Il governo: reazioni nel conto Aliquote Irpef ferme, più sgravi

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ROMA — «Effervescenze, un po’ ideologiche, un po’ mediatiche, frutto anche di una campagna elettorale già  iniziata, tutte messe nel conto». La sintesi della reazione del governo è racchiusa in queste parole. A Palazzo Chigi, come al Tesoro, non sono preoccupati dall’agitazione del Parlamento sulla legge di Stabilità . Mancano 8 giorni alla presentazione degli emendamenti, 15 all’arrivo nell’Aula della Camera: tempo per ragionare e trovare soluzioni concordate con i relatori e la maggioranza, ce n’è.

Il fuoco incrociato è insomma un fuoco fatuo. Era previsto, le bocciature sono in gran parte, al momento, dei pareri. E sui veri e propri emendamenti le coperture proposte dai parlamentari non sono affatto convincenti. Fatto sta che, al di là  dei proclami, la legge di stabilità  è già  oggetto di un confronto tecnico sotterraneo tra governo, Pd, Pdl e Udc: le prime ipotesi di correzione della manovra sono già  abbozzate, e ne confermano l’impianto complessivo. Resterà  la riduzione delle tasse, come non si rinuncerà  all’aumento dell’Iva o al taglio delle detrazioni. Anche se con qualche modifica importante.
Per l’Iva, ad esempio, si sta considerando l’ipotesi di lasciare inalterata l’aliquota del 10% sui beni di prima necessità , che colpisce in particolare i ceti più deboli, e di far aumentare di un punto solo quella del 21%. La stessa manovra sull’Irpef subirebbe un ampio rimaneggiamento, ma senza mettere in discussione questo primo passo di riduzione della pressione fiscale voluto dal governo Monti. L’intervento sull’Irpef potrebbe essere sterilizzato, «senza rinunciare a dare un segnale al Paese, a chi ci guarda dall’estero e al prossimo governo», dicono al ministero dell’Economia.
Invece della riduzione delle aliquote sui primi due scaglioni di reddito, il governo starebbe considerando insieme ai partiti di maggioranza la possibilità  di un aumento significativo delle deduzioni sul lavoro dipendente, ottenendo un risultato simile. Per chi paga le tasse sino all’ultimo centesimo ci sarebbe comunque un primo beneficio fiscale di un qualche rilievo, che resta l’obiettivo primario del governo. Altra ipotesi che resta in campo è quella di trasformare lo sgravio Irpef in un nuovo taglio del cuneo fiscale, soluzione per la quale propende ad esempio il Partito democratico.
Anche la manovra sulle agevolazioni fiscali potrebbe cambiare, ma il taglio resterà . Al Tesoro non escludono di rivedere il meccanismo della franchigia e del tetto sulle detrazioni. Ad esempio, spiegano i tecnici, si sta considerando la possibilità  di sfilare dal tetto dei tremila euro la detrazione per gli interessi sui mutui, per la quale si studia addirittura un aumento rispetto ai limiti attuali (oggi il tetto, che vale solo per questa detrazione è di 4 mila euro).
Di queste ipotesi di lavoro, come su altre che saranno suggerite dai partiti, discuteranno tra lunedì e martedì con il ministro dell’Economia Vittorio Grilli i due relatori di maggioranza in Commissione Bilancio, Pierpaolo Baretta (Pd) e Renato Brunetta (PdL). «La legge di Stabilità  la stiamo smontando» dice Brunetta, «e alla fine Irpef, Iva e detrazioni non saranno quelle disegnate dal governo». Anche se resteranno. Le modifiche al provvedimento «verranno illustrate dai partiti ai propri elettori, come grandi correzioni del disegno di legge di Stabilità . Ma in sostanza l’impianto scelto resterà  quello attuale, senza grandi stravolgimenti» dicono al Tesoro.


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