«Della Rocca si dimetta»

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ROMA. Dimissioni immediate del questore di Roma Fulvio Della Rocca e un’inchiesta, seria e inflessibile, sui responsabili del lancio di tre lacrimogeni compiuto mercoledì scorso dal ministero di Grazia e Giustizia durante le cariche della polizia in via Arenula. Dopo avere più volte visionato il video, tutte le componenti degli studenti romani, universitari e medi, respingono la ricostruzione effettuata dal massimo responsabile dell’ordine pubblico secondo il quale i candelotti sono stati esplosi dalla strada, rimbalzati sui muri del ministero, cadendo sulle teste degli studenti che fuggivano da una carica della polizia in pieno svolgimento all’imbocco della strada. 
Il video, e una tiepida conoscenza delle leggi della fisica, escludono quella che l’ironia della rete ha ribattezzato la «balistica del lacrimogeno rimbalzante». Una nuova teoria che aspira a riscrivere le regole elementari della meccanica classica. Un dettaglio, se così lo si può definire, che però non è sfuggito agli studenti più freschi di studi. 
«Nel video appare la premeditazione dell’azione- afferma Luca Spadon, portavoce nazionale del coordinamento degli universitari Link – è incredibile che la polizia lanci lacrimogeni su un corteo dall’interno di un ministero. Se uno di quei proiettili fosse caduto in testa ad uno studente, lo avrebbe massacrato. E, a parte la manifesta assurdità  di questa azione, questo lancio non poteva servire a disperdere un corteo che stava già  subendo una carica senza motivo. è stato deciso di impedire agli studenti di riorganizzarsi A parte le responsabilità  da chiarire, occorre che il questore rassegni le dimissioni». 
La gravità  dell’accaduto non sfugge nemmeno a Tiziano di Unicommon secondo il quale questo frame di una giornata di lucida follia «conferma l’impressione che abbiamo avuto in piazza. La violenza e la brutalità  delle cariche che abbiamo subito, e soprattutto la loro durata, rivelano un piano preordinato nella gestione della manifestazione delle forze dell’ordine. L’obiettivo mi sembra uno solo: volevano spaventare il movimento e tentare di spaccarlo. è un atto politico e ci sembra naturale chiedere le dimissioni di Della Rocca».
È necessario tuttavia allargare il campo ripreso dall’obiettivo dello smart phone che ha fermato questa scena seminale. Per Giorgio di Ateneinrivolta «sicuramente il Questore di Roma è il principale responsabile della gestione della piazza, ma non bisogna dimenticare che mercoledì è accaduto una cosa ancora più grave: minorenni inermi sono stati manganellati e presi a calci in faccia. Va senz’altro fatta un’inchiesta sul dettaglio del ministero, ma guardiamo anche il campo lungo. Credo che Della Rocca dovrebbe dimettersi per il massacro fatto in piazza». 
La richiesta di dimissioni è unanime anche tra le principali componenti degli studenti medi. Camilla ha 18 anni ed è la portavoce dell’Unione degli Studenti di Roma. «è dal 2010 che gli studenti non toccano la zona rossa – sostiene – c’è il rischio della violenza che non fa occulta le idee. Prima o poi doveva accadere, è fisiologico. E, guarda caso, proprio quando il movimento decide di entrare nella zona rossa c’è stato un abuso di potere e una repressione che nessuno di noi immaginava in queste proporzioni. Il messaggio che il governo e la questura ci hanno voluto dare con il lancio dei lacrimogeni dal ministero è che i quattordicenni non devono scendere in piazza perché è pericoloso. Chiediamo le dimissioni del questore che ha gestito la piazza in maniera terrificante. Il terrore tra gli studenti è notevole».
Insieme alla richiesta di dimmissioni di Della Rocca, Matteo, dell’assemblea degli studenti medi in mobilitazione, aggiunge una «richiesta di civiltà : inserire il numero di matricola sul casco degli agenti di polizia e carabinieri impegnati nel servizio di ordine pubblico. Succede in tutta Europa, perché non in Italia? Diamoci gli strumenti per identificare le mele marce e per denunciare il comportamento di questi individui».

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CGIL FIOM E TRE CATEGORIE IN MOVIMENTO

Il sindacato non lasci gli studenti da soli

Le manifestazioni del 14 novembre, giornata di mobilitazione europea cui anche la Cgil ha aderito, richiedono una presa di posizione netta. Raccogliamo, in questo senso, l’appello lanciato dagli studenti dell’Università  La Sapienza: gli stessi che a partire dall’Onda hanno animato l’opposizione a Berlusconi, che a migliaia hanno riempito le piazze, a Roma e in tutta Italia, e che di fatto hanno visto negato il fondamentale diritto democratico alla manifestazione del dissenso. Noi rifiutiamo la violenza da sempre e condividiamo la necessità  di quei giovani e giovanissimi di portare presso i luoghi della decisione politica l’opposizione ai tagli indiscriminati all’istruzione, alla sua privatizzazione e – più in generale – alle politiche di austerità , che aggravano la crisi economica rendendo il futuro sempre più precario.
Le pratiche non violente per noi sono la condizione per consentire alle iniziative di movimento di crescere e allargare il consenso. 
La risposta invece è stata la repressione spropositata da parte delle forze dell’ordine. L’obiettivo è ancora quello di soffocare il dissenso. La criminalizzazione dell’opposizione sociale, il tentativo di ridurre le proteste di un’intera generazione precaria a un fatto di ordine pubblico, fa il gioco di chi pensa che il Paese non abbia alternativa al massacro sociale. Crediamo che da una solida alleanza con quel movimento studentesco così duramente colpito, promossa e attivata anche dalle rappresentanze dei lavoratori, sulla base dei medesimi contenuti politici di opposizione all’austerità  montiana, possa ripartire una stagione di cambiamento, che riconquisti i diritti e, con essi, la democrazia.
Il sindacato non può lasciare gli studenti da soli.
Roberto D’Andrea, Segr. Naz. Nidil – CGIL
Claudio Franchi, FLC – CGIL
Giuliana Mesina, Segr. Naz. FILCAMS – CGIL
Michele De Palma, FIOM – CGIL


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