Uno Stato palestinese all’Onu: l’Italia dica sì

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L’«intifada diplomatica» vivrà  domani il suo momento della verità , quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite sarà  chiamata a pronunciarsi sulla richiesta avanzata dall’Autorità  nazionale palestinese (Anp) per il riconoscimento della Palestina come Stato «non membro» al Palazzo di Vetro.
«Abbiamo i numeri necessari», anticipa a l’Unità  – nel giorno in cui a Ramallah veniva riesumata la salma di Yasser Arafat alla ricerca di prove di un sospetto avvelenamento il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat che, pressato, azzarda anche un numero: «Riteniamo di poter contare sul sostegno di 150 Stati (su 193)». Tra questi conta due membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Russia e Cina), il Sudafrica, il Brasile, il blocco dei Paesi «non allineati», oltre quelli arabi e musulmani.
Le votazioni dell’Assemblea non sono soggette al veto dei membri del Consiglio di sicurezza e questo consente all’ambasciatore Ryad Mansour, osservatore permanente dell’Anp al Palazzo di Vetro di affermare: «Il prossimo 29 novembre prometto che avverrà  un evento storico». «La modifica dello status palestinese a Stato non membro dell’ organizzazione internazionale spiega è un momento storico sia per le Nazioni Unite che per il nostro popolo. La soluzione dei due Stati, da una prospettiva Onu, diventerà  una realtà ». «Quello che stiamo facendo conclude è legale, democratico e multilaterale». Per Mansour «la prima priorità  per Abu Mazen è negoziare, la seconda negoziare, la terza negoziare» per arrivare alla soluzione dei due Stati.
L’Europa si presenta in ordine sparso al voto. La Francia voterà  in favore della concessione dello status di «Stato non membro per la Palestina all’Onu». Ad annunciarlo è il ministro degli Esteri, Laurent Fabius che ha ricordato la «posizione costante» di Parigi in favore del riconoscimento di uno Stato palestinese, fin dal discorso del 1982 dell’allora presidente, Francois Mitterrand. Il titolare del Quai d’Orsay, parlando davanti ai deputati in Assemblea nazionale, ha quindi annunciato formalmente che la Francia voterà  «sì» alla risoluzione Onu sulla Palestina.
La decisione di Parigi amplifica la prospettiva di una nuova spaccatura fra i Paesi Ue su un importante dossier di politica estera. Anche la Spagna, stando ad una anticipazione di El Pais on line, voterebbe a favore, così come l’Austria. La Gran Bretagna apre, ma ad una condizione. Due i caveat al suo sì: che l’Anp si impegni a riprendere subito, senza condizioni, i negoziati di pace con Israele e che l’Anp si astenga dal chiedere di entrare alla Corte Penale Internazionale e alla Corte Internazionale di Giustizia, istituzioni che potrebbero essere usate per mettere Israele sul banco degli imputati per crimini di guerra. Richieste queste che troverebbero ascolto nella dirigenza palestinese. Un’altra condizione è che la risoluzione dell’Assemblea Generale non richieda al Consiglio di Sicurezza di seguirne le mosse.
LE CONDIZIONI DI LONDRA
La svolta britannica è delle ultime ore e fa seguito a colloqui dell’altro ieri del ministro degli Esteri, William Hague con il presidente dell’Anp, Abu Mazen e con il collega francese Laurent Fabius. Abu Mazen ha chiesto a Londra di appoggiare la sua richiesta all’Onu invocando la speciale responsabilità  della Gran Bretagna come ex potenza coloniale nei confronti della Palestina. Finora il Foreign Office aveva sempre opposto resistenza alla risoluzione, citando le obiezioni di Stati Uniti e Israele e il timore di danni a lungo termine nelle prospettive di negoziato. Un sì all’Onu di Londra, quindi, è condizionato a modifiche nella richiesta dell’Anp che domani verrà  messa ai voti dell’Assemblea delle Nazioni Unite.
Stati Uniti e Israele hanno prospettato pesanti rappresaglie in caso di approvazione della risoluzione e la posizione della Gran Bretagna è tesa a ridurre il rischio di queste minacce.
Sul fronte opposto, quello dei «no», ci sono gli Stati Uniti e, naturalmente, Israele che per bocca del suo ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman ha bollato come una «grave provocazione che non resterà  senza conseguenze» l’iniziativa palestinese. L’azione unilaterale dell’Anp all’Onu perché lo status della Palestina sia portato da osservatore a Stato non membro è definito «un errore» dalla portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland. «Non pensiamo che questo passo porterà  il popolo palestinese più vicino a uno Stato» afferma. Per concludere: «Crediamo sia un errore e ci opponiamo».
E l’Italia? Bocche cucite alla Farnesina, ma a quanto risulta a l’Unità  l’opzione più accreditata in queste ore è quella dell’astensione, che sarebbe condivisa dalla Germania. Ma questa linea che non convince il partito democratico che con il suo responsabile Esteri, Lapo Pistelli insiste perché l’italia sostenga la richiesta di Abu Mazen.
L’Europa si presenta dunque divisa ad un appuntamento cruciale. E questo è di per sé l’indice di un fallimento politico. L’ennesimo sullo scacchiere internazionale.


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