L’OCCUPAZIONE DEL POTERE

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ORA l’ex comico — insieme al suo mentore Gianroberto Casaleggio — sta compiendo un vero e proprio salto di qualità  nella comunicazione, negli obiettivi e nella qualità  della sua azione. Non si limita più a denunciare e a colpire la “vecchia politica”. Non si tratta più solo di organizzare un movimento di protesta capace fino ad ora di cavalcare i sentimenti più viscerali dell’antipolitica. Adesso i suoi obiettivi sono esplicitamente “istituzionali”. O meglio gli incarichi istituzionali. Indicare il leader dell’Italia dei Valori come il prossimo capo dello Stato equivale a trasformare le 5Stelle in qualcosa di diverso. In un Movimento che già  pensa a come prendere il potere e a come occuparlo. Un percorso politico, appunto, che viene fatto a tappe.
E una di queste è la sostanziale Opa che i grillini stanno approntando nei confronti dell’Idv. Un’offerta ostile per molti dei militanti e dirigenti dipietristi, ma del tutto amichevole per Di Pietro stesso. Una fusione tra il Movimento e il partito che descrive l’ulteriore segno della trasformazione di Beppe Grillo in qualcosa di diverso rispetto a quanto abbiamo visto in questi anni, dal Vaffa-day in poi. La contaminazione del Movimento con una struttura già  presente alla Camera e al Senato, che ha avuto esperienze di governo e ora conta su sindaci disseminati sull’intero territorio nazionale, costituisce la prova di una modifica genetica dei grillini. Quindi, lanciare la corsa dell’ex pm verso il Quirinale — soprassedendo a tutti gli «errori commessi » — corrisponde alla implicita candidatura di Grillo alla presidenza del Consiglio. È una mossa da leader politico. Forse la prima, in senso tecnico. Lui stesso, del resto, si è definito «capo politico» in un recente videomessagio. E anche in quel caso colpiva la novità  della formula comunicativa: un modello “istituzionale” mai usato in precedenza. Testo scritto su un foglio, occhiali per leggere, posa tradizionale davanti ad una scrivania e sullo sfondo una libreria. Linguaggio “politichese” e un appello a cambiare registro: «Aiutateci». Uno schema che ricorda quello berlusconiano del 1994. Non solo. La definizione di «capo politico» ricalca quella che l’attuale legge elettorale — il Porcellum — da del candidato premier: i partiti «dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica». Nasce così un vero e proprio ticket elettorale: Grillo-Di Pietro. Una sorta di “Cartello degli alternativi”.
Una evoluzione di cui è bene che tutti prendano atto capendone i rischi e le derive. Si sta infatti materializzando un progetto che aizzando i più biechi istinti giacobinisti, sfrutta le debolezze di un Paese che vive una delle più pesanti crisi economiche della sua storia. Non è in discussione semplicemente un programma o la linea di un partito. Non sono in gioco le scelte di politica economica o sociale. L’aspetto che più allarma è quella somma di sfascio e antipolitica intrinseca al grillismo. L’idea di poter affrontare la recessione o la necessità  di riammodernare l’Italia attraverso slogan e parole d’ordine sostanzialmente irrealizzabili. Pensare di non pagare il debito pubblico o di uscire dall’euro equivale ad ingannare i cittadini o architettare la distruzione del Paese.
Senza contare che il tutto è circondato da una certa opacità . Da meccanismi democratici a dir poco approssimativi e da un centro decisionale che solo a parole trasferisce ogni scelta alla “rete”. Anzi, sembra sempre più gestito e eterodiretto da soggetti che non rispondono a nessuno. Basti pensare a quel accade proprio su internet. Il dibattito sul blog dell’ex comico si svolge a colpi di diktat. Il confronto — come la possibilità  dei militanti di andare in televisione — si svolge solo quando gradito. Altrimenti viene cancellato. Ed è quanto accaduto con la candidatura di Di Pietro e il rapporto con l’Idv: sul web se ne parla da una decina di giorni. Con una discussione condizionata dalla potenza di fuoco di cui gode Grillo. Che può contare su una decina di “influencer”, soggetti in grado di influenzare le opinioni dei blogger. Gli esperti spiegano che al fianco del Movimento 5Stelle ci sono una decina di persone con il cosiddetto “Indice Klout” superiore a 75: ossia capaci di condizionare oltre 100 mila utenti internet. Dieci “influencer” vuol dire pilotare un milione di persone e determinare di fatto il clima della rete. A favore o a sfavore.
Tutti aspetti, appunto, di cui ognuno deve prendere atto. Nella consapevolezza che la “svolta politica” di Grillo può colpire in primo luogo lo schieramento progressista. Ma soprattutto far scavalcare definitivamente al Paese il crinale che ci separa dall’antipolitica e dal marasma.


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