Anziani malati cronici, tutto il peso sulle famiglie. Lavoro e assistenza inconciliabili
ROMA – Il peso dell’assistenza di un anziano malato cronico, grava sulle spalle delle famiglie, e non solo in termini economici. A occuparsi della cura è, in più della metà (56%) dei casi, un solo nucleo familiare, che dedica mediamente all’assistenza del familiare anziano oltre 5 ore al giorno. Tale situazione, in circa il 93% dei casi, non permette ai componenti delle famiglie di conciliare l’orario lavorativo con le esigenze di assistenza, al punto che oltre la metà (53,6%) segnala licenziamenti e mancati rinnovi o interruzioni del rapporto di lavoro. Lo sottolinea il l’XI Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità “Emergenza famiglie: l’insostenibile leggerezza del Welfare”, presentato oggi a Roma dal CnAMC (Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici) di Cittadinanzattiva. Il Rapporto nasce dai dati acquisiti da 28 delle 86 associazioni nazionali, rappresentative di oltre 100mila cittadini affetti da patologie croniche. Un popolazione assai ampia: in Italia nel 2011 (dati Istat) oltre il 50% di chi ha tra i 65 e i 74 anni di età ha almeno una patologia cronica e, di questi, solo il 30% dichiara di essere in buona salute. Il 12,2% degli ultrasessantacinquenni vive uno stato di povertà relativa e il 5,4% di povertà assoluta.
Secondo l’indagine al problema di conciliare assistenza e lavoro, va aggiunta la difficoltà crescente di fronteggiare i costi legati alla cura dell’anziano malato cronico. Le famiglie, infatti,mediamente spendono in un anno circa 8.500 euro per il supporto assistenziale integrativo alla persona (badante), 3.700 euro per lo svolgimento di visite, esami o attività riabilitativa a domicilio. Quasi 14 mila euro, in media, è il costo per la retta delle strutture residenziali e/o semiresidenziali.Secondo i dati diffusi dalla Corte dei Conti, inoltre, proprio nelle Regioni dove è più critica l’offerta assistenziale, vi è anche una maggiore incidenza di ticket sanitari (diagnostica, specialistica e farmaci) e maxialiquote, con valori procapite relativi al 2011 che oscillano tra i 181 euro del Lazio e i 43 euro del Trentino Alto Adige.
“E’ inaccettabile e ai limiti della costituzionalità : lo Stato si sta tirando indietro rispetto alle responsabilità in materia di assistenza sanitaria e sociale, e il peso di tutto ciò, ormai insostenibile, è scaricato completamente sulle spalle e sulle tasche delle famiglie”, afferma Tonino Aceti, responsabile nazionale del CnAMC di Cittadinanzattiva. “Lo confermano i 6,8 miliardi di euro di tagli lineari al Fondo sanitario nazionale previsti per gli anni 2012-2015 con la spending review, ai quali vanno a sommarsi circa 8 miliardi delle ultime manovre di Tremonti, sino ad arrivare a un totale di oltre 20 miliardi di euro, senza considerare l’annuncio dell’ulteriore miliardo e 600 milioni di euro tra 2013 e 2014: nel prossimo futuro tutte le Regioni, anche le più virtuose, saranno costrette ad avviare Piani di rientro dal deficit sanitario”. Sul fronte sociale, contina Aceti, “i cittadini vivono sulla loro pelle l’azzeramento dei Fondi nazionali a carattere sociale ai quali vanno ad affiancarsi anche le pesanti restrizioni annunciate in materia di permessi L. 104/92 previste sempre dalla Legge di stabilità : praticamente la fine delle politiche sociali del nostro Paese. Oggi sono concretamente a rischio la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza e il mantenimento dei servizi e degli interventi sociali dei Comuni, con particolare riguardo a quelli del Mezzogiorno”. (vedi lanci successivi)
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