Obama promosso dai repubblicani «Ottimo lavoro»

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Stanza stretta e lunga, telefoni speciali, schermi per le videoconferenze. Qui si seguono le crisi. Non appena tornato da Orlando — dove avrebbe dovuto incontrare i suoi sostenitori — il presidente si è seduto al lungo tavolo sul quale si accumulavano rapporti sull’uragano. E l’ufficio stampa ha provveduto a diffondere le foto di rito, notizie sui contatti avuti, il plauso «ai soccorritori eroi». Obama ha ribadito il suo impegno a «garantire gli aiuti necessari» e lo ha dimostrato firmando la dichiarazione di stato di calamità . Il lavoro tattico nell’emergenza spetta ai singoli governatori ma la Casa Bianca li deve sostenere con interventi federali. Un’azione immediata che gli ha guadagnato il ringraziamento di un avversario politico, il governatore del New Jersey, Chris Christie. Il presidente — ha detto alla stampa — è stato «eccezionale», «fantastico». Parole che devono essere andate di traverso a qualcuno ma che sono apparse sincere. «Non mi metto certo a fare calcoli politici in questo momento», è la sintesi del messaggio di Christie.
Attestato di fiducia che ha dato ancora maggior peso al ruolo del presidente. Obama ha annullato tre giorni di campagna lasciando il compito alla coppia rodata Biden-Clinton, a Internet e alla valanga di spot. Ora deve occuparsi del disastro, Situation Room al mattino e visita alla Croce Rossa nel pomeriggio con l’avviso da meteorologo in capo: «Resta la minaccia di alluvioni. Ma non temete, siamo con voi». Oggi lo ripeterà  in New Jersey, il Ground Zero della tempesta. Obama non ha scelta, gli tocca. Ma è anche un’opportunità  per convincere gli americani che nei momenti chiave possono contare su di lui. Senza, però, dare l’idea di speculare sui disastri. Di fatto è campagna anche questa. E gli osservatori ipotizzano che «Sandy» possa essere la «sorpresa d’Ottobre», la variabile che rimescola le carte nella sfida elettorale. Altri sono più cauti: intanto vediamo cosa fa. Timori espressi anche da alcuni analisti democratici.
Sull’altro versante, quello del rivale Romney, sono rassegnati ad aspettare. Per questo il candidato repubblicano prosegue, dopo una pausa, nella sua maratona elettorale. Una puntata in Ohio si è trasformata in un momento di solidarietà  con «chi soffre» e in una raccolta di aiuti per gli alluvionati. Oggi Romney dovrebbe essere in Florida e Virginia a caccia di indecisi. La stampa, mai tenera con lui, non ha perso l’occasione per ricordare come si sia rifiutato di rispondere in questi mesi su cosa intenda fare sulla Fema, la protezione civile. I democratici lo hanno accusato di volerla chiudere in ossequio al taglio delle agenzie statali. I compiti, in quest’ottica, dovrebbero passare ai privati. Polemiche alimentate dagli attivisti mentre i protagonisti si sono ben guardati dallo speculare. Meglio capire se Sandy perturberà  le elezioni.
Il direttore della Fema, Craig Fugate, ha alluso alla possibilità  che un prolungato black out unito alla situazione in alcune regioni possa impedire il voto del 6 novembre. La Casa Bianca, consultata sul punto, non ha voluto commentare. Per ora sono tutti al lavoro sperando che questo timore resti solo uno scenario.
Guido Olimpio


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