare un 2013 «molto più pesante del 2012 per l’occupazione», ha aggiunto, «servono gli investimenti» e comunque la riorganizzazione degli ammortizzatori sociali «sarebbe certamente da rinviare nel momento in cui ci sarà  la crescita».
Accanto alle cifre sul lavoro l’Istat ha diffuso anche quelle sull’inflazione che in novembre è rallentata. L’indice nazionale dei prezzi al consumo è infatti sceso al 2,5% dal 2,6% di ottobre, raggiungendo così il livello di marzo del 2011. Il raffreddamento, dice l’Istat, è legato soprattutto al ribasso dei prezzi dei carburanti. Ma è calato anche il cosiddetto «carrello della spesa», cioè i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori: la riduzione è stata su base mensile dello 0,1%, e del 3,5%, dal 4% di ottobre, su base annua.


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