«Gli israeliani per l’apartheid»

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GERUSALEMME. Gli argomenti non mancano mai quando si scrive e si discute di Israele e territori palestinesi occupati. Oggi, ad esempio, arriva a Gerusalemme il presidente del consiglio Monti per un vertice intergovernativo con il premier Netanyahu e i suoi ministri che non aveva mai visto tanta partecipazione e coinvolgimento da parte dell’Italia neppure ai tempi del governo Berlusconi, che pure della stretta alleanza e cooperazione con Israele aveva fatto la sua bandiera in politica estera. Non è meno importante, anzi, l’ennesima escalation lungo le linee tra Gaza e Israele (quattro palestinesi uccisi e tre lavoratori thailandesi feriti nel Neghev) scattata dopo la visita ufficiale nella Striscia dell’Emiro del Qatar al-Thani. E sarebbe doveroso scrivere ancora del veliero pacifista “Estelle” diretto a Gaza e fermato dai commando israeliani in acque internazionali, e dei suoi passeggeri arrestati, incarcerati ed espulsi (due norvegesi sono ancora detenuti). Oppure della dura ramanzina rivolta dal premier Netanyahu al «ministro degli esteri» dell’Ue Ashton, colpevole di aver criticato l’annuncio che un altro migliaio di case saranno costruite nella colonia israeliana di Gilo, a Gerusalemme Est, la zona araba della città  occupata nel 1967. Senza dimenticare il raid che, secondo il Sudan, aerei israeliani avrebbero effettuato ieri contro una fabbrica militare a Khartoum, uccidendo due persone.
Eppure tra queste e altre notizie giunte in queste ultime ore, la più pericolosa l’ha riferita il quotidiano di Tel Aviv Haaretz. «La maggioranza degli israeliani sostiene l’apartheid nel caso in cui Israele si annetterà  i Territori (palestinesi occupati)», ha scritto il giornalista Gideon Levi a proposito di un sondaggio d’opinione effettuato su un campione rappresentativo di 503 persone intervistate telefonicamente. I risultati non lasciano dubbi sui fermenti che agitano la società  israeliana quando si parla di palestinesi, arabi e di diritti uguali per tutti. L’altro giorno il titolo a tutta pagina di Haaretz è stato fin troppo eloquente: «La maggior parte degli israeliani sono favorevoli a un regime di apartheid in Israele».
Il 47% degli intervistati si è detto apertamente favorevole a una ipotetica espulsione verso i minuscoli territori amministrati dall’Autorità  Nazionale di almeno una parte dei palestinesi cittadini di Israele (1 milione e 600mila, noti come arabi israeliani). Alla domanda se gli arabi di Israele debba essere negato il diritto di voto, il 33% degli intervistati ha risposto positivamente. Tuttavia la percentuale di quanti vorrebbero negare il diritto di voto agli arabi sale fino al 70% fra i religiosi ebrei ortodossi. E il 59% degli intervistati pensano inoltre che sia giusto preferire ebrei nei posti pubblici di lavoro. Agli intervistati è stato chiesto: «Esiste oggi l’apartheid in Israele?». Solo il 31% ha risposto in maniera negativa, mentre il 58% ha ammesso che in forma varia esso esiste effettivamente. L’annessione ad Israele delle colonie ebraiche in Cisgiordania è ancora osteggiata dal 48 per cento degli israeliani, mentre il 38 l’approverebbe. Ai palestinesi che vivessero in territori ora occupati militarmente eventualmente annessi a Israele, non dovrebbe essere dato comunque il diritto di voto, ha affermato il 70%. Scorrendo i dati emerge inoltre che il 74% degli israeliani è favorevole a strade differenti per coloni e palestinesi in Cisgiordania. In una ipotetica classifica su chi è più razzista, dopo gli ultraortodossi vengono coloro che si definiscono “religiosi”. All’ultimo invece ci sono i “laici”, il 63% dei quali non ha problemi a vivere in uno stesso edificio con vicini arabi, il 73% di loro non è contrario alla presenza di studenti “arabi” nella classe dei propri figli e il 50% afferma che non sia giusta la discriminazione sui posti di lavoro.
Uno dei curatori del sondaggio, il Dottor Amiram Goldblum, commentando i dati, ha affermato che «bisogna agire prima che il pericolo dell’Apartheid dilaghi in un modo da cui sarà  impossibile uscirne fuori». Ma non tutti condividono le preoccupazioni sue e del giornalista Gideon Levi. Anzi, l’atteggiamento prevalente è quello che tende a minimizzare i risultati del sondaggio. Secondo Geb Fisher, un commentatore del sempre più letto giornale online TimesofIsrael, a una parte degli intervistati il concetto di apartheid «non era ben chiaro». Fisher piuttosto preferisce sottolineare il tono abitualmente critico di Gideon Levi verso le politiche israeliane nei confronti dei palestinesi. Chissà  se il presidente del consiglio Monti avrà  tempo e voglia di interessarsi a questo sondaggio mentre, questa mattina, raggiungerà  in volo verso Tel Aviv.


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