Adesso la strage è ufficiale

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TARANTO. Aumentano i tumori, mortalità  più alta dell’8% per le donne, del 14 per gli uomini Una strage silenziosa lunga decenni, che ha una lunghissima lista di colpevoli, la maggior parte dei quali ancora impuniti. Ma i dati presentati ieri a Taranto dal ministro della salute Renato Balduzzi sono una sorpresa e uno choc soltanto per chi di questo territorio non si è mai interessato o mai nulla ha conosciuto. Perché i risultati del Rapporto «Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità  pubblica», aggiornamento agli anni 2003-2009 dello Studio Sentieri sull’area Sin di Taranto, sono solo una parte della storia di questo territorio.
Dai risultati presentati ieri, è emerso un qualcosa che i tarantini sanno da anni: un chiaro stato di compromissione della salute della popolazione residente nella città . Questo quadro è coerente con quanto emerso in precedenti studi descrittivi e analitici di mortalità  e morbosità  (i primi si riferivano a dati risalenti al periodo 1981-1987), in particolare la coorte dei residenti a Taranto nella quale, anche dopo avere considerato i determinanti socio-economici, i residenti nei quartieri di Tamburi, Borgo, Paolo VI e nel comune di Statte mostrano una mortalità  e morbosità  più elevata rispetto alla popolazione di riferimento, in particolare per malattie per le quali le esposizioni ambientali presenti nel sito possono costituire specifici fattori di rischio.
La mortalità  a Taranto è più alta rispetto al resto della regione del 14% per gli uomini e dell’8 per le donne; rispetto al resto della provincia ionica si ammalano di tumore il 30% in più degli uomini e il 20% delle donne. Nelle donne l’incidenza dei tumori è più alta con dati che oscillano tra il 24 e il 100%, mentre per gli uomini, rispetto alla media regionale, le possibilità  di morire di tumore aumentano fino al 419%. Nei bambini crescono le malattie nel primo anno di vita e la mortalità . In pratica non si salva nessuno.
Per gli uomini, l’eccesso di mortalità  per tutte le cause tra il 2003 e il 2009 rispetto alla media regionale è del 14%. Per tutti i tumori è +14%, malattie circolatorie +14%, malattie respiratorie +17%, tumori polmonari +33% e +419% di mesoteliomi pleurici. Rispetto al resto della provincia, per gli uomini che vivono tra Taranto e Statte si registra un più 30% di tumori. Nel dettaglio, si registra un più 50% del tumore maligno del polmone, +100% per il mesotelioma e per i tumori maligni del rene, +30% per il tumore della vescica e per i tumori della testa e del collo, +40% per il tumore maligno del fegato, del 60% per il linfoma non Hodgkin, del 20% per il tumore maligno del colon retto e quello della prostata e del 90% per il melanoma cutaneo.
Per le donne i decessi legati ai tumori sono più 13%, per le malattie circolatorie +4%, per i tumori polmonari +30% e per il mesotelioma pleurico +211%. In particolare, rispetto ai dati della provincia nel sito di Taranto e Statte si registra un incremento totale dei tumori del 20% e nello specifico dei tumori al fegato (+75%), linfoma non Hodgkin (+43%), corpo utero superiore (+80%), polmoni (+48%), tumori allo stomaco (+100%), tumore alla mammella (+24%). Per uomini e donne l’eccesso è presente anche quando si utilizzano per il confronto i tassi del Sud e delle Isole. Anche per i bambini si registrano incrementi significativi di contrazione malattie per tutte le cause nel primo anno di vita. E si conferma un aumento della mortalità . Impietoso il dato in età  pediatrica: a Taranto, entro il primo anno di vita, muore il 20% di bambini in più rispetto al resto della Puglia. Se si considera anche la fase prenatale si toccano punte del 40%.
Il rapporto, che pubblica i dati aggiornati al 2009, accerta anche che, per tutte le cause di mortalità , per tutta la popolazione, si registra un +1% rispetto al 2008. Nel rapporto si legge anche che «lo stabilimento siderurgico Ilva, in particolare gli impianti altoforno, cokeria e agglomerazione (tutti sotto sequestro giudiziario), è il maggior emettitore nell’area per oltre il 99% del totale ed è quindi il potenziale responsabile degli effetti sanitari correlati lì al benzopirene». Stesso discorso per le polveri sottili (Pm10) «emesse dallo stabilimento siderurgico dell’Ilva, tra i principali fattori di rischio per la salute della popolazione». Più elevati anche i livelli di diossina e Pcb nel sangue degli allevatori operanti nel raggio di 20 km dal polo industriale tarantino.
Tutto questo si sapeva già  dall’8 marzo (quando l’Iss trasmise questi dati alla Procura di Taranto), ma all’Ilva il ministero dell’ambiente, con il sostegno delle istituzioni locali, ha concesso il riesame dell’Aia per continuare a produrre, malgrado il sequestro preventivo di tutta l’area a caldo ad opera della magistratura. Ora Balduzzi dice di avere «la sensazione che si debba fare qualcosa di più».


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