Albania, quando sventola l’orgoglio nazionale

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Come riporta il quotidiano online albanianews.it, a Trento, domenica 25 novembre, in un palazzetto dello sport della città  si sono radunati circa 500 migranti albanesi. Alla festa è intervenuta l’assessore provinciale alla Solidarietà  internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami. “Rivolgo un grande augurio a tutti voi – ha detto l’assessore – per questa importante ricorrenza così profondamente legata alla vostra storia. La comunità  albanese contribuisce, con gli altri nuovi trentini, a rendere il Trentino più grande e culturalmente più ricco. È quindi importante che voi manteniate le vostre radici perchè possiate sentirvi trentini/albanesi al cento per cento. Il nostro legame si rafforza anche attraverso gli interventi della solidarietà  internazionale, che avvicinano ulteriormente il Trentino all’Albania.”

Dopo l’assessore Giovanazzi Beltrami è intervenuto l’on. Tritan Shehu del Parlamento albanese. “Il Trentino – ha detto – ha conosciuto negli ultimi decenni un grande sviluppo. È una terra alla quale noi albanesi siamo molto grati per la sua ospitalità  e per il suo impegno nella solidarietà  internazionale, anche in Albania.”

Nel corso dell’evento è stato presentato il libro/ricerca “Dall’Albania al Trentino”, curato da Leonora Zefi e Matilda Sula. Il volume ripercorre le tappe dell’immigrazione albanese in provincia di Trento, offrendo un’articolata testimonianza del vissuto migratorio e del “percorso di convivenza che rende oggi il Trentino – ha detto Leonora Zefi – il fiore all’occhiello delle politiche migratorie in Italia”.

La festa ha proposto anche momenti musicali con balli tradizionali albanesi. Filo conduttore, accanto alla gioia di ritrovarsi tutti insieme, l’orgoglio di riconoscersi nella bandiera albanese, ma anche nella comunità  trentina di cui oggi molti cittadini originari dell’Albania fanno parte.

Si può affermare che negli ultimi anni si è fatto un buon tratto di strada nei rapporti con i migranti albanesi, un tempo relegati agli stereotipi delinquenziali e alle navi stracolme che giungevano in Puglia agli inizi degli anni ’90 (è uscito proprio per questa ricorrenza il film documentario Anija “La nave” che ricorda quegli eventi). Ora la comunità  albanese è tra le più vive e integrate. E la presenza massiccia di persone che lavorano e studiano determina poi una risposta positiva da parte delle associazioni italiane: per esempio IPSIA, l’istituto legato alle Acli che si occupa di pace, sviluppo e innovazione, ha aperto in tre città  italiane uno sportello previdenziale dedicato espressamente agli albanesi. Piccole cose, si dirà . Ma sono quelle che generano una vera integrazione, destinata a durare a lungo. Certamente i rapporti con l’Albania sono pure segnati dai traffici di droga, dal commercio dei rifiuti (gestito dalla criminalità  organizzata di stampo camorristico) e da vari riciclaggi. Questioni difficilmente risolvibili se non nel quadro dell’Unione Europea a cui l’Albania (e il Kosovo) stanno guardando con un entusiasmo impossibile da rintracciare altrove.

E così, per capire in che contesto avvengono i festeggiamenti, dobbiamo guardare oltre i nostri confini. La bandiera con l’aquila bicipite è sventolata però pure in Macedonia dove circa il 25% della popolazione (secondo fonti ufficiali, in realtà  molto di più) è di etnia albanese. E proprio nella capitale macedone Skopje è andato a festeggiare il primo ministro Sali Berisha insieme al suo omologo kosovaro Thaci. Riporta la notizia Ansamed: “Parlando a circa 20 mila persone tra lo sventolio di bandiere rosse con l’aquila nera bicipite, i due capi di governo hanno fatto largo uso della retorica nazionalista e patriottica, con evidenti riferimenti all’ideale della «grande Albania», un obiettivo mai messo da parte dai dirigenti di Tirana che contano sulla solidarietà  delle numerose comunità  albanesi presenti oltre che in Macedonia, anche in Kosovo, in Montenegro, in Serbia, in Grecia. Alla manifestazione erano presenti i ministri e i dirigenti macedoni di etnia albanese, mentre per chi non conosceva l’albanese, a cominciare dai giornalisti, è stato difficile seguire bene l’evento dal momento che non vi era traduzione. In Macedonia i rapporti con la minoranza albanese sono caratterizzati da una tensione latente che periodicamente si accende in provocazioni e scontri”.

È evidente che accenti troppo nazionalistici (comunque comprensibili guardando alle vicende storiche anche recenti) rischino di infiammare una regione non del tutto pacificata. La soluzione, ancora una volta, è l’Europa: forse proprio nazioni giovani, come quella albanese, potrebbero aiutare a risolvere la crisi politica delle istituzioni e degli Stati del Continente.


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