Dalle cliniche alle discariche la tassa del faccendiere negli affari con il Pirellone
MILANO — Ancora una delibera di Roberto Formigoni. Ancora un atto ufficiale che sembra motivato e spinto da ragioni ufficiose. Quello emerso ieri è — anche se «in piccolo» — una replica quasi perfetta dello scandalo San Raffaele e Maugeri. Dei rimborsi alle cliniche, della pioggia di denaro pubblico alle Fondazioni della sanità grazie ai faccendieri. Replica quasi perfetta, perché fulcro delle nuove indagini è una discarica d’amianto, e con l’amianto basta purtroppo la parola per far pensare al peggio, a quelle fibre più piccole di un semplice pelo e pericolose quanto e più delle sigarette.
La lettura dell’inchiesta rivela come i due esponenti della Compagnia delle opere sottoposti ieri a perquisizione siano «mediatori presso i pubblici ufficiali della Regione Lombardia». E, sempre nell’atto d’indagine, si parla di pagamenti in denaro e di «altre utilità ». Come non pensare dunque ad Antonio Simone e Piero Daccò, i «mediatori» diventati notissimi nei mesi scorsi? E alle barche, alle vacanze caraibiche, ai jet, alle cene, ai contributi elettorali che hanno reso molto più facile, lussuosa e vulnerabile la vita e la carriera di Formigoni, l’«utilizzatore » delle ricchezze maneggiate dagli amici?
Oggi la cadenza delle inchieste intorno alla Regione Lombardia ricorda quel tam-tam-tam che fu vent’anni fa tipico di Tangentopoli. Anche allora c’era chi gridava alla giustizia a orologeria, e si stupiva che le indagini osassero tanto. Ma allora come oggi c’è un’altra spiegazione: ci sono persone che collaborano. Ci sono detective e magistrati che sanno dove mettere le mani, c’è un sistema arrivato al collasso politico. Basta osservare i passaggi essenziali dell’ultimo caso.
C’è un uomo di lungo corso nel Pdl, Franco Nicoli Cristiani, ex assessore al Commercio, che arraffava mazzette in contanti. E viene preso con «le mani nella marmellata », come si disse a suo tempo per Mario Chiesa, socialista del Pio Albergo Trivulzio. Nicoli Cristiani è in buona compagnia, nella Regione che solo adesso vacilla, con l’appoggio della Lega dissolto, e con gli scandali che investono l’assessore Mimmo Zambetti e s’incrociano con la ‘ndrangheta al Nord. Va ricordato che come Nicoli Cristiani e Zambetti, nei guai giudiziari annaspa Massimo Ponzoni, ex assessore all’Ambiente, arrestato per bancarotta. E che Davide Boni, ex all’Urbanistica, è sotto inchiesta per mazzette.
Secondo quelle che per ora sono maldicenze, alcuni di questi assessori erano «intercambiabili ». Nel senso che chi aveva «aggiustato » la pratica con uno, fosse imprenditore, fosse faccendiere, era sicuro che sarebbe andata a posto anche con il successore. Una mano lava l’altra, nel «sistema ». E non occorre essere di destra o di sinistra per vederlo, questo sistema di potere legato a Formigoni e che, a prescindere dalla colpevolezza o innocenza del Presidente azzerato, riemerge uguale a se stesso, o quasi. Nicoli Cristiani aveva garantito il sì all’apertura della discarica a Cappella Cantone, nel cremonese, all’imprenditore Pierluca Locatelli. Un sì concesso sorpassando (buggerando, sopprimendo) l’opposizione della Provincia, che temeva l’inquinamento. A novembre l’arresto di entrambi. Undici mesi dopo arriva dall’ufficio del procuratore Alfredo Robledo una spiegazione.
Era stato nientemeno che Roberto Formigoni a firmare la delibera pro discarica all’amianto. L’aveva fatta interpretando da solo la legge, non aveva dato notizia sul bollettino. L’imprenditore Locatelli, dopo aver dato i soldi a Nicoli Cristiani, assessore con fama di gourmet, detto il Ghiro, uno dei primi difensori del consigliere berlusconiano Nicole Minetti dai fotografi, si era sentito sicuro. Però non era finita. Aveva dovuto — attenzione — dare soldi anche alla filiale bergamasca della Compagnia delle Opere. Aveva ristrutturato la palestra di una scuola del circuito, la Imiberg. Non bastava ancora. Gli avevano chiesto soldi. E chiesto lavori. E lui, come Mario Cal del San Raffaele, come Umberto Maugeri e Costantino Passerino, aveva dato perché i funzionari regionali si spicciassero, spinti dai loro amici ciellini di Bergamo.
La «Regione asservita» alle esigenze dei faccendieri: rieccola. E quando si munge così un imprenditore, o quando si pretendono e si ottengono percentuali del 25 per cento, come quelle incassate da Simone e Daccò, non c’è giustificazione logica. Perché cifre e comportamenti simili nel mercato degli affari leciti oggi non esistono. Solo nella malavita vige il pagamento di un «pizzo» (e la parola si trova nel verbale degli amministratori della fondazione Maugeri) così alto. Da Milano si ascolta battere il cuore del sistema, al capezzale ci sono di nuovo i magistrati.
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