Albertini e Ambrosoli sono in campo

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MILANO — Idem sentire. A pochi minuti di distanza l’uno dall’altro Umberto Ambrosoli e Gabriele Albertini hanno annunciato la loro discesa in campo per la candidatura alle Regionali della Lombardia. Stesse parole, stessi concetti, ma due campi contrapposti. Ambrosoli si candida per il centrosinistra. Albertini per il centrodestra. Ma gli «asterischi» che rimandano al fondo pagina sono una fotocopia. Albertini: candidatura fuori dal Pdl, niente primarie e lista civica. Ambrosoli: candidatura fuori dalla coalizione del centrosinistra, niente primarie e «patto civico» allargato ai moderati. Si saranno sentiti? Viste le parole di reciproca stima, l’ipotesi non è peregrina.
Precipita tutto nel giro di poche ore. I temporeggiamenti, le attese, le strategie. I due contendenti anticipano i partiti, si liberano della zavorra degli schieramenti politici (anche se ne avranno bisogno), prendono in mano il pallino e rilanciano la soluzione civica. Partiamo da Ambrosoli, che aveva rimandato la sua decisione alla fine del weekend. Peccato che nel frattempo la coalizione di centrosinistra avesse indetto le primarie. E, nonostante le esortazioni del sindaco di Milano Giuliano Pisapia ai vari candidati («Se arriva un nome condiviso, fate un esame di coscienza»), a ieri già  tre candidature erano state ufficializzate (Alessandra Kustermann, Roberto Biscardini e Fabio Pizzul). Con il rischio di ritrovarsi con due candidati: quello uscito dalle primarie e Umberto Ambrosoli. Situazione insostenibile. Come smontare il meccanismo delle primarie? Anticipando i tempi: «Dichiaro ora la mia disponibilità  â€” scrive in una nota Ambrosoli —. Disponibilità  ad assumere un’iniziativa politica. A verificare le condizioni di aggregazione di rappresentanze sociali e forze politiche in un nuovo patto civico. A presentare linee di programma che consentano ai più di convergere unitariamente». La parola magica è «nuovo patto civico». La possibilità  di allargare l’attuale coalizione anche alle forze moderate. Non è un caso che ieri Pier Ferdinando Casini abbia detto pubblicamente che Ambrosoli è «un candidato coi fiocchi». E questo abbia solleticato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani che oggi sarà  a Milano per le primarie nazionali. La «trappola» delle primarie è superabile perché Ambrosoli è in grado di mettere insieme forze che vanno al di là  dell’attuale alleanza lombarda (Pd, Sel, Idv) e lunedì è previsto un incontro delle segreterie che per cause di «forza maggiore» abortiranno le consultazioni previste per il 15 dicembre.
Situazione speculare nel centrodestra. Albertini, ex sindaco di Milano, rompe gli indugi e parte in contropiede sul Pdl. «Accetto la candidatura che mi viene proposta. Non è una candidatura che nasce all’interno del Pdl, ho ancora la tessera ma non frequento il partito». Non solo non frequenta il partito, ma è pronto a sfidarlo sulla questione delle primarie lombarde: «Non sono nella condizione di farle. Non perché sia contro, ma perché nel caso che ci riguarda la candidatura nasce dal collegamento con movimenti legati al territorio come quello di Giannino e Montezemolo. Il tentativo in Lombardia è quello di unire il Ppe per offrire alla Regione un governo credibile fatto di persone credibili. Se io fossi il candidato del Pdl non potrei tenere insieme le altre componenti ispirate al cosiddetto centro». E anche qui si potrebbe prospettare una doppia candidatura. Quella di Albertini e quella del leader della Lega, Roberto Maroni: «Non temo nessuno, ci candideremo».


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