Ungheria, proposta shock: schediamo gli ebrei
BERLINO — «È ora di censire gli ebrei viventi nel nostro paese, facciamo liste almeno di quelli che lavorano nel governo e per il parlamento, sono un rischio potenziale per la sicurezza della nazione ». Non è una citazione di Hitler o di Goebbels. La frase è stata pronunciata lunedì sera tardi nello Orszaghà z, il Parlamento dell’Ungheria membro della Ue e della Nato. Da Marton Gyoengyoesi, numero due di Jobbik, il partito neonazista, terza forza del paese. E la risposta a caldo del rappresentante dell’esecutivo alla seduta, il sottosegretario agli Esteri Zsolt Németh, è stata nulla: «Non posso appoggiare la sua proposta, non è inerente al tema del dibattito, cioè la crisi in Medio Oriente». Solo ieri, con ore di colpevole ritardo, il governo nazionalconservatore ed euroscettico della Fidesz, il partito del premier-autocrate Viktor Orbà n, ha denunciato quella frase.
«Condanniamo nei termini più forti possibili le parole di Gyoengyoesi, il governo è contrario a tutte le forme di estremismo, razzista e antisemita, e farà tutto quanto è in suo potere per combatterlo», dice il comunicato emesso solo ieri, dopo un lungo silenzio. Lunedì sera, Németh non se l’è sentita di rispondere duro a Gyoengyoesi, come qualsiasi politico conservatore europeo, dalla Merkel a Cameron (la Fidesz è nei Popolari europei), avrebbe fatto. Non basta: nessun deputato Fidesz ha protestato. Il presidente del Parlamento (Fidesz anche lui), Koever, che pochi giorni fa aveva espulso dall’assemblea un deputato socialista per un discorso fattualmente critico della politica economica antisociale del governo, è stato zitto.
Ungheria, vigilia triste di Natale 2012: il paese centroeuropeo, che nell’Impero del Male sovietico era chiamato «la migliore baracca del Gulag», oggi con Orbà n sta diventando il peggio del mondo libero, l’angolo del cuore d’Europa dove deliri nazisti entrano nei salotti buoni. L’Unione europea tace. Rimprovera i greci spendaccioni, non i neonazi di Jobbik, né Orbà n che parla del comunismo come «unica macchia nera», tace sull’attivissima partecipazione magiara all’Olocausto, parla di nazione come entità etnica e «spazio vitale», riabilita Horthy, il dittatore fedele alleato di Hitler. Invano la comunità ebraica ha duramente protestato, invano il presidente del World Jewish Congress ha appena invitato Orbà n ad agire contro gli ultrà razzisti. Dell’opposizione d’ultradestra spesso Orbà n imita slogan e idee, sparando a zero sull’Europa “fallita” di Merkel e Draghi da cui incassa grassi aiuti, e sulla “finanza internazionale”.
Nelle stesse ore, la maggioranza ha approvato una dura legge elettorale: registrazione obbligatoria degli elettori con notai inviati in ogni casa, campagna di soli 50 giorni, spot solo sulla tv pubblica in mano alla Fidesz e alla Nmhh, l’autorità -bavaglio. E un diktat ha imposto alla Banca centrale di tagliare i tassi. La recessione infuria e distrugge destini, Orbà n dice che «la gente sta bene»: una menzogna, secondo la Sueddeutsche Zeitung, peggio di quando Berlusconi diceva che con lui gli italiani stavano meglio dei tedeschi.
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