Il passaggio del testimone

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Il partito di Di Pietro è stato la prima forma organizzata della protesta anti Palazzo, il primo a crescere con il racconto della «casta». Poi il Movimento 5 stelle ha cominciato a occupare il terreno che l’Idv aveva preparato. Sei mesi fa, intorno alle amministrative di primavera, c’è stato il primo e unico scontro pubblico tra Di Pietro e Grillo. L’ex pm ha provato ha mettere in riga l’ex comico ricordandogli le primogeniture. Ma era già  Grillo il più forte.
Le elezioni siciliane – con i 5 stelle vincitori morali e Idv sotto la soglia di sbarramento – hanno messo il sigillo sulla vittoria. Adesso la relazione tra i due campioni del messaggio semplice è su basi diverse. E Grillo può permettersi di candidare Di Pietro alla pensione.
Adesso è lui il superbo che si fa comprensivo, perdonando i molti errori di Tonino e così ricordandoli uno a uno. Del resto nel momento del bisogno si vedono gli amici. E i contendenti. Di Pietro è in grande difficoltà , tanto da dare il suo partito per «finito» dopo l’inchiesta di Report. Una volta raccontata in televisione, la natura privatistica dell’Idv non può più essere ignorata da chi ha dato fiducia a quel partito evitando di soffermarsi sulle già  documentatissime magagne. Che sono poi quelle inevitabili nei partiti personali. E nei movimenti, perché Beppe Grillo non naviga in acque molto diverse.
I lati oscuri, naturalmente, non riguardano i militanti. Eppure non sarebbe male se anche loro riuscissero a porsi per tempo qualche domanda. Coltivassero un po’ il dubbio. Avrebbero potuto già  farlo se il codice di condotta nelle rispettive «ditte» lo avesse permesso. Invece nell’Idv le perplessità  sulle mosse di Di Pietro sono state nascoste e giustificate dalle scandalose prove dei parlamentari alla Scilipoti. E in casa Grillo la regola è anche più dura. Non serve il dissenso, basta la sola esistenza in video per essere messi all’indice.
«Lo sento ogni giorno». Quando la dialettica politica è ridotta a dialogo privato tra personalità  assolute si può solo contemplarne l’esito. L’impressione è che dentro la crisi dell’Idv non ci sia più Di Pietro che sceglie Grillo, ma Grillo che decide di recuperare Di Pietro. E i suoi elettori. Per i 5 stelle educati al solipsismo la mossa di Grillo è comunque una grande novità . Di primo acchito non tutti hanno capito, ma non sarà  un problema digerire Di Pietro. Non per la parte del movimento più realista che non disdegna le alleanze, tantomeno per chi ha delegato a Grillo tutte le ragioni. Per gli altri, per la sinistra, sarà  bene evitare abbagli: non potrà  certo essere l’isola governata dall’ex comico l’approdo finale di chi è fuori dal centrosinistra. Perché le leadership personali non prevedono condivisione.
Anzi, si può già  prevedere la prossima puntata della saga. Grillo infatti un compagno di avventura ce l’ha e anche assai ambizioso. Per il momento è nell’ombra. Ma prima o poi Gianroberto Casaleggio verrà  fuori.


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