Appalti truccati, nuovi guai su Alemanno Indagato Panzironi, ex ad dell’Ama

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ROMA — Sbanda e perde pezzi con grande rumore il carrozzone Ama (la municipalizzata per la raccolta dei rifiuti e l’igiene urbano) di cui Franco Panzironi è stato a lungo amministratore delegato e di cui resta di fatto il commissario politico. Il pm Paolo Ielo lo indaga per turbativa d’asta. E, per un’intera mattinata, i militari del Nucleo tributario della Finanza perquisiscono i suoi uffici alla Multiservizi spa (società  che dirige e controllata dalla municipaliz-zata), quelli dell’Ama e delle aziende (So.Ge.Si. spa, Alfredo Grassi spa; Alsco Italia srl.) che, secondo l’accusa, nel 2010, grazie a un “bando fotografia”, cucito a misura su chi era già  deciso dovesse vincere, si aggiudicarono una commessa da 16 milioni 368 mila euro per la fornitura, il noleggio e la pulizia delle divise da lavoro del personale della municipalizzata.
GARANTE DI ALEMANNO E POLVERINI
Si direbbe un altro fotogramma del disastro dell’amministrazione della cosa pubblica a Roma. L’ennesima inchiesta per malversazione (è recente l’avviso di garanzia per corruzione a Riccardo Mancini, ad di Eur Spa e tesoriere della campagna di Alemanno nel 2008) che irrompe nel cerchio magico di un sindaco politicamente moribondo, di cui ieri il Pd è tornato a chiedere le dimissioni e di cui Panzironi è stato braccio e consigliori, oltre che segretario generale della sua fondazione “Nuova Italia”. Ma il nuovo affare giudiziario che investe questo manager nero già  consegnato alla cronaca e al codice penale per la sua Parentopoli (il 6 novembre è fissata l’udienza preliminare in cui deve rispondere di abuso di ufficio continuato per 841 assunzioni in Ama e Atac tra il 2008 e il 2009) è qualcosa di più. Perché svela un altro tassello del Sistema Lazio. Che ha a che vedere con la ricchissima torta degli appalti e stringe in un unico mazzo la governatrice dimissionaria Renata Polverini, il suo sindacato, l’Ugl, e, appunto, Alemanno.
IL “MIRACOLO” DELLA SO.GE.SI.
La storia della commessa aggiudicata dall’Ama, allora guidata da Panzironi, alla umbra So.Ge.Si. e alle aziende con lei temporaneamente consorziate è infatti quella di uno di quei piccoli miracoli industriali di cui è capace la politica. A Roma, la So.Ge.Si. di Perugia, azienda di medie dimensioni, non ha mai lavorato. E quel bando “Ama” (che sarà  per altro oggetto di un lungo contenzioso al Tar e motivo di un esposto che ha portato alle perquisizioni di ieri) appare un abito sartoriale. Non fosse altro per i tempi entro cui impone di presentare le offerte e perché il tessuto chiesto per le nuove divise da lavoro dei netturbini è esattamente quello che ha a disposizione la sola So.Ge.Si. L’esito è dunque scontato. Ed è comunque un fatto che, a determinarlo, non è la convenienza dell’offerta (le concorrenti, la “Alto Adige spa” e la “Lavin spa”, presentano capitolati per 14 milioni e mezzo e 12 milioni e 800 mila euro).
IL MAXI APPALTO REGIONALE
Le fortune dell’azienda umbra non finiscono qui. Il 25 maggio del 2011, il piatto si fa ancora più ricco. La gara, questa volta, è regionale. Vale la bellezza di 109 milioni di euro e ha come oggetto la fornitura, il servizio di lavaggio e noleggio della biancheria per i letti ospedalieri e degli indumenti del personale sanitario del Policlinico Umberto I, dell’ospedale san Giovanni, dell’ospedale di Viterbo, delle asl Roma D, C, G, H, dell’ospedale di Frosinone. Il capitolato di gara appare ostico. Per le dimensioni della fornitura (200 mila capi di vestiario), per le richieste della Regione (ogni kit per medici e infermieri dovrebbe avere incorporato un microchip per il riconoscimento elettronico), per gli anticipi (nell’ordine di una decina di milioni di euro) necessari a partecipare alla gara. Ebbene, di società  se ne presenta solo una. E vince. È la So.Ge.Si. Anche se, la fornitura di capi di vestiario cambia (si riduce di vun quinto ed è senza personalizzazione) e rispetto agli 8 lotti iniziali dell’appalto, l’azienda chiede e ottiene, nell’aprile di quest’anno, di aggiudicarsene solo 5 per un valore intorno ai 50 milioni di euro. Il costo per la Regione sfonda di almeno un 40 per cento i limiti fissati dalla spending review. E inoltre esclude dalla commessa il servizio di sterilizzazione degli indumenti per la sala operatoria (servizio che continuerà  ad essere svolto da altre aziende). Soprattutto, impone di bandire una nuova gara (tuttora in corso) per i lotti rimasti non assegnati, in cui torna a concorrere la So.Ge.Si.
LA BENEDIZIONE DELL’UGL
La Finanza guarderà  ora anche in questo secondo appalto. Per capire dove finiscano i meriti di un’azienda e cominci la benevolenza della Politica. E soprattutto se quella benevolenza abbia avuto un prezzo. Certo, in questa storia, c’è una curiosa coincidenza. Il 6 aprile 2011, neppure un mese prima della gara in Regione, il segretario nazionale dell’Ugl, Giovanni Centrella, visita gli stabilimenti So.Ge.Si. E così ne dà  notizia la rivista del sindacato “
La Meta sociale”:
«Il Segretario, insieme al Presidente dell’azienda, Luciano Nardi Schultze, ed alcuni responsabili dello stabilimento ha avuto la possibilità  di constatare direttamente la professionalità  dei lavoratori e di apprezzare le misure di sicurezza adottate. Obiettivo del sindacato è quello di radicarsi all’interno dell’azienda e tutelare gli operai ». La visita ha portato fortuna.


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SOGNO D’ESTATE
Governo tecnico, di «unità » o «responsabilità  nazionale», di decantazione, transizione (al prossimo governo) ovvero «di fine legislatura con lo scopo di affrontare la crisi e cambiare la legge elettorale», che è l’ultima definizione, made in D’Alema. Ormai il Pd, l’Udc-Terzo Polo e un gruppetto Pdl, non fingono neanche più di filosofeggiare sul nome della Cosa. Perché sulla Cosa sono d’accordo tutti.

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