Contro il blocco finanziario continueremo a pubblicare
WikiLeaks è finita sotto attacco, con i politici americani e gli opinionisti di destra che ci volevano dipingere come dei terroristi; alcuni addirittura invocavano il mio assassinio e il rapimento del nostro staff. Parlando a Meet The Press, il vice presidente Joe Biden si è riferito a me chiamandomi “terrorista high-tech”, mentre il senatore Joe Lieberman ha chiesto che noi fossimo perseguiti sotto lo U.S. Espionage Act. Il portavoce del Dipartimento della Giustizia Dean Boyd ha ammesso soltanto nel luglio del 2012 che l’investigazione del Dipartimento stesso su Wikileaks è in corso, e il Pentagono ha rinnovato le sue minacce nei nostri confronti il 28 settembre, dichiarando il nostro lavoro “un crimine che va avanti”.
Di conseguenza, mi è stato concesso l’asilo politico e ora vivo nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, circondato da polizia armata, mentre la porzione condotta dall’F.B.I. “dell’intera indagine governativa” contro di noi, secondo quanto emerso in tribunale, aveva raggiunto le 42.135 pagine già a dicembre dell’anno scorso.
All’inizio di questa settimana, WikiLeaks ha diffuso dei dispacci che dimostrano come il senatore Lieberman e il deputato Peter T. King abbiano influenzato direttamente le decisioni di PayPal, Visa e MasterCard di bloccare le donazioni a Wikileaks, che hanno fermato il 95% dei nostri donatori da dicembre 2010.
La settimana scorsa il Parlamento europeo ha espresso la volontà che la Commissione prevenga il blocco arbitrario di WikiLeaks.
Bradley Manning, che è sospettato di essere una fonte dei documenti riservati, ha iniziato a testimoniare giovedì sul suo trattamento pre-processuale, che il relatore speciale dell’Onu sulla tortura ha definito come “un trattamento come minimo crudele, inumano e degradante, in violazione dell’articolo 16 della Convenzione contro la Tortura”. Il capitano William Hoctor, lo psichiatra governativo con 24 anni di esperienza che ha visitato Manning nella base militare di Quantico, in Virginia, ha testimoniato che i comandanti del carcere militare hanno ignorato le sue raccomandazioni per la detenzione di Manning, qualcosa che non gli era capitato neanche durante il suo incarico alla prigione di Guantà¡namo bay.
Bradley Manning è stato detenuto senza processo per 921 giorni. Si tratta della più lunga detenzione pre-processuale di un soldato militare americano almeno dalla guerra del Vietnam. La legge militare statunitense afferma che il massimo è 120 giorni.
Il materiale che Bradley Manning è accusato di aver fatto trapelare ha evidenziato esempi straordinari della sovversione, da parte degli Stati Uniti, del processo democratico nel mondo, la sistematica evasione di responsabilità per atrocità e uccisioni, e molti altri abusi. Il nostro archivio di dispacci del Dipartimento di Stato è apparso in decine di migliaia di articoli, libri e pubblicazioni accademiche, illustrando la natura della politica estera statunitense gli strumenti del potere nazionale americano. In occasione del secondo anniversario dell’inizio del Cablegate, voglio sottolineare alcune delle storie che sono emerse.
Una Guerra di Terrore
La Guerra al Terrorismo ha provocato la morte di centinaia di migliaia di persone, ha infiammato la violenza settaria e ha messo in ridicolo la legge interazionale. Le vittime e le loro famiglie lottano affinché le loro storie vengano riconosciute, e il sistematico evitamento, da parte degli Usa, delle responsabilità per crimini di guerra implicitamente nega il loro diritto a essere considerati esseri umani.
Inoltre, via via che gli Usa si basano sempre di più su operazioni militari clandestine condotte al di fuori della supervisione del governo, l’esecuzione di questa Guerra al Terrore (che continua ad espandersi) diventa sempre più scollegata dal processo democratico.
Mentre nel 2008 il presidente Obama aveva promesso al popolo americano che avrebbe concluso la guerra in Iraq, le truppe statunitensi si stavano solo ritirando quando le informazioni contenute in un dispaccio hanno rianimato l’attenzione internazionale sugli abusi perpetrati in Iraq: un fatto che ha motivato il rifiuto di garantire l’immunità continuata ai soldati americani nel 2012 e oltre.
Nel 2007 l’ambasciata Americana a Baghdad ha ottenuto una copia del rapporto finale dell’indagine condotta dal governo iracheno sul massacro di 17 civili il 16 settembre del 2007 a Nisour Square. Il rapporto descriveva l’incidente come un attacco non provocato su civili disarmati e chiedeva 8 milioni di dollari di risarcimento per ogni persona uccisa e 4 milioni per ogni ferito, oltre alla sostituzione entro sei mesi della società di sicurezza privata Blackwater. La società ha continuato a operare in Iraq per altri due anni, e l’ambasciata statunitense ha risarcito le vittime con 10.000 dollari e i feriti con 5.000. Cinque anni dopo, i colpevoli mercenari della Blackwater sono scappati da ogni responsabilità di fronte all’Iraq, e i tentativi di portarli di fronte alla giustizia negli Usa si sono tradotti in una lunga catena di casi chiusi e accordi segreti. La diffusione da parte di Wikileaks di 391.832 rapporti archiviati dall’esercito statunitense (nota come Iraq War Logs) ha svelato altri 14 casi in cui i mercenari della Blackwater hanno aperto il fuoco sui civili, insieme a numerosi altri episodi di abuso. Iraq War Logs ha mostrato anche come gli Usa erano a conoscenza delle torture inflitte ai prigionieri fin nei dettagli più raccapriccianti – storie di elettrocuzione, mutilazione e di vittime attaccate con i trapani.
Il fatto che, a distanza di cinque anni, le vittime del massacro di Nisour Square non abbiano avuto giustizia è un’atrocità . Ma sfortunatamente non è una sorpresa che gli Stati Uniti pretendano immunità per le oro forze armate negli altri paesi, e poi falliscano nell’amministrare la giustizia in casa propria.
Questi eventi – e in particolare un documento che descriveva nel dettaglio la sommaria esecuzione di 10 civili iracheni, tra cui 4 donne e 5 bambini da parte di soldati americani e un successivo attacco aereo per coprire le prove – hanno diffuso lo sdegno nel mondo durante i negoziati per estendere la presenza delle truppe americane al 2012. In risposta all’attenzione internazionale, l’Iraq aveva rivisto la sua investigazione sull’incidente. Alla fine l’lraq ha rifiutato di garantire l’immunità ai soldati nel 2012, obbligando gli Stati Uniti a ritirarli nel 2011.
Questa violenza sistematica e la sua copertura si estendono alla guerra in Afghanistan. Quando è uscita la notizia che un’operazione di bombardamento notturna sul villaggio afgano di Granai nel 2009 poteva aver prodotto la morte di circa 100 civili, gli ufficiali americani hanno asserito pubblicamente che la maggior parte dei morti erano combattenti talebani. Un documento riservato scritto dal Dipartimento di Stato poco dopo riassume l’incontro tra il capo della Croce Rossa afgana Reto Stocker e l’ambasciatore americano Carl Eikenberry. [In questo dialogo] i due discutevano dei risultati di un’indagine sull’episodio. Nel dispaccio, Stocker è definito “una delle fonti più credibili per informazioni oggettive e imparziali in Afghanistan”. Secondo il rapporto della Croce Rossa, 89 morti e 13 feriti erano in realtà civili. Né il governo americano né la Croce Rossa hanno mai diffuso pubblicamente questi numeri.
WikiLeaks e la Primavera Araba
I dispacci tunisini descrivono la corruzione estrema e la mancanza di trasparenza del regime di Ben Ali. I membri della famiglia estesa di Ben Ali sono descritti come i peggiori criminali, il loro stile di vita sfarzoso come accompagnato da “un’ampia gamma di schemi corrotti”, tra cui “espropriazioni di proprietà e estorsioni di tangenti”. Da quei documenti abbiamo anche saputo che il patrimonio della famiglia Ben Ali comprendeva anche una compagnia aerea, diversi hotel e un’emittente radiofonica. Un documento descrive la censura statale dell’unica stazione televisiva satellitare privata della Tunisia, e una sorprendente multa contro la stazione di almeno 1,5 milioni di dollari.
Nel suo rapporto annuale del 2011, Amnesty International loda Wikileaks e i suoi partner mediatici per aver catalizzato la rivoluzione in Tunisia:
“Mentre la Jasmine Revolution non sarebbe mai potuta accadere senza la lunga lotta portata avanti da difensori coraggiosi dei diritti umani nel corso degli ultimi due decenni, il sostegno degli attivisti esterni al paese potrebbe essersi rafforzato quando le persone hanno analizzato i documenti di Wikileaks sulla Tunisia, capendo così le radici della rabbia. In particolare, alcuni documenti mostrano chiaramente che i paesi del mondo erano a conoscenza sia della repressione politica che della mancanza di opportunità economica, ma per la maggior parte non facevano nulla per sollecitare un cambiamento”
.
Quando il presidente della Tunisia Moncef Marzouki ha parlato con me di The World Tmororrow, ha ringraziato Wikileaks per il suo lavoro, dicendo:
“Sono molto grato per tutto quello che avete fatto per promuovere i diritti umani e la verità ; ammiro e sostengo i vostri sforzi”.
Poco dopo la rivoluzione in Tunisia, le proteste sono scoppiate in Libia e un nuovo insieme di dispacci (messaggi filtrati) ha rivelato i calcoli strategici dietro il supporto degli Stati Uniti al regime di Gheddafi. In Egitto i documenti diffusi da Wikileaks hanno rilevato che Mubarak sarebbe morto al suo posto piuttosto che ritirarsi e che il figlio lo avrebbe probabilmente succeduto. Poi, proprio quando uscirono le prove che il vice presidente Suleiman era in vista per rimpiazzare Mubarak, vennero diffusi messaggi filtrati che spiegavano nel dettaglio il suo precedente ruolo di capo dell’intelligence, così come i suoi stretti legami con Israele. Elementi di questo tipo divennero una parte cruciale delle insurrezioni egiziane.
Un’azienda globale di consulenza in plotoni della morte?
Per anni, Wikileaks ha affrontato un coro di accuse da parte di funzionari statunitensi e opinionisti di destra di rendere il mondo un posto meno sicuro, di aver creato potenzialmente dei danni tramite la pubblicazione di segreti imbarazzanti. In realtà , i dispacci mostrano che la tortura e le uccisioni non sono eventi isolati, ma le manifestazioni violente di una politica aggressiva e di coercizione usata degli Stati Uniti per il raggiungimento dei suoi obiettivi commerciali e politici in giro per il mondo.
Mentre la legge statunitense impedisce il training di unità militari con una storia di violazione dei diritti umani, in pratica la legge è facilmente e spesso aggirata. L’unità d’élite delle forze speciali dell’esercito indonesiano Kopassus ha brutalmente represso il movimento di liberazione della Nuova Guinea Occidentale (che è stata occupata dall’Indonesia nel 1963), come è stato ampiamente documentato da Human Rights Watch. Malgrado ciò, i diplomatici di Giacarta hanno deciso nel 2007 che era arrivato il momento di riprendere la collaborazione con il Kopassus, per la salvezza “dell’interesse commerciale” e della “protezione delle forze americane” .
Un messaggio diplomatico riservato del novembre 2009 riferisce come nota a margine che i paramilitari di destra in Colombia erano responsabili della morte di 257.089 vittime, un dato molto al di sopra delle stime degli attivisti locali per i diritti umani. Ciononostante, gli Stati Uniti hanno offerto generoso supporto ai militari colombiani; Amnesty International, che ha invocato una completa interruzione dell’aiuto militare statunitense alla Colombia, ha stimato che l’aiuto totale degli americani nel 2006 ammontava a 728 milioni di dollari, 80% dei quali all’assistenza militare e di polizia. Ad oggi, nel 2012, il supporto militare alla Colombia è ancora in corso.
Esempi del genere illustrano l’interpretazione liberale degli Stati Uniti delle leggi che bandiscono il training di unità militari con precedenti di violazione dei diritti umani. In un altro dispaccio dell’agosto 2008, funzionari statunitensi riconoscono che la squadra della morte del Bangladesh chiamata Rapid Action Battalion (RAB) era stata protagonista di manifeste violazioni dei diritti umani, cosa che rendeva difficile il supporto al RAB. I funzionari americani, tuttavia, speravano di migliorare il curriculum del RAB e lucidare la sua immagine pubblica. I funzionari lodavano dunque il battaglione per aver “avuto successo nella riduzione del crimine e nella lotta al terrorismo, diventando per molti versi l’unità di polizia più rispettata del Bangladesh”. In un documento diplomatico del 2009 si rivelava anche che il Regno Unito aveva esercitato e formato il RAB per i 18 mesi precedenti “in aree come le tecniche di interrogazione investigativa e regole di ingaggio“.
Spie dei servizi stranieri
Nel 2009, Hillary Clinton mandò una direttiva di raccordo di intelligence a 33 ambasciate e consolati in giro per il mondo. La direttiva chiedeva ai diplomatici di concentrare i servizi segreti sui funzionari Onu, comprese carte di credito e movimenti online. Un dispaccio simile richiedeva intelligence su funzionari della Repubblica Democratica del Congo, del Burundi, del Ruanda e dell’Uganda, e menzionava specificatamente la raccolta di campioni di Dna, scansioni dell’iride e password informatiche.
Un altro dispaccio del Dipartimento di Stato rivelava che una talpa all’interno del governo tedesco stava facendo attività di spionaggio per l’ambasciata americana a Berlino, aggiornando frequentemente i funzionari statunitensi sui negoziati tra i democratici cristiani conservatori della Merkel e la FDP di Westerwelle sulla formazione di una nuova coalizione di governo nel 2009. Helmut Metzner, ex capo dello staff del ministro degli Esteri tedesco, ammise di essere la talpa menzionata in questi files quando la storia arrivò alla stampa. Successivamente fu licenziato.
Lobbismo per la non-responsabilità – Manipolazione del processo giudiziario in altri paesi
Gli abusi che avvengono in guerra, come è accaduto in Iraq, sono spesso sminuiti dai loro autori come eccezionali, e spesso veniamo rassicurati del fatto che quando un abuso è avvenuto, il meccanismo della responsabilità porterà la giustizia. I dispacci diplomatici ci hanno dato numerosi esempi concreti della coercizione usata dagli Stati Uniti per manipolare e indebolire il processo giudiziario in altri paesi, e di come abbiano stabilito una chiara politica per l’evasione di responsabilità in ogni forma.
Durante l’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003, due giornalisti – tra cui lo spagnolo José Couso – furono uccisi e altri tre rimasero feriti quando da una cisterna americana divampò un incendio al Palestine Hotel di Baghdad. Successivamente in Spagna è stata avviata un’indagine sull’episodio, risultante in un mandato di cattura internazionale nei confronti di tre soldati statunitensi coinvolti. Dai dispacci è emerso che gli Stati Uniti hanno lottato aggressivamente affinché i funzionari spagnoli facessero cadere il caso. A proposito del caso, in un messaggio l’ambasciatore statunitense Eduardo Aguirre enfatizzava: “Anche se stiamo attenti a mostrare il nostro rispetto per la tragica morte di Couso e per l’indipendenza del sistema giudiziario spagnolo, dietro le scene stiamo combattendo con le unghie e con i denti affinché le accuse spariscano”. Vergognosamente, questa citazione è stata corretta negli articoli originali pubblicati su El Pais e Le Monde su questo argomento.
In un altro esempio del 2003, un cittadino tedesco di origini libanesi, Kalid el-Masri, era stato rapito mentre si trovava in vacanza in Macedonia, introdotto in Afghanistan dalla Cia e torturato per cinque mesi. Quando i suoi aguzzini hanno finalmente deciso che era innocente, è stato fatto volare in Albania e scaricato su una strada di campagna senza neanche una scusa. Da un dispaccio del 2007 sappiamo che quando un pubblico ministero tedesco ha emesso dei mandati di cattura per gli agenti coinvolti nel rapimento di el-Masri, l’ambasciatore statunitense a Berlino ha avvertito i funzionari tedeschi che ci sarebbero state ripercussioni. Nessun arresto è stato fatto e el-Masri è ancora in cerca di giustizia.
La manipolazione degli Stati Uniti si è estesa anche al Regno Unito: un dispaccio, infatti, mostra come durante un’inchiesta pubblica condotta da Sir John Chilcot sul ruolo del Regno Unito nella guerra in Iraq, il ministro della Difesa aveva “messo a punto delle misure” per proteggere gli interessi degli Stati Uniti.
I poteri globali lavorano per rompere la solidarietà ambientale, e per sfruttare le “opportunità ” del Climate Change
Sui temi ambientali, i dispacci mostrano come gli Stati Uniti siano più propensi a compiere simbolici gesti di routine piuttosto che avviare pratiche sostanziali per combattere il cambiamento climatico, e come lavorino aggressivamente per cucire gli accordi internazionali sulla base dei propri interessi commerciali.
Il segretario di Stato Hillary Clinton ha chiesto alle ambasciate di raccogliere informazioni segrete sui preparativi per la convention di Copenaghen delle Nazioni Unite sul clima nel dicembre 2009, chiedendo i dettagli biografici dei rappresentati di Cina, Francia, Giappone, Messico, Russia e Unione Europea. I documenti mostrano che a Copenaghen gli Stati Uniti hanno manipolato i negoziati di accordo offrendo “regali” ai paesi più poveri per sviare l’opposizione all’accordo proposto dalle principali potenze mondiali.
Un altro dispaccio dal Dipartimento di Stato ha rivelato che nel 2010 l’ambasciatore designato alle Maldive ha sottolineato l’importanza di “assistenza tangibile” da parte delle economie più grandi a quelle più piccole. Come conseguenza di questo meeting, l’accordo offriva compensazione finanziaria ai paesi poveri che soffrivano gli effetti del riscaldamento globale.
In una visita in Canada nel 2009 David Goldwyn, il coordinatore del Dipartimento di Stato per gli Affari energetici internazionali, aveva discusso dell’opportunità di fornire assistenza alle pubbliche relazioni all’industria petrolifera. Goldwyn aveva proposto a esperti di consulenza, accedemici e think tanks di “aumentare la visibilità e l’accessibilità a storie e notizie più positive”. Il dispaccio è stato successivamente usato dagli ambientalisti nella loro battaglia contro l’oleodotto Keystone XL, che trasporta petrolio grezzo attraverso gli Stati Uniti e la frontiera con il Canada. All’inizio del 2012, il presidente Obama ha rigettato la proposta di Keystone XL, ma di recente ha pubblicamente annunciato il suo supporto per un’altra proposta. E’ anche emerso che Goldwyn ha continuato a lavorare per Sutherland, un gruppo di lobbisti a favore di Keystone XL.
I dispacci hanno anche rivelato che gli Stati Uniti si stanno attentamente posizionando per trarre vantaggio dalle nuove opportunità derivanti dalla raccolta di idrocarburi e minerali dall’Artico, via via che il climate change fa sciogliere i ghiacci polari. I diplomatici statunitensi stavano sperando di offrire alla Groenlandia supporto per la sua indipendenza dalla Danimarca in cambio di accesso alle compagnie petrolifere ed energetiche americane allo sfruttamento delle risorse del paese. Gli Stati Uniti hanno osservato da vicino la Russia, il loro principale competitor per le risorse artiche, ma i funzionari americani hanno anche mostrato preoccupazione per la possibile richiesta territoriale del Canada sul passaggio a nord-est.
Accordi Segreti – Aggirando il Processo Democratico
I dispacci del Dipartimento di Stato hanno rivelato che gli Stati Uniti e i loro alleati stringono continuamente accordi segreti con diversi governi, nascondendone i dettagli non solo agli abitanti del Paese, ma a volte addirittura ai loro stessi rappresentanti, ministri e agli organi di soprintendenza.
Nel 2009, Jeremy Scahill e Seymour Hersh pubblicarono su The Nation il racconto di alcune missioni militari: attacchi di droni in Pakistan fatti da speciali operazioni segrete statunitensi. Quando il portavoce del Dipartimento della Difesa, Geoff Moffell, venne interrogato al riguardo, liquidò la questione dicendo che erano “teorie complottistiche”. Ma a distanza di un solo anno, altri dispacci pubblicati da WikiLeaks hanno confermato la loro storia. Inoltre, i dispacci citavano il Primo Ministro del Pakistan Yousuf Raza Gilani il quale comunicava agli ufficiali americani:
“Non mi interessa se lo fanno, finché prendono la gente giusta – ne protesteremo all’Assemblea Nazionale e poi lasceremo perdere”
.
Il materiale dei dispacci del Dipartimento di Stato ha anche rivelato accordi fra gli Stati Uniti e lo Yemen per cui il governo dello Yemen si sarebbe preso la responsabilità di attacchi lanciati dagli Stati Uniti contro gruppi di milizia locale. La pubblicazione dei dispacci è risultata in totale trasparenza rispetto ad alcuni aspetti della Guerra al Terrore.
I dispacci hanno anche svelato che gli Stati Uniti hanno lavorato assieme all’Australia per indebolire il testo di un accordo internazionale che vieta l’uso di munizioni ‘a grappolo’ – bombe da cui fuoriescono migliaia di petardi più piccoli che si diffondono così su un perimetro maggiore. Fra più di 13.000 vittime causate da munizioni a grappolo registrate da Handicap International, più del 98 percento sono civili e un terzo di questi sono bambini. Nonostante ciò, dai dispacci sappiamo che anche l’allora Ministro degli Esteri britannico, David Milliband, ha segretamente approvato l’uso di una scappatoia legale per autorizzare gli Stati Uniti a usare il suolo britannico per le scorte di munizioni a grappolo. Questo nonostante la Gran Bretagna sia uno stato firmatario della convenzione che le proibisce. Gli Stati Uniti invece non hanno firmato la convenzione e hanno addirittura cercato di far sì che l’Onu rimuovesse il divieto.
Nel 2007, l’ex vice-Primo Ministro canadese John Manley fece richiesta agli ufficiali americani di droni predator per mantenere il supporto liberale alla presenza canadese nella guerra in Afghanistan. All’epoca, Manley presiedeva una commissione incaricata dal governo di investigare gli interessi del Canada in un suo futuro ruolo in Afghanistan. Nell’agosto 2012, l’Ottawa Citizen ha reso noto che il governo canadese intende spendere 1 miliardo di dollari per una flotta di droni all’avanguardia.
I dispacci hanno anche rivelato che il Primo ministro canadese, il conservatore Stephen Harper, ha segretamente promesso alla Nato, nel gennaio 2010, che il Canada sarebbe rimasto in Afghanistan per condurre l’addestramento delle truppe, anche dopo la scadenza della sua missione, nel 2011.
Il popolo canadese rimase scioccato quando il governo annunciò, nel novembre dello stesso anno, di voler estendere la propria missione. Harper comunicò agli americani la sua preoccupazione che una distacco precoce delle truppe canadesi dall’Afghanistan sarebbe apparso come un “ritiro“, riflettendo il poco supporto del popolo per la missione canadese in Afghanistan.
Nel 2008, l’America propose un accordo informale agli ufficiali del governo svedese per lo scambio di informazioni sulla lista dei sospettati di terrorismo. Gli ufficiali americani spiegarono di temere che lo scrutinio del Parlamento svedese potesse danneggiare “l’applicazione della legge e la cooperazione contro il terrorismo”.
I dispacci rivelarono anche, nel 2009, che gli Stati Uniti riattivarono una completa condivisione di informazioni con la Nuova Zelanda dopo che questa era stata ristretta a seguito del divieto della Nuova Zelanda di tenere navi armate o alimentate a energia nucleare. Entrambi i governi concordano nel tenere la rinnovata collaborazione segreta.
La realpolitik del lobbismo commerciale
I dispacci del Dipartimento di Stato dimostrano che gli ufficiali americani e i loro partner commerciali assumono un atteggiamento predefinito, ovvero quello di avere il diritto intrinseco alle risorse e al dominio del mercato nel mondo. In un dispaccio del 2007 indirizzato ai Rappresentanti del commercio americani, l’Ambasciatore Craig Stapleton suggerì di assumere un approccio severo nei confronti dell’Unione Europea riguardo la sua resistenza ai prodotti e il cibo americani geneticamente modificati.
Il rifiuto della Francia di accogliere gli Ogm e l’agricoltura biotecnologica, secondo l’Ambasciatore Stapleton, avrebbe portato a un rifiuto generico dell’Europa e dunque suggerì una ritorsione per aiutare la Francia a cambiare punto di vista:
“Il team del paese Paris raccomanda che determiniamo con precisione una lista di obiettivi di ritorsione che creino problemi in Europa visto che questa è una responsabilità collettiva, ma anche che ci concentriamo in parte sui maggiori colpevoli. La lista dovrebbe essere moderata piuttosto che troppo aggressiva nel lungo andare, perché non ci aspettiamo una vittoria a breve termine”.
I dispacci hanno anche dimostrato che l’America ha revocato il visto dell’allora candidato alla presidenza in Ecuador, Xavier Neira e altre sette persone, a causa del loro coinvolgimento in un caso giudiziario contro la casa farmaceutica americana Pfizer, per concorrenza sleale. La decisione di revocare il visto coincise strategicamente con le elezioni e la imminente risoluzione della corte sul caso. Nella loro spiegazione alla revoca del documento, gli officiali citano “corruzione” e il caso contro la Pfizer.
La compagnia di petrolio Shell, con base in America, ha un lungo e sordido passato in Nigeria e i suoi rappresentanti hanno parlato apertamente delle attività svolte nel paese. In un incontro del 2009, i rappresentanti della Shell hanno detto agli ufficiali americani che erano in grado di influenzare il decreto sul petrolio emanato dal governo nigeriano quell’anno, così da adattarlo ai loro interessi.
Dispacci del 2005 mettono in evidenza la volontà degli Stati Uniti di “migliorare il clima” per gli investimenti nelle compagnie di estrazione in Peru. Rappresentanti da Canada, Gran Bretagna, Svizzera e Sud Africa si incontrarono per pianificare come aggirare le proteste contro l’estrazione, organizzate da un diversi gruppi di Ong, la Chiesa Cattolica e gli indigeni peruviani. Quando le proteste si fecero violente, l’America la usò come scusa per monitorare le attività delle Ong come Oxfam e Friends of the Earth e chiese al governo peruviano di ampliare le misure di sicurezza assumendo il controllo di strade e aree di transito.
In altri casi, gli ufficiali dell’ambasciata americana assistettero nel processo di lobbying pro o contro particolari passi della legislazione favorendo gli interessi commerciali degli Usa. Gli ufficiali americani fecero anche pressione, a beneficio di Visa e MasterCard, contro un decreto russo che avrebbe creato un sistema di carte di credito nazionali, minacciando così le quote di mercato di Visa e MasterCard.
Doppiogioco strategico su diritti umani e libertà di stampa
Un dispaccio che riassume l’incontro con un direttore di Al Jazzera, svela che gli ufficiali americani si aspettavano che un reportage speciale contenente immagini grafiche di iracheni feriti fosse modificato e le immagini rimosse. In un altro dispaccio, viene chiesto al direttore di spiegare il silenzio di Al Jazeera sulle elezioni in Iran e le proteste in contrasto all’estesa copertura di Gaza.
La quinta flotta della marina americana ha base nel Regno del Bahrain e gli Stati Uniti hanno mantenuto un rapporto di benefici reciproci con i leader del paese negli ultimi anni. In un dispaccio, l’ambasciatore americano in Bahrain, elogia il paese ed il suo re, facendo notare che le compagnie statunitensi hanno vinto grossi appalti sul suo territorio.
Questo stesso regime ha represso brutalmente le proteste della primavera araba e le autorità del Bahrain hanno chiuso siti internet e giornali. Mentre il Dipartimento di Stato americano ha apertamente condannato la repressione delle proteste in occasione delle elezioni in Iran, nel 2009, è rimasto in silenzio riguardo le uccisioni in Bahrain.
La monarchia thailandese smascherata
La legge thailandese di lesa maestà impedisce a chiunque nel paese di parlare apertamente della monarchia senza rischiare punizioni severe. Dunque, ogni notizia sugli sviluppi politici nel paese è censurata e il pubblico presenta una grande lacuna nella conoscenza della politica nazionale.
La pubblicazione di WikiLeaks dei dispacci del Dipartimento di Stato danno una panoramica senza precedenti non solo della profonda influenza della monarchia nella politica del paese, ma anche degli stretti rapporti fra la Thailandia e il giornalista americano Andrew MacGregor Marshall, il quale si dimise da Reuters per scrivere il libro Thailand’s Moment of Truth, usando dei dispacci tailandesi che rivelavano aspetti nascosti e considerati tabù della politica , storia e relazioni internazionali della Thailandia.
Gli Stati Uniti mirano a riformare le opinioni del mondo e la legge sulla proprietà intellettuale e il copyright
Dei gruppi lobbisti con base negli Usa lavorano di pari passo con gli ufficiali del Dipartimento di Stato in giro per il mondo per fare forti pressioni sulla legislazione e gli accordi sul commercio così da favorire le compagnie americane come Google, Facebook, Apple e Microsoft o grandi case cinematografiche come la Disney, Paramount, Sony e Warner.
Nel 2006, un dispaccio dal Giappone descrive la prima bozza di proposta per una “regola aurea” nell’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, chiamata Acta. Questa regola doveva servire a dare maggiori poteri ai possessori di proprietà intellettuale, anche a scapito dei diritti di privacy e di giusto processo dei cittadini. La Acta fu in seguito negoziata in segreto, al riparo dagli occhi del pubblico, finché Wikileaks rilasciò la prima bozza nel 2008.
Nell’industria cinematografica, il gruppo di lobbisti per gli studi di cinema complottarono insieme alla controparte australiana per stabilire un precedente legale in Australia, che legittimasse l’assegnazione della colpa per infrazione sul copyright ai ISP (Internet Service Providers). Qual’è il risultato di questo tira e molla? E’ un mondo dove la legislazione e i precedenti legali sono predisposti per beneficiare quei ricchi, potenti e influenti signori che possiedono la proprietà intellettuale – anche a discapito del bene comune.
Rompere il monopolio sull’influenza
Gli esampi forniti prima rappresentano solo una piccola frazione di quello che è stato rivelato dal materiale di WikiLeaks. Fin dal 2010, i governi occidentali hanno tentato di dipingere Wikileaks come un’organizzazione di stampo terrorista portando a una reazione spropositata da parte si adelle figure politiche che delle istituzioni private. Tuttavia, la verità è che le pubblicazioni di WikiLeaks posso cambiare e hanno già cambiato il mondo e quel cambiamento é chiaramento stato in meglio.
Dopo due anni, non è stata fatta alcuna denuncia da parte di singoli e gli esempi riportati sopra mostrano chiamente chi ha le mani sporche di sangue. Nelle grandi democrazie occidentali, il discorso politico è stato controllato così strettamente e così a lungo che non è più nemmeno uno schock quando gli esperti occidentali parlano al posto delle vittime del terzo mondo o quando un presidente americano sale sul palco per accettare il premio nobel per la pace e sostiene le ragioni della guerra.
Non si può più presumere infatti che organi di stampa quali il New York Times si comporterebbero oggi come fecero nel 1971 quando Daniel Ellsberg pubblicò dei documenti riservati del Pentagono. In una discussione della commissione con Daniel Ellsberg e l’editore del New York Times, Jill Abramson, sui documenti del Pentagono, Ellsberg espresse il suo dissenso sul consenso del Times nel ritardare, dietro richiesta dell’amministrazione Bush, la pubblicazione della storia di James Risen sulle intercettazioni fatte dalla Nsa senza l’autorizzazione dopo le elezioni del 2004.
Abramson parlò in maniera equivoca:
“La cosa è che, voglio dire, quando il governo ti dice che se pubblichi questa storia danneggi la sicurezza nazionale, aiuti i terroristi…. voglio dire, c’è ancora gente oggi che dice che i programmi Nsa erano il fiore all’occhiello del programma anti-terrorismo dell’amministrazione Bush e che era un atto tremendamente sbagliato, da parte del Times, pubblicarla”.
Durante la stessa discussione, Daniel Ellsberg disse referendosi ai documenti del Pentagono:
“La segretezza di questi documenti ha condannato finora 30.000 cittadini americani e molti milioni di vietnamiti a morte. E il mantenimento della loro segretezza contribuirebbe senza dubbio alla morte di altre decine di migliaia di americani e così via. Penso che questo sia vero. Ma questo adesso esce fuori nel caso di WikiLeaks”.
Da quando sono stati pubblicati i dispacci diplomatici, WikiLeaks ha continuato le sue operazioni nonostante il blocco finanziario, rilasciando documenti di compagnie che vendono enormi gruppi di intercettazioni a agenzie statali di spionaggio in giro per il mondo; pubblicando i profili di quasi tutti i detenuti della prigione di Guantanamo Bay; i manuali americani sulla detenzione di personale militare durante la Guerra al Terrore; i database dell’intelligence provenienti dalla compagnia privata Stratfor; e milioni di documenti interni del governo siriano.
Le informazioni che abbiamo divulgato ostacolano il controllo dei media da parte dell’establishment e dei governi occidentali per plasmare l’opnione pubblica. Continueremo a lottare contro il blocco finanziario e continueremo a pubblicare. Le minacce del Pentagono contro di noi danneggiano gli Stati Uniti e non vi daremo ascolto.
* Editor-in-Chief and Founder, WikiLeaks
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Il passato e l’Unione di oggi
A luglio, quando è precipitata la crisi greca, ho chiesto ad alcuni padri dell’Unione Europea se e quale era stato l’errore nell’impianto ormai scricchiolante della Ue. Con Sbilanciamoci e Opendemocracy è iniziata una discussione che si è presto spostata dal “perché” si è arrivati a questo punto al “che cosa fare perché la situazione non si aggravi”.
Rossella Urru due mesi dopo