Petraeus, spunta un’altra donna La ragazza che fa paura alla Cia

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UN ROMANZO di debolezze, passioni, ambizioni, riposi dei guerrieri, seduzioni, semplice umanità  che eternamente ritorna in ogni tempo e luogo. Trattandosi di un «american hero», idolo dei falchi bushisti, detestato dai colleghi, nuovo Cesare che guidò la effimera riscossa americana in Afghanistan e poi «The Company», la Cia, naturalmente le teorie complottiste abbondano.
Nella Washington un po’ illanguidita in una transizione senza scosse fra Barack Part One e Barack «The Sequel», la notizia di uno scandalo fra le lenzuola, o sulle ruvide brande degli accampamenti, eccita non soltanto i pruriti del pubblico rimasti insoddisfatti dai fedelissimi e puritanissimi Bush W e Obama. Spalanca l’armadio dei sospetti e dell’eterno duello fra l’Fbi e la Cia.
Quella lotta fra spionaggio e controspionaggio che portò, quaranta anni or sono, Nixon alle dimissioni.
Al centro, come sempre nella letteratura di genere, naturalmente c’è la «lei», la oggi quarantenne studiosa e ricercatrice di scienze politiche con lauree, master e futuro dottorato, passata anche attraverso l’Accademia Militare di West Point. Una donna che sembra, in omaggio alla modernità , assai più cacciatrice che preda. Come, ironia crudele, anche la moglie del generale, Holly, ex ufficiale della US Army. Ma se la rivelazione è stata fulminea e dunque sospetta, appena 48 ore dopo la vittoria di Obama, il filo tra il generale e la sua musa si sta tessendo da sei anni, da quando lei, già  moglie di un radiologo di successo nella Carolina del Nord, signora di una bella casa fra le magnolie molto «Via col Vento» a Charlotte, incinta del primo figlio, incrociò per caso David a un seminario nella «Kennedy School of Government » di Harvard dove lei seguiva un Master. Si scambiarono i biglietti da visita e lei si buttò a proporre di scrivere una dissertazione per il futuro Ph. D., il dottorato, sul problema della leader-
ship militare nel nuovo mondo delle guerre non tradizionali. Guarda caso, era il perfetto identikit del generale.
Più che il colpo di fulmine, fu probabilmente la freccia della vanità  a trafiggere insieme il soldato e il maschio invecchiato. Paula ottenne il consenso di David. Diede al marito un secondo figlio a stretto giro di tempo. Arruolò suocera, madre, amiche, parenti a Charlotte, per occuparsi dei bambino. Si procurò un contratto preventivo con la Penguin Books e s’involò per l’Afghanistan, dove si sarebbe «embedded ».
Era il 2006. E da allora, gli album di Internet cominciano a riempirsi di foto dei due assieme. David e Paula nell’ufficio del generale fra bandiere e gagliardetti.
David e Paula nella tenda di comando al campo. David e Paula nell’Helmand, nel corso di uno scontro armato con i ribelli jihadisti. David e Paula seduti fianco a fianco sull’aereo di servizio del Generale. David e Paula alla mensa. L’alibi della biografia era perfetto e galeotto. Uscirà  all’inizio del 2012 con il titolo di «All In».
Che ci fosse qualche cosa dietro lo zelo di una studiosa con improvvisa vocazione di scrittrice (la Penguin le associò uno scrittore di professione) qualcuno cominciò a sospettarlo. Non Holly, la fedele moglie di David, impiegata dall’amministrazione Obama nell’agenzia per la difesa dei consumatori, e abituata alle lunghe assenze del militar soldato, suo coniuge da 1975. Fu un anonimo che dovette saper leggere bene le «risonanze magnetiche» emesse dalle notizie. Scrisse alla rubrica di consigli personali del New York Times Magazine per illustrare il dilemma disperato di un marito che sospettava la moglie di avere una relazione con una «altissima personalità  alla quale era affidata la missione di risollevare il prestigio e l’onore degli Stati Uniti di fronte al mondo ». Tra corna e patriottismo, nell’anonimo dovette vincere il patriottismo perché poi si tacque.
Che questo anonimo fosse il dottor Broadwell, è quello che furgoni di reti televisive e reporter vorrebbero sapere, accampati attorno alla villa della famiglia, o di quel che ne resta, dei Broadwell, dove le porte sono chiuse, nessuno è ancora uscito o entrato e le luci sono rimaste spente per tutta la notte. Ma mentre gli show televisivi e i media di gossip ansimano di libido per scoprire i dettagli dell’ennesima versione di Lancillotto e Ginevra, di Abelardo
ed Eloisa, di Paolo e Francesca, o degli altri generalissimi americani come Douglas MacArthur con la sua Isabel Rosario detta «Fossette», attrice filippina, o come Dwight «Ike» Eisenhower con Kay Summersby, la sua autista d’ordinanza, qualcun altro sorveglia senza intenzioni pettegole la bella, e muscolosa (è una decatleta dilettante) Paula.
È l’Fbi. Fu in normali operazioni di controllo sulle comunicazioni dei pezzi da 90 del governo che gli investigatori federali, i G-Men devoti al controspionaggio, notarono — per caso dicono ora — che un computer della rivale e odiata Cia, era stato «compromesso ». Che qualcuno, o qualcuna, razzolava nella memoria virtuale e nei dischi rigidi di Petraeus e questa persona era la biografa venuta dal lontano West — è cresciuta in South Dakota, — ora a rischio di carcere, se l’Fbi ha ragione. Una possibile versione high tech di un altro grande classico, quello della gatta, del lardo e dello zampino.
Qui, nell’intreccio di sesso, amori e royalties letterarie, si attorcigliano le troppe verità  possibili sul perché proprio ora, mentre si sta muovendo la macchina delle inchieste sul massacro di Bengasi dell’11 settembre scorso, l’Fbi abbia deciso di farsi sfuggire l’amore tra l’Olandese Volante e la Fanciulla del West. Certamente, la carriera di Petraeus è finita. Il generale che voleva fare insieme la guerra e l’amore ha scoperto che le due cose non si mescolano.


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