Prof, tasse e detrazioni Parte la contromanovra
. Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, apre la porta a una revisione anche profonda della composizione della manovra di politica economica per il 2013, ma esclude categoricamente misure che possano pregiudicare il pareggio dei conti pubblici promesso alla Ue.
Oggi stesso Grilli inaugurerà alla Camera la nuova sessione di bilancio, ma i partiti che sostengono il governo hanno già individuato i punti della legge di Stabilità da modificare, per giunta senza troppi distinguo tra di loro, fatta eccezione per una parte del Pd, che sollecita una tassa patrimoniale. Nel mirino ci sono l’aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti, il taglio delle detrazioni fiscali, l’aumento dell’Iva, la riduzione dell’Irpef, l’inasprimento fiscale per le imprese agricole, e i due relatori in commissione Bilancio, Pierpaolo Baretta per il Pd e Renato Brunetta per il Pdl, già stanno ragionando sulle possibili modifiche da apportare.
«Il combinato disposto del taglio dell’Irpef e dell’aumento dell’Iva non porta da nessuna parte. È uno specchietto per le allodole» dice Brunetta, sollecitando «ben altro per ridurre la pressione fiscale, cominciando da un maxi piano per abbattere il debito» e per niente spaventato dal monito del governo a rispettare i saldi di bilancio. «I numeri li conosciamo bene come Monti e come Grilli, se non meglio di Passera — attacca Brunetta — che “non fa”». Anche Pierpaolo Baretta, relatore per il Pd, si prepara a un confronto serrato. «Il governo metta tutte le risorse sul tavolo. Chiediamo di sapere se dalla spending review affidata a Francesco Giavazzi siano previste risorse disponibili e vogliamo parlare anche del fondo da 900 milioni di cui ha parlato Grilli» ha detto Baretta, riferendosi al nuovo maxi fondo di Palazzo Chigi, dove vengono dirottate anche le risorse del vecchio Fondo per le emergenze.
Tutte le misure della nuova legge di Stabilità si compensano tra di loro, perché la manovra di fatto non incide sull’indebitamento netto (che peggiora di 2 miliardi nel 2013, e resta invariato negli anni successivi), per cui bisognerà scegliere sapendo che spostare un tassello da una parte aprirebbe un buco dall’altra. Le cifre che ballano in relazione alle misure contestate, poi, sono tutt’altro che piccole, e compensarle con altre entrate o minori spese non sarà comunque facile. L’unico «serbatoio» a portata di mano, peraltro limitato, è quello della Tobin Tax. Il governo ha previsto di incassare un miliardo con aliquote dimezzate rispetto a quelle che dovrebbe essere il livello minimo previsto dalla direttiva Ue in discussione: il loro allineamento farebbe raddoppiare il gettito.
La manovra sulle detrazioni e le deduzioni, tra la franchigia dei 250 euro e il tetto di 3 mila euro è criticata da tutti, da destra quanto da sinistra, ma porta 2 miliardi nel primo anno e oltre un miliardo a regime. Gli sgravi dell’Irpef, di converso, costerebbero 4 miliardi nel 2013, 6,5 nel 2014 e 5,8 miliardi a regime, mentre per evitare l’aumento dell’Iva da luglio servirebbero 3,2 miliardi di euro per l’anno prossimo e 6,5 l’anno dal 2014. I punti contestati non riguardano soltanto la manovra fiscale, ma anche qui le risorse in ballo sono molto consistenti.
Per scongiurare il contestatissimo aumento dell’orario di lavoro per gli insegnanti, secondo il Pd basterebbero 183 milioni di euro nel 2013, ma la relazione tecnica della legge di Stabilità indica un risparmio reale molto più consistente, pari a 237 milioni il primo anno e ben 713 dall’anno successivo. Per compensarli ci sono diverse ipotesi in campo, dal taglio lineare agli altri fondi ministeriali, alla riduzione dei fondi per gli istituti privati, all’utilizzo nelle scuole dei software «open-source», sui quali non si pagano licenze d’uso.
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