Una forza che supera sia Hegel e Marx che la tradizione religiosa
Nel pensiero di Severino, va ricordato, la tecnica porta al tramonto le forze della tradizione innanzitutto perché esse si mostrano come contraddizioni. Ma non è sufficiente che la contraddizione — concetto decisivo e troppo trascurato dal sapere scientifico — venga alla luce perché essa sia superata in una nuova dimensione storica, come invece ritengono Hegel e Marx.
Questo libro, salvo poche pagine apparse come articoli soprattutto sul «Corriere della Sera», peraltro rielaborate, è inedito e Severino l’ha scritto tra la primavera e l’estate di quest’anno. In sostanza, Capitalismo senza futuro è un’analisi non contingente della crisi che stiamo vivendo; ovvero si è dinanzi a uno studio che non procede né sui binari della volontà di rimettere la politica alla guida dell’economia, né su quelli della critica marxista di quest’ultima, né sulla volontà di recuperare i valori religiosi e morali della tradizione occidentale. Quella di Severino non è un’indicazione di quanto si dovrebbe fare, non è una proposta, un suggerimento o un invito, ma mostra la direzione del corso storico. Per esemplificare, diremo che se una barca sta navigando sul fiume, Severino non dice all’equipaggio come deve remare, ma indica la velocità e la portata dell’acqua, la sua profondità , la consistenza dell’imbarcazione, segnala infine le rapide che più in là sono in agguato.
La destinazione della tecnica al dominio, sottolinea il filosofo, è l’effetto dell’impulso originario della civiltà occidentale (che ormai è planetaria) e codesto impulso è per il Severino la Malattia mortale; pertanto la vittoria inevitabile della tecnica, è proprio la vittoria della forma più coerente di tale Malattia.
Related Articles
Giovanna Frene, versi sul legame tra etica e dolore
A pochi anni di distanza da un’opera breve quanto articolata sul piano allegorico, come Sara Laughs (D’if, 2007), Giovanna Frene pubblica una plaquette di poesie che è in realtà libro ampio a tutti gli effetti, opera estesa: si tratta de Il noto, il nuovo, uscito da poco tempo nella collana Inaudita di Transeuropa, accompagnato da due note critiche, di Paolo Zublena e di Silvia De March, e da fotografie di Laura Callegaro (pp. 36, euro 15).
LE PAROLE O LE COSE: TRA POSTMODERNO E REALISMO LA FILOSOFIA NON È PIà™ IN CRISI
Dal dibattito di questi mesi, che ha mostrato la vitalità di una disciplina, è nato il saggio di Maurizio FerrarisÈ un “Manifesto” che cerca di superare le tesi della “svolta linguistica” Restano alcune zone critiche nel testo, come il rapporto con il desiderio
Due fotogrammi sospesi nel tempo