Straniero, istruito, con famiglia a carico: l’identikit del nuovo povero

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MILANO – Non è più un Paese per stranieri: nell’Italia del 2012 gli immigrati si rivolgono ai centri di aiuto più che mandare rimesse a casa. L’undicesimo Rapporto sulle povertà  di Caritas ambrosiana infatti, evidenza che tre quarti degli utenti dei servizi per la lotta alla povertà  della diocesi milanese sono stranieri. Peruviani (13,9%), marocchini (11,7%), romeni (9,4%), ucraini (9,4%) e ecuadoriani (8,3%) i più colpiti. Tra i poveri stranieri quasi un quinto (il 23%) risiede in Italia da almeno 20 anni. E dopo anni spesi a lavorare e a integrarsi, la crisi li costringe a ricominciare da capo, come se fosse appena arrivato. Dopo più di 20 anni, il problema del lavoro resta inalterato.

Gli utenti dei 324 centri diffusi nel territorio della diocesi sono aumentati del 6% rispetto all’inizio della crisi, nel 2008. Straniero (73,5% del totale), istruito e spesso con famiglia a carico (il 45% è coniugato): ecco l’identikit del nuovo povero milanese. Quest’anno si sono presentati agli sportelli di Sai (servizio accoglienza immigrati), Sam (servizio accoglienza milanese) e Siloe (Servizi integrati lavoro, orientamento educazione) 16.751 persone, il quadruplo di quanti lo fecero dieci anni fa. C’è di più: la povertà  con il tempo è diventata cronica. Sono sempre di più quelli che si rivolgono al centro almeno due anni consecutivi: nel 2002 erano il 16% del totale, nel 2011 il 40%. L’apice della crisi si è sentito nel 2010, quando un quinto dei vecchi fruitori del servizio ha chiesto di nuovo aiuto agli sportelli Caritas.

La disoccupazione sia di lungo periodo (22,4% dei casi di povertà ) che di breve periodo (34,4% dei casi) è la prima causa di impoverimento tra i milanesi. Per il 62% il lavoro è il problema principale, anche se le domande di impiego registrano una discesa rispetto al 2007: cinque anni fa erano quasi sei domande su dieci, oggi poco più di una su due. Anche sul fronte lavoro, i più in difficoltà  sono gli stranieri: in primis i comunitari (che lo richiedono nel 74,2% dei casi), seguiti da extracomunitari regolari (67,9% dei casi) e irregolari (58,2% dei casi). Quasi la metà  degli italiani (46,7%) ogni volta che si rivolge a Caritas chiede un impiego. Ma la crisi, come conseguenza, s’è portata appresso anche un deterioramento di salari e di diritti. Così, a fare richieste sono anche lavoratori che non guadagnano a sufficienza, in cerca di nuovi impieghi, oppure dipendenti in nero. Tanto che quasi una richiesta su due riguarda un sostegno al reddito. Tra le richieste pervenute agli sportelli Caritas, il 15% riguardava un problemi abitativi. (lb)

 

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