«Una lista per Monti? Non so che senso avrebbe»

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PARIGI — Al vecchio amico Giscard d’Estaing, che in un incontro riservato gli prospetta — en passant — un futuro a Bruxelles per Monti, come «buon sostituto di Van Rompuy» alla presidenza del Consiglio Europeo, Napolitano risponde che sì, certo…, anche se di lui potremmo avere ancora bisogno in Italia. Un’ora più tardi, ai cronisti che lo salutano in ambasciata e lo interrogano sulle ipotesi di un «Monti dopo Monti», replica con un ragionamento più argomentato. In cui, senza escludere un prossimo ruolo istituzionale (esattamente quale, si vedrà ) per l’attuale capo del governo, indica il percorso più lineare e corretto per chiunque intenda coinvolgerlo. Un quadro di tempi e metodi che sembra concepito per sgombrare certe illazioni e polemiche di questa convulsa fase preelettorale. Comprese quelle sulla fine del suo mandato e su un eventuale anticipo della sua uscita dal Quirinale.
Presidente, gli domandiamo, Mario Monti vive oggi una situazione paradossale: una parte dell’arco politico lo pressa perché si candidi al voto e un’altra parte pretende invece che non si candidi. Ma che cosa dovrebbe fare, secondo lei, il senatore a vita e premier?
«Innanzitutto il senatore a vita Monti, come si sa, non si può candidare al Parlamento perché è già  parlamentare. Questo non è un particolare da poco, qualche volta lo si dimentica. Quindi, non può essere candidato di nessun partito e non può essere comunque, in quanto persona, candidato al Parlamento. È un senatore a vita che ha un suo studio a Palazzo Giustiniani, dove potrà  ricevere chiunque, dopo le elezioni, volesse chiedergli un parere, un contributo, un impegno. Le questioni si pongono in questi termini…». Beh, non solo in questi termini. «È verissimo che ci sono alcune forze politiche, alcuni gruppi, movimenti (non so nemmeno bene come chiamarli, perché la situazione è fluida) i quali pensano che Monti potrebbe continuar a fare o meglio potrebbe fare, in un nuovo contesto politico e non di governo tecnico, il presidente del Consiglio. Ma questo è naturalmente un diritto, una facoltà  che ha qualsiasi partito… Dopo le elezioni il presidente della Repubblica, il mio successore, farà  delle consultazioni per poi dare l’incarico per la formazione del governo: quella è la sede in cui ogni partito può esprimere una sua preferenza, una sua proposta per quello che riguarda il conferimento dell’incarico».
Va insomma preservata la terzietà  di Monti? «In campagna elettorale sicuramente. Dopo bisognerà  vedere che specie di governo si farà , quali saranno le condizioni risultanti dal voto, altrimenti per il momento noi facciamo tutte ipotesi campate in aria».
E come potrebbe essere allora giudicata una «lista per Monti»? «Non mi pare che compaia una “lista per Monti”: non la vedo, non so che senso avrebbe, perché una “lista per Monti” è pur sempre una lista che presenta suoi candidati al Parlamento… Innanzitutto bisogna vedere quanti di quei candidati diventano deputati e quindi quale sarà  il peso di questo ipotetico gruppo o lista. Poi esso concorrerà , come tutti gli altri partiti, alle consultazioni dalle quali uscirà  l’incarico per la formazione del governo. Avrà  già  in testa un nome da proporre? Benissimo. Gli altri vedremo che nomi proporranno, sulla base dei risultati elettorali. E poi il presidente della Repubblica deciderà ».
Il botta e risposta finisce qui. Ma, nonostante tutto ci sembri chiarissimo, ha una coda in serata, quando Napolitano rientra al Quirinale. Da dove all’ora di cena viene diffusa, con la formula «a quanto si apprende», una nota esplicativa. Questa: «Il presidente non sponsorizza alcuna soluzione di governo per il dopo elezioni. Ha solo richiamato in modo inconfutabile i termini obiettivi in cui il problema della formazione del nuovo governo si porrà , una volta concluso il confronto elettorale, nel rapporto tra le forze politiche e il nuovo capo dello Stato».


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