L’ira di Clini: sforzi vanificati Il governo pensa a un decreto

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Ma valuta anche la possibilità  di intervenire con un decreto per «far rispettare la legge», come anticipa il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, senza nascondere la rabbia per l’iniziativa della magistratura che «vanifica quanto abbiamo fatto sinora approvando il 26 ottobre scorso l’Aia, l’autorizzazione ambientale integrata, e avviando il programma di risanamento».
A Roma la giornata è scandita da quanto avviene a Taranto. Da giorni si rincorrevano voci su una possibile svolta nell’inchiesta, però nessuno si aspettava che la procura decidesse anche il sequestro dei rifornimenti e dei prodotti finiti. E così ieri pomeriggio, quando i vertici dell’Ilva annunciano il «fermo» degli impianti, appare chiaro il rischio altissimo che la situazione degeneri. La minaccia dei sindacati di «marciare» sulla capitale viene presa sul serio al Viminale, i responsabili dell’ordine pubblico sono consapevoli che le proteste dei lavoratori possono essere molto pesanti. Comincia un giro di consultazione tra i ministri competenti e Palazzo Chigi. Clini è a Venezia, il titolare dello Sviluppo economico Corrado Passera è in missione in Cina. Ma nel giro di un’ora la decisione è presa: bisogna aprire immediatamente una linea di dialogo. Via libera dunque alla convocazione, ma ci si deve muovere anche su un secondo tavolo per predisporre le contromisure che scongiurino la chiusura. «Chi oggi si assume la responsabilità  di chiudere l’Ilva si assume la responsabilità  di un rischio ambientale che potrebbe durare anni e potrebbe non essere risanabile nel breve periodo», scandisce Clini. Nomi non ne fa, ma il riferimento ai magistrati appare evidente. Anche perché subito dopo aggiunge: «Stiamo facendo accertamenti, vogliamo sapere se in queste condizioni nuove è possibile per l’Ilva realizzare gli interventi e gli investimenti necessari per rispettare l’Aia o no. In caso di no dobbiamo prendere provvedimenti per far rispettare la legge».
Il governo pensa a un decreto che consenta di continuare quanto disposto dall’Aia perché — come sottolinea lo stesso titolare dell’Ambiente — «prevede il rispetto rigoroso della legge, ma questo intervento della magistratura non ci ha consentito neanche di applicarlo». Poi Clini pronuncia parole che suonano quasi come una sfida: «Due sono le possibilità : o si ritiene che io abbia sbagliato ad approvare il piano proposto dall’azienda e allora devo essere messo sotto inchiesta. Oppure è la legge ad essere sbagliata e allora i magistrati devono ricorrere alla Consulta. Non ci sono altre strade, a questo punto ognuno deve assumersi le proprie responsabilità . Ho cercato di evitare in ogni modo che si arrivasse ad un conflitto tra organi dello Stato. Spero di essere messo nelle condizioni di continuare a farlo».
Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri attende l’evoluzione della protesta annunciata dagli operai per valutare eventuali provvedimenti. I contingenti delle forze dell’ordine in città  erano già  stati rafforzati in occasione dei blocchi stradali dei mesi scorsi. La speranza è che si riesca a trovare una soluzione tecnica e politica prima di doverli schierare.


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