Marchionne, Camusso e le alleanze incrociate

Loading

MILANO — Doveva essere giornata di incontri tranquilli e annunci rassicuranti. Si è chiusa nella polemica. Quella scontata: la Cgil, fuori da ogni tavolo Fiat, contro Torino e i suoi «alleati sindacali» Cisl e Uil. E quella magari non meno prevedibile, perché le ruggini Lingotto-Confindustria non si sono mai attenuate, anzi. Ma succede che l’attacco a freddo di Giorgio Squinzi a Sergio Marchionne («Meno annunci e più cose concrete, non dimentichiamo i 20 miliardi di cui si è persa traccia») sparga un po’ di veleno subito dopo i sarcasmi di Susanna Camusso sulla stessa materia. E che dunque, oltre a provocare una replica altrettanto velenosamente gelida di Fiat-Chrysler («Stupisce gli sia sfuggito come la situazione europea sia profondamente peggiorata»), finisca col dare il via a una girandola di interpretazioni. Forse l’affondo parallelo alle battute Cgil era casuale. Forse no. Di sicuro, il film di martedì 16 ottobre finisce — anche — così: con la plastica rappresentazione di trasversalissimi, pur se ormai non più inediti, schieramenti e spaccature industrial-sindacali. A dispetto dei moniti lanciati dallo stesso Squinzi solo sabato scorso: «Basta contrapposizioni».
Qui, ieri, si incomincia in modo banale. Roma, sede Fiat, incontro tra il leader del Lingotto e i sindacati che hanno firmato il modello contrattuale del gruppo. Della sintesi si incaricano Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti: «Sergio Marchionne ci ha confermato di non avere alcuna intenzione di chiudere stabilimenti in Italia». È quanto il manager aveva ribadito a Mario Monti appena tre settimane fa, dopo il polverone seguito a un’altra conferma torinese: lo stop definitivo, già  annunciato nell’ottobre 2011, del progetto Fabbrica Italia. Ma al successivo incontro governo-sindacati, convocato al ministero del Welfare, si era presentata solo Camusso. I segretari di Cisl e Uil avevano declinato l’invito, non senza polemica: «Ritualità  inutili, sia Marchionne a informarci direttamente». Okay, era stata la risposta, «vediamoci a metà  ottobre». Appuntamento fissato all’ultimo, e copione prevedibile. È la leader Cgil, questa volta, a non essere presente. Con la Fiom non ha firmato le intese aziendali e, dunque, come a ogni periodico incontro non è neppure invitata (lei, pungente: «Dov’è la notizia?).
Bonanni, Angeletti e Roberto Di Maulo per la Fismic sono invece puntualissimi. E sono loro, mentre Marchionne riparte senza la minima dichiarazione, a rassicurare per l’ennesima volta. La certezza, dicono, «è che non ci saranno chiusure, né ridimensionamenti, né esuberi». L’incognita è con quali strumenti il tutto possa essere realizzato: se il mercato continua a precipitare in tutta Europa e con particolare violenza in Italia, se i dati continentali (arrivati proprio ieri) danno anche per settembre un crollo dell’11% che sale al 18,5% per Fiat, se in queste condizioni gli investimenti sono congelati, qual è la via d’uscita? «Cassa» in deroga? I ventilati (ma tuttora nella nebbia) incentivi all’export? E non serve comunque il governo?
Non se ne saprà  di più, probabilmente, fino al 30 ottobre. È il giorno della trimestrale e, soprattutto, quello in cui Marchionne presenterà  obiettivi e programmi rivisti alla luce di mercati al tracollo. Lo farà  prima in consiglio, poi con i sindacati. Sono anche qui loro a parlare di «un nuovo piano» e, per dirla con Bonanni, «vedremo lì se le proposte saranno congrue rispetto alle assicurazioni». Scommette già  sul no Camusso: «Un nuovo piano? Fantasia al potere». Ed eccolo, poco dopo, l’affondo di Squinzi: «Preferirei meno annunci e più cose concrete. Non dimentichiamo i 20 miliardi annunciati per Fabbrica Italia e di cui si è persa traccia». La reazione è immediata: «Ci stupisce che a Giorgio Squinzi sia sfuggito come da aprile 2010 la situazione economica europea sia profondamente peggiorata. Forse le sue industrie non ne hanno risentito, ma tutte le altre attività  certamente sì. La polemica fine a se stessa non ci interessa. Non dovrebbe interessare neanche al presidente di Confindustria».


Related Articles

IL DEFICIT IN ORDINE? VALE UN BONUS DA 12 MILIARDI

Loading

Il Tesoro cerca la sponda Ue per far quadrare il bilancio Venerdì confronto in Consiglio dei ministri sul Pil 2013 

Patto di stabilità. Il diversivo e la cambiale ai posteri

Loading

Il nuovo accordo europeo sul Patto di stabilità insiste su un duplice obiettivo, di schiacciare sia il debito pubblico che la spesa pubblica. Viene così dimenticata la lezione della grande crisi del 2008

Ritorna il fantasma degli anni ’30

Loading

Lagarde (Fmi): «2012, o guarigione o disastro». Problemi seri per l’Italia e anche per la Spagna

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment