All’Aquila fu «omicidio colposo»
L’AQUILA – Tutti condannati per omicidio colposo. Per aver minimizzato le scosse e aver rassicurato gli aquilani inducendoli a non fuggire prima di quella, devastante, del 6 aprile. «A sei anni di reclusione», «più l’interdizione immediata dai pubblici uffici» scandisce il giudice Marco Billi. E sui volti tesi dei familiari delle vittime la soddisfazione si scioglie in lacrime amare, per quella che tutti definiscono «una sentenza storica».
Dividendosi tra chi plaude: come Giampiero Giuliani, il ricercatore che annunciava l’arrivo del sisma, non venne creduto e fu denunciato per procurato allarme; o gli aquilani che in piazza ieri hanno festeggiato stringendosi nel cordoglio per quei 309 parenti e amici che non torneranno più. E chi invece grida alla sentenza choc. Come il presidente del Senato, Renato Schifani che parla di «sentenza strana, imbarazzante», o il leader udc Pier Ferdinando Casini che rincara: «Follia allo stato puro, così si sancisce l’obbligo a non sbagliare». Mentre il leader pd Pier Luigi Bersani invita a «rispettare le sentenze» e concentrarsi sulla ricostruzione. Unanime è la sorpresa. Non se l’aspettava nessuno una condanna a due anni più di quelli chiesti dal pm, per scienziati ed esperti che 5 giorni prima del terremoto si riunirono all’Aquila per valutare quelle scosse sempre più frequenti, su richiesta dell’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso. «In modo da zittire qualsiasi imbecille», «li faccio venire all’Aquila da te» «in modo che è più un’operazione mediatica», disse Bertolaso all’assessore alla protezione civile Daniela Stati in una telefonata intercettata. La sua posizione è stata stralciata. Chi si riunì quel giorno invece dovrà rispondere di ciò che la protezione civile, il sindaco Massimo Cialente, l’assessore ed altri, riferirono alla popolazione: ovvero di stare tranquilli. Nella requisitoria il pm ha analizzato le posizioni dei vertici amministrativi ma ha ritenuto di non poterli considerare responsabili «perché non avevano competenze tecniche». «Ora chiediamo giustizia anche per il dopo» ha detto Cialente.
Condannati invece il vice di Bertolaso Bernardo De Bernardinis, il direttore dell’ufficio rischio sismico Mauro Dolce, il presidente vicario della commissione Grandi rischi Franco Barberi, l’ex presidente dell’Ingv (Istituto nazionale di geologia e vulcanologia) Enzo Boschi; il direttore del centro terremoti Ingv Giulio Selvaggi, Claudio Eva, ordinario di fisica a Genova e il direttore di Eucentre Gian Michele Calvi. Previsto anche un maxirisarcimento alle vittime da quasi otto milioni di euro che secondo le difese pagherà Palazzo Chigi, essendo stati condannati in quanto componenti di quella commissione pubblica.
«Dopo due anni di calvario mi ritrovo condannato come Galileo, assieme ai miei colleghi, come scrisse il New York Times», si sfoga, «disperato, e avvilito» Enzo Boschi. «Io non ho ancora capito di cosa sono accusato. Non ho mai rassicurato nessuno. Perché avrei dovuto farlo? Per perdere credibilità ? In quella riunione che durò pochissimo io dissi che non si può prevedere e quindi non si può nemmeno escludere». Ma perché nessuno smentì quelle rassicurazioni? «Il compito della comunicazione non tocca alla comunità scientifica», chiude amaro. Il suo avvocato Marcello Melandri, come i difensori degli altri condannati, presenterà ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza.
«Mio padre è morto perché credeva nello Stato. Se non fosse stato rassicurato sarebbe scappato», disse Guido Fioravanti che ha presentato il primo esposto. «Questo è il processo in cui abbiamo creduto noi pm e il procuratore Alfredo Rossini (ora scomparso, ndr)» — ricorda il pm Fabio Picuti —. Non un processo alla scienza ma contro una colossale negligenza: non aver fatto un’adeguata analisi del rischio». Per una sottovalutazione analoga negli Usa dopo il ciclone Katrina e l’attentato alle Torri gemelle, fa notare, ci furono dimissioni eccellenti. «Si dimisero, non vennero processati» hanno obiettato le difese, che hanno tentato di respingere l’accusa contestata non singolarmente ma per tutti assieme. De Bernardinis, che ha assistito alla sentenza, al termine ha dichiarato: «Sono innocente davanti a Dio e davanti agli uomini. Quelle erano le scelte che potevo fare e suggerire al capo Dipartimento. Avrei voluto evitare questi morti. Ma se saranno accertate mie responsabilità le accetterò fino in fondo».
Virginia Piccolillo
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