Strade di sabbia e conchiglie New York riemerge dall’acqua

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NEW YORK — Shore Front, il vialone del lungomare di Rockaway, è diventato un tappeto di fango, sabbia, conchiglie, pezzi d’asfalto. Tutto punteggiato, qua e là , da un lampione abbattuto o da un semaforo giallo che ha ceduto di schianto. È qui, nel quartiere di Queens, in questa lingua di terra davanti all’oceano, che «Sandy» ha colpito più duro. Mezza Manhattan è senza luce e senza telefoni, con le stazioni e i tunnel del metrò pieni di acqua e fango, ma in superficie, dopo l’inondazione durata poche ore, le cose stanno apparentemente tornando alla normalità . Non qui nel Queens dove l’uragano ha totalmente sommerso per qualche ora tutta la penisola. Poi si è ritirato, lasciando un paesaggio spettrale: ovunque case e negozi sventrati, non una sola tettoia che abbia resistito al vento. Cataste di auto ovunque. La passerella di legno delle passeggiate sull’Atlantico non esiste più: sradicata e buttata contro le case o tra le macchine.
Ma i danni non sono solo sul lungomare: percorri le strade dell’interno e ti ritrovi ogni tanto davanti una barca arrivata fin qui alla deriva o un cabinato di 12 metri piegato su un fianco che occupa tutta la carreggiata. Più avanti, a Breezy Point, i pompieri sono ancora al lavoro per spegnere gli ultimi focolai del colossale incendio che si è sprigionato nella notte. L’oceano non si è limitato a invadere le case: ha anche prodotto corto circuiti elettrici che hanno mandato in fiamme novanta abitazioni. Case di legno delle quali non è rimasto nulla. Altre, fatte in parte di mattoni, ancora resistono agli idranti dei vigili del fuoco. Ce ne sono voluti 190 per domare gli incendi. «Fiamme per ore e ore — racconta Sheldon, uno di loro —. E pare che non ci siano morti, un miracolo. Solo uno dei nostri ferito, ma non è grave. I miei compagni sono riusciti a salvare 25 persone che erano rimaste intrappolate in una di queste case. L’hanno aperta dal tetto, come una scatola di sardine».
La «tempesta del secolo», in effetti, ha fatto danni enormi — le prime stime vanno dai 20 ai 45 miliardi di dollari — ma le vittime sono relativamente poche se si considera l’intensità  dell’uragano e soprattutto la sua estensione: un fronte di oltre ottocento chilometri. L’altra sera, mentre le acque dell’Atlantico venivano spinte da Sandy nella baia di New York e allagavano mezza Manhattan, Boston, centinaia di chilometri più a nord, era spazzata da venti gelidi a 110 chilometri orari, mentre sul West Virginia, molto più a sud, si abbatteva una tempesta di neve mai vista così violenta, almeno nel mese di ottobre.
Fino ad ora sono stati contati 50 morti in sette Stati. Il sindaco Michael Bloomberg ha detto che quelli nell’area di New York sono diciotto. Ma in qualche caso si è trattato di vittime di incidenti stradali dovuti al maltempo estremo, mentre tre persone sono state uccise da alberi caduti sulle loro auto.
Da Queens a Manhattan, lo spettacolo cambia: la città  è in ginocchio, ma le ferite sono meno visibili. Attraversi il ponte di Brooklyn venendo da Long Island e improvvisamente i cellulari smettono di funzionare: in tutta la parte sud di Manhattan le comunicazioni sono bloccate, non c’è energia elettrica, i semafori sono spenti. Wall Street, in qualche modo oggi riaprirà , ma ieri, alle tre del pomeriggio, l’edifico dello Stock Exchange appariva ancora deserto: sacchi di sabbia ancora accatastati davanti ai portoni, anche se l’acqua era ormai defluita da più di dodici ore e, ovviamente, luci tutte spente. Un brulicare di caschi gialli, invece, più in là  nella zona di Ground Zero. Fango e polizia ovunque a protezione del sito, mentre gli operai cercavano di mettere in sicurezza le attrezzature del cantiere di WTC1, il grande grattacielo che sta sorgendo al posto delle Torri Gemelle.
Battery Park, la punta estrema di Manhattan, la prima a finire sott’acqua, è riemersa ed ha ripreso una vita quasi normale. La gente entra ed esce di nuovo dai grandi condomini di lusso, ma al pian terreno ci sono ancora le trincee di sabbia e tutti i finestroni restano coperti da tavole di compensato. Il «quasi», parlando di ritorno alla normalità , è d’obbligo anche perché questa zona, lontanissima dal centro di Midtown, sconta, oltre al black-out di luce e telefoni, l’interruzione del metrò che qui è un servizio vitale più che altrove.
Con le stazioni allagate e le sette gallerie che collegano Manhattan agli altri quartieri sotto l’East River e l’Harlem River piene d’acqua, nessuno sa quando il servizio potrà  tornare alla normalità . Si parla di 3-4 giorni per il primo, parziale, ripristino di alcune linee. Oggi dovrebbero, invece, tornare gli autobus. Ma è una situazione ancora precaria e quindi le scuole resteranno chiuse per il terzo giorno consecutivo.
Per quanti giorni la gente di questa città  febbrile accetterà  di vivere con le candele, senza telefoni e coi taxi collettivi? Joseph Lhota, il presidente della MTA, la municipalizzata che gestisce bus e Subway, mette le mani avanti: «Non era mai successo niente si simile nei 108 anni di storia della metropolitana di New York». Gli fa eco il vicepresidente della ConEdison, la società  elettrica: «Questo sarà  il black-out più grave di tutti tempi»: servizio interrotto per 634 mila utenze, sette milioni di americani senza elettricità , almeno un milione dei quali a New York. A Manhattan è esploso un trasformatore della grande centrale della Quattordicesima strada. È in basso, davanti all’East River, si sapeva della sua vulnerabilità . È stata circondata da trincee di sabbia ma non è bastato. I tecnici si erano preparati per un’emergenza che, nel peggiore degli scenari, avrebbe dovuto produrre un’onda di piena di dieci piedi, circa tre metri. E, invece, quel record è stato battuto di oltre un metro, rendendo insufficienti le protezioni che erano state create. Da domani si tornerà  a discutere di riscaldamento globale e di innalzamento del livello delle acque che rende Manhattan un’isola sempre più fragile, vulnerabile.
Ma per adesso New York pensa a reagire: con la sfilata di Halloween, stasera al Greenwich Village, che non è stata cancellata nonostante le difficoltà  (a meno di divieti dell’ultima ora per motivi di sicurezza) e con la maratona di domenica prossima. Midtown brulica di atleti arrivati da ogni parte del mondo che vorrebbero allenarsi, anche sotto la pioggia che continua a battere la città , tra i viali di Central Park, com’è tradizionale alla vigilia della competizione. Il parco, però, resta chiuso: troppi alberi abbattuti dall’uragano, troppi rami spezzati che rischiano di cadere sui passanti. Bisogna prima rimettere tutto in sicurezza, ma sono ancora troppo pochi gli operai e i giardinieri tornati al lavoro.
Massimo Gaggi


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