Diffamazione, giornalisti in cella ma i direttori evitano il carcere

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ROMA. E adesso c’è anche l’emendamento che salva i direttori dei giornali del carcere per mandare dietro le sbarre solo i giornalisti. E’ l’ultima novità  del contestatissimo ddl sulla diffamazione che questa mattina torna all’esame dell’aula del Senato. L’emendamento è stato presentato ieri dal presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli, relatore della legge nonché autore di una riscrittura del testo quando ancora sperava di poterlo far approvare e prima del blitz con cui Lega e Api – grazie al voto segreto – hanno introdotto la reclusione fino a un anno, in alternativa alla multa, per il giornalista colpevole di diffamazione attraverso l’attribuzione di un fatto determinato. Lo scopo, che ha caratterizzato il ddl fin dalla sua nascita, è salvare il direttore del «Giornale» Alessandro Sallusti dal carcere, che i questo modo verrebbe però raggiunto a scapito dell’intera categoria e, soprattutto della libertà  di informazione. Per i direttori resta la multa da 5 mila a 50 mila euro. «Mi sembra che il testo vada verso la direzione a cui tutti aspiravano», ha difeso l’emendamento Berselli, che spera in un gesto di riguardo da parte della Lega. «Mi auguro che non chiedano più lo scrutinio segreto e confido che anche l’Api faccia altrettanto», ha detto.
Il primo a criticare l’emendamento è proprio il diretto interessato. «E’ un’occasione mancata per tutti» dice infatti Sallusti, convinto che la nuova norma «non risolve il mio problema». «Sono scettico che possa funzionare – spiega il direttore – visto che nella sentenza della Cassazione mi si attribuisce in toto la stesura dell’articolo: sono stato condannato in quanto ritenuto estensore del pezzo. E poi resta l’infamia dell’articolo 1» (quello che, per l’appunto, prevede il carcere per giornalisti condannati). Ma per Sallusti c’è di più: «C’è l’imbarazzo per il fatto che si possa dire che si tratta di una legge per i direttori, per me, e che però lascia tutti gli altri nella merda».
Contrario all’emendamento Berselli anche il Pd, la cui richiesta di sospensiva della legge verrà  votata stamattina dal Senato. Per Vincenzo Vita si tratta di «una bizzarria che fornisce un altro siparietto surreale a una vicenda insieme grottesca e drammatica come quella del testo sulla diffamazione». Di «testo Frankenstein» parla invece la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, mentre Vannino Chiti propone di inserire l’abolizione del carcere per i giornalisti nel ddl sulle pene alternative. Per il sindacato dei giornalisti, infine, il ddl è ormai una legge «deviata e indifendibile».


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