I consigli di Berlino che irritano Hollande

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Eppure il settimanale Die Zeit e l’agenzia Reuters, basandosi su fonti diverse e concordanti, hanno scritto che Berlino avrebbe chiesto informalmente un parere ai «saggi» economisti tedeschi su come aiutare Parigi nel fare riforme strutturali per ritrovare la crescita. Hollande, sempre più a disagio con Merkel, si è rifiutato di commentare. La Francia è il primo partner della Germania (che nel 2011 ha venduto nell’Esagono beni per oltre 101 miliardi di euro, pari al 10% del totale delle esportazioni), e la sua economia stagnante rischia di trascinare nella crisi anche i tedeschi. La Germania è preoccupata: il rapporto con Hollande stenta a decollare e alla relazione privilegiata franco-tedesca si è affiancato una sorta di asse dell’Europa del Sud. «Il problema principale non è più la Grecia, la Spagna o l’Italia, ma la Francia, perché non ha preso alcuna iniziativa per rilanciare la competitività », dice Lars Feld, uno dei «saggi» tedeschi. Parigi giura che rispetterà  il traguardo del deficit al 3% del Pil nel 2013, ma la Commissione prevede che non riuscirà  a scendere sotto al 3,5%; il Fondo monetario chiede esplicitamente una indispensabile riforma del mercato del lavoro, ma quando il premier Ayrault ha evocato una possibile ridiscussione del totem delle 35 ore settimanali è stato immediatamente sconfessato e riportato all’ordine; intanto, da due giorni il sindaco della banlieue povera di Servan ha piantato la sua tenda davanti all’Assemblea nazionale di Parigi: fa lo sciopero della fame, il suo comune non riesce a pagare i debiti. «Siete il Paese della zona euro che lavora di meno — dice severo il cripto-consulente tedesco Feld —, e ogni anno è sempre peggio. Che cosa vi aspettavate?».


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