Asili comunali, più di 3 mila euro la spesa annua per un figlio

Loading

In media il costo nel paese raggiunge i 302 euro al mese che, considerando 10 mesi di utilizzo del servizio, portano la spesa annua a famiglia a piu’ di 3 mila euro. Nel particolare, appunto, a Lecco la spesa per la retta mensile, di 547 euro, e’ 7 volte piu’ cara rispetto a Catanzaro (70 euro), il triplo rispetto a Roma (146 euro) e piu’ che doppia rispetto a Milano (232 euro). Marcate differenze anche all’interno di una stessa regione: in Veneto, la retta piu’ cara, in vigore a Belluno (525 euro mese per il tempo pieno) supera di 316 euro la piu’ economica registrata a Venezia.

Analogamente nel Lazio la retta che si paga a Viterbo (396 euro) supera di 250 euro la piu’ economica registrata a Roma. E le differenze ci sono anche tra le realta’ che hanno il tempo ridotto: al Sud, in Sicilia tra la retta di Caltanissetta (220 euro) e quella di Agrigento la differenza e’ di 130 euro. L’analisi, svolta dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva ha considerato una famiglia tipo di tre persone  (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200 euro e relativo Isee di 19.900 euro. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (anni scolastici 2010/11 e 2011/12) delle Amministrazioni comunali interessate all’indagine  (tutti i capoluoghi di provincia). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.

TARIFFE IN CRESCITA. Nel 2011/12, ben 39 citta’ hanno ritoccato all’insu’ le rette di frequenza, e 6 capoluoghi registrano incrementi a due cifre: Bologna (+29,7%), Vibo Valentia (+29%), Perugia (+21,8%), Genova (+15,2%), Livorno (+13,9%), Sassari (+10%). In positivo, il dato nazionale della spesa media mensile e’ rimasto invariato rispetto all’anno passato.

LISTE DI ATTESA. Dall’analisi di dati in possesso al ministero degli Interni e relativi al 2010, emerge che il numero degli asili nido comunali ammonta a 3.623 (+6% rispetto al 2009) con una disponibilita’ di 141.618 posti (+3% rispetto al 2009). In media il 23,5% dei richiedenti rimane in lista d’attesa. Il poco edificante record va alla Calabria con il 39% di bimbi in lista di attesa, seguita da Campania (37%) e Sicilia (+36%).

IL COMMENTO DI ANTONIO GAUDIOSO, SEGRETARIO GENERALE DI CITTADINANZATTIVA: “Dall’indagine effettuata e’ evidente che ancora oggi manca nel nostro Paese un sistema di servizi per l’infanzia equamente diffuso ed accessibile su tutto il territorio e adeguate agevolazioni fiscali a sostegno dei nuclei familiari con bambini piccoli. Le misure a favore di tali servizi rappresentano un investimento intergenerazionale che produce effetti nel lungo periodo e quindi di scarso ‘appeal’ per una classe politica poco lungimirante e concentrata sul consenso immediato. D’altro canto la riduzione delle risorse a disposizione degli enti locali e la rigidita’ del patto di stabilita’ non aiutano a far ripartire gli investimenti in tal senso anzi contribuiscono a tagliare sempre di piu’ le risorse destinate alla spesa sociale. Di questo passo difficilmente riusciremo a colmare il gap nei confronti dell’Europa e centrare la copertura del servizio del 33% gia’ prevista per il 2010”.

LE 10 CITTà€ PIà™ CARE E QUELLE MENO CARE: Calabria la regione piu’ economica (114 euro), Lombardia e Valle d’Aosta le piu’ costose con oltre 400 euro di spesa media. Nella top ten delle 10 citta’ piu’ care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano, rispetto al 2010/11, Lecco, Belluno, Sondrio, Bergamo, Mantova, Cuneo, Lucca, Pisa e Udine. Nella graduatoria delle 10 citta’ meno care, 2 prevalgono le realta’ del Centro-Sud. In assoluto, la citta’ piu’ economica risulta Catanzaro, seguita da Vibo Valentia, Cagliari e Roma.

COPERTURA DEL SERVIZIO: La differenza tra il Nord e il Sud del Paese non si limita solo ai costi (le 10 citta’ piu’ care sono tutte del Nord), ma riguarda anche il numero di nidi sul territorio: sempre secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Interno, aggiornati al 2010, la regione che emerge per il piu’ elevato numero di nidi e’ la Lombardia con 794 strutture pubbliche e poco piu’ di 28.500 posti disponibili, seguita da Emilia Romagna (611 nidi e oltre 25.500 posti) e Toscana (437 nidi e oltre 15.000 posti), ultima il Molise con soli sei asili per 300 posti disponibili. A livello nazionale, a piu’ di trent’anni dalla legge 1044/1971 che istitui’ gli asili nido comunali, se ne contano 3.623 (a fronte dei 3.800 asili pubblici previsti gia’ per il 1976), un numero insufficiente benche’ in crescita rispetto ai 3.184 registrati nel 2007. Il servizio di asilo nido pubblico e’ presente solo nel 18% dei comuni italiani; nel loro insieme il 60% e’ concentrato nelle regioni settentrionali, il 27% al Centro e solo il restante 13% al Sud.

ITALIA VS EUROPA: Facendo un confronto tra i posti disponibili e la potenziale utenza (numero di bambini in eta’ 0-3 anni) in media in Italia la copertura del servizio e’ del 6,5% (percentuale che sale all’13,3% se consideriamo solo i capoluoghi di provincia) con un massimo del 15,2% in Emilia Romagna ed un minimo dell’1% scarso in Calabria e Campania. Questo dato conferma non solo quanto l’Italia sia lontana dall’obiettivo comunitario che fissa al 33% la copertura del servizio, ma anche dal resto dei Paesi europei: Danimarca, Svezia e Islanda si contraddistinguono per il piu’ alto tasso di diffusione dei servizi per la prima infanzia (con una copertura del 50% dei bambini di eta’ inferiore ai tre anni), seguiti da Finlandia, Paesi Bassi, Francia, Slovenia, Belgio, Regno Unito e Portogallo (con valori tra il 50% e il 25%). Percentuali comprese tra 25 e 10% si registrano, oltre che nel nostro Paese, in Lituania, Spagna, Irlanda, Austria, Ungheria e Germania. (DIRE)

 

© Copyright Redattore Sociale


Related Articles

Benessere delle madri: nel mondo l’Italia perde 4 posizioni e va al 21° posto

Loading

Le donne in parlamento sono il 20%: meglio di noi l’Afganistan (28%), il Burundi (36%) e il Mozambico (39%). Il ministro Carfagna: “Uno sprone a proseguire l’impegno per il sostegno alla maternità  e all’occupazione femminile”

Discriminazioni sui media: il 2013 anno nero

Loading

I dati dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Sono 354 i casi, pari al 26,2% di tutte le segnalazioni. Seguono quelli nella vita pubblica (286 casi), e sul lavoro (217), dove si viene discriminati per l’età, per l’appartenenza etnica, per la disabilità

Il business che non va mai in crisi: boom del commercio di armi nel mondo

Loading

Dati Sipri. + 5,5% negli ultimi cinque anni. Primi esportatori sono gli Usa, poi vengono Russia e Francia. E tra chi importa l’India lascia la prima posizione ai sauditi

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment