Dai referendum nasce l’altra America

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 NEW YORK — Il Washington Post sottolinea come, nel day after, l’America si scopre, forse a sorpresa, molto più liberal di quanto non pensava di essere, mentre il New York Times parla di «cambio epocale in materia di costume e politiche sociali».
Se ieri era la rielezione di Barack Obama a dominare le prime pagine, dai social network alla Rete è il risultato dei referendum a scaldare di più gli animi, con Twitter letteralmente impazzito dopo la legalizzazione della marijuana e del matrimonio gay in alcuni Stati.
Dall’abolizione della pena di morte all’uso obbligatorio dei preservativi nei film porno, dalle etichette obbligatorie per i cibi Ogm alla decisione di Portorico, che chiede di diventare il 51° Stato dell’Unione, erano 176 i referendum tenuti in 38 Stati americani nell’election day. Si tratta del numero più alto dal 2006, quando ne furono presentati 204.
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Per la prima volta il via libera dal voto popolare
Maryland e Maine entrano nella storia come i primi Stati Usa ad aver inserito il matrimonio gay nella loro legislazione tramite referendum popolare. In altri sei Stati (Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, New York, Vermont), più il Distretto di Columbia, che le consentono, le nozze tra persone dello stesso sesso erano infatti state introdotte dai tribunali o dagli organi legislativi locali. In Maryland, il 52% degli elettori si è espresso a favore delle nozze gay, in Maine il 53%. Bisognerà  invece attendere il weekend per scoprire l’esito dell’analogo referendum tenutosi nello Stato di Washington, dove la votazione per posta rende lo spoglio più lungo ma, con il 61% delle sezioni scrutinate, i sì sono in vantaggio con il 52%. In Minnesota, infine, il 51% degli elettori ha respinto un emendamento costituzionale che avrebbe sancito di limitare l’istituto del matrimonio a persone di sesso opposto. «È un giorno storico», commenta Chad Griffin, presidente della Human Rights Campaign che ha raccolto milioni di dollari per sponsorizzare la crociata. «Da oggi tante famiglie omosessuali d’America diventano improvvisamente più stabili e protette», gli fa eco Matt McTighe, manager della campagna lanciata da alcuni cittadini del Maine, «Mainers United for Marriage».

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Dalla California un altro schiaffo agli abolizionisti
È fallito invece il tentativo di abolire la pena di morte in California dove, da quando il patibolo è stato reintrodotto nel 1978, sono state eseguite «soltanto» 13 sentenze. Il 53 per cento degli elettori ha bocciato il referendum che avrebbe imposto come pena massima l’ergastolo senza possibilità  di libertà  condizionata. L’abolizione della pena capitale — nei sondaggi le esecuzioni sono invise alla maggior parte dei cittadini americani — avrebbe avuto valore retroattivo anche per i 726 detenuti in attesa nel braccio della morte, il più «affollato» degli Stati Uniti, davanti alla Florida (dove i condannati a morte in attesa dell’esecuzione sono 407). Gli abolizionisti, tra cui autorevoli politici e forze dell’ordine, avevano insistito sui costi proibitivi della pena capitale, che dal 1978 ad oggi è costata allo Stato oltre 4 miliardi di dollari, ben più dell’ergastolo. Dal 2006 la California non ha più effettuato esecuzioni, dopo che un giudice federale ha imposto allo Stato di migliorare le procedure e l’addestramento del personale per la somministrazione dell’iniezione letale ai condannati.

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Sei piantine a testa Lecito (in privato) fumare spinelli
Colorado e Washington diventano i primi due Stati americani a legalizzare la marijuana. Nei due Stati sarà  consentito a tutti i cittadini over-21 di acquistare fino a 28 grammi di cannabis nei punti vendita autorizzati e di far crescere fino a sei piantine nella propria abitazione.
Resta invece proibito fumare spinelli in pubblico. Una vittoria senza precedenti per il movimento antiproibizionista che avrà  probabilmente anche l’effetto di far scendere il prezzo dell’«erba» per i consumatori. Si tratta di un’aperta sfida alla legislazione federale, che considera la marijuana una droga illegale. Il dipartimento di Giustizia Usa ha subito reagito al voto spiegando che l’applicazione delle leggi federali «resta invariata». Chiamati a esprimersi sullo stesso tema, gli elettori dell’Oregon hanno detto no alla vendita libera della cannabis.
Altri due Stati hanno votato sull’uso della marijuana ma solo a scopo terapeutico: il Massachusetts, dove è stato approvato, e l’Arkansas, che ha invece respinto la proposta. Salgono così a 19, incluso il District of Columbia della capitale Washington, gli Stati che ammettono l’uso terapeutico della marijuana, la cui approvazione, in un quesito separato, è stata invece bocciata dal Montana.


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