L’ira di Cancellieri e la lotta interna sul dopo Manganelli

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Perché si è trovata spiazzata quando ha letto quell’esposto anonimo sugli appalti gestiti dall’Ufficio Logistico rispetto ai quali nessuno le aveva mai evidenziato difficoltà  o anomalie. E perché sa bene che tutto questo fa da sfondo a una guerra interna per la successione del capo della polizia Antonio Manganelli avviata molti mesi fa, quando il prefetto è stato un paio di mesi all’estero per effettuare alcune cure, e non è terminata adesso che è tornato in piena operatività . Il ministro ha preteso l’apertura di un’indagine interna, ma pure su questo non sembra aver finora ottenuto quanto aveva sollecitato. La sua raccomandazione era di fare in fretta, cercando di ottenere risultati da sottoporre all’esame della magistratura proprio per mostrare la volontà  di fare immediata chiarezza. E invece le verifiche amministrative procedono a rilento, l’esito tarda ad arrivare. In queste ore ci sono state nuove sollecitazioni. È teso il clima al Viminale e questo fa si che tornino a circolare le voci di un’imminente rivoluzione in numerosi uffici. Già  nei prossimi giorni potrebbero essere sostituiti alcuni funzionari di alto livello, dando così il via a un giro di nomine che potrebbe coinvolgere anche alcuni prefetti. Quanto basta perché si ricominci a parlare di possibili successori di Manganelli. E nella «rosa» vengano inseriti prefetti come Giuseppe Procaccini, Giuseppe Pecoraro e Alessandro Pansa, ma anche investigatori di grande esperienza come Franco Gabrielli o Nicola Cavaliere. «In questa fase storica così delicata per il Paese, è quanto mai inopportuno che venga ipotizzato un cambio al vertice del dipartimento della Pubblica Sicurezza», commentano i segretari generali del sindacato Siap e dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Giuseppe Tiani ed Enzo Letizia.


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IL CAVALIERE SCOMUNICATO

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 «Mortifica soprattutto dovere prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro, ma intrinsecamente tristi e vacui». «Non è la prima volta che ci occorre annotarlo; chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della serietà ; della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda». «I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale». «C’è da purificare l’aria perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate».

L’Italia dei furbetti, un Paese che non cresce

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  La corruzione in Italia dilaga – Foto: tomshw.it

La recente notizia dei 125 studenti di Harvard che rischiano una sospensione di un anno per aver “copiato” un esame finale da svolgere a casa ha fatto il giro di tutti i giornali italiani. “Un tradimento della fiducia sulla quale si basa il prestigio intellettuale di Harvard” ha tuonato il rettore del celebre ateneo di Cambridge, Drew Faust. Se in Italia la punizione forse non sarebbe stata così pesante, è soprattutto l’idea stessa di esami da svolgere a casa che strapperebbe più di un sorriso a tutti noi: “se hai un esame da fare a casa e non copi sei scemo” sarebbe probabilmente il nostro primo pensiero. Le università  poi, travolte da scandali tra favoritismi, esami comprati e rettori-baroni, hanno poco da spartire con parole quali “fiducia” e “prestigio intellettuale”.

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