Produttività , Camusso non ci sta
ROMA. L’accordo sulla produttività marcia verso la firma separata. Non sono bastate le correzioni apportate la scorsa notte al testo per convincere la Cgil a siglare, tanto che ieri mattina la segretaria generale Susanna Camusso ha scritto una lettera alle imprese per segnalare i «punti ancora critici» contenuti nel documento. «Ci parrebbe grave che una nuova rottura si producesse mentre ci apprestiamo ad affrontare un 2013 ancora più pesante nei suoi effetti sul lavoro e sulle imprese, di quanto già visto nei 4 anni di crisi alle nostre spalle», dice Camusso.
La segretaria continua affermando che «il confronto è nato male, non tiene conto delle relazioni sindacali e di svolgimento della stagione contrattuale, proposto dal governo che continua per contro a non attivare politiche per la crescita». Cinque i nodi ancora da sciogliere per la Cgil: democrazia e rappresentanza; tutela del potere d’acquisto; strutturalità delle risorse; demansionamento; controllo a distanza, oltre alla «preoccupazione» per l’imminente legge delaga sulla partecipazione.
Sulla democrazia e la rappresentanza, si legge, la Cgil chiede in sostanza un «avanzamento dell’accordo del 28 giugno», senza rinvii sui criteri per la certificazione degli iscritti nonché di quelli relativi al voto dei rappresentanti in forma proprozionale delle Rsu. La questione, prosegue la lettera, «permetterebbe la riparazione di un vulnus all’accordo stesso» determnianto dall’esclusione della Fiom da tavolo delle trattative con Federmeccanica per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. A questo proposito, Camusso chiede «la convocazione della Fiom ai prossimi incontri programmati» con Federmeccanica.
Le risorse che il governo farà affluire sulla produttività , aggiunge ancora la lettera, dovranno essere «strutturali» anche se di questo tema, denuncia ancora la Cgil, «non si trova nella discussione parlamentare in atto». Infine, Camusso esprime «grande preoccupazione» sulle condizioni «peggiorative» e di «riduzione di diritti» che il testo dell’accordo, così come delienato dalle imprese, potrebbe produrre su demansionamento e controllo a distanza.
A convincere la segretaria sull’opportunità di non firmare è stato il direttivo Cgil che si è svolto ieri e l’altroieri, dove gran parte della confederazione ha espresso la propria contrarietà , soprattutto sul tema della tenuta dei contratti nazionali, della garanzia dei minimi e dei rischi di demansionamento che l’accordo contiene per i lavoratori. Il segretario della Fiom Maurizio Landini che «al direttivo è emerso che le condizioni per firmare l’accordo non ci sono» e che a suo parere il testo non sarebbe altro che «l’estensione del modello Fiat e di un secco ridimensionamento del contratto nazionale di lavoro».
A Camusso ha replicato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Non è vero che la trattativa sulla produttività era partita male, era partita bene. Tanto è vero che c’era un accordo di massima di tutti, poi qualcuno ha cambiato idea: comunque l’intesa verrà sottoposta al governo immediatamente».
Sarcastici i commenti di Cisl e Uil: la Cisl si è detta «pronta a firmare», aggiungendo che «la Cgil configura la volontà di autoescludersi». Per Luigi Angeletti, leader della Uil, «tutto può accadere fuorché la Fiom si segga, ora, al tavolo senza aver prima riconosciuto la legittimità di quel contratto. Al ridicolo non c’è mai fine».
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