Caso Strauss-Kahn, un anno dopo Il ritorno del libertino

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PARIGI — Lo hanno attaccato pure su basi lombrosiane, per quelle palpebre troppo basse e quelle sopracciglia troppo folte, quell’andatura ingobbita da vecchio satiro. Lo hanno additato come nemico delle donne e delle loro battaglie, e le femministe francesi lo hanno usato per tornare a parlare di sopraffazione sessuale. Però, c’è un fatto: dal caso del Sofitel alla vicenda del Carlton di Lille passando per le accuse di Tristane Banon, Dominique Strauss- Kahn non è mai stato condannato. L’ultima archiviazione — per l’ipotesi di violenza sessuale di gruppo — risale all’inizio di ottobre, quando il procuratore della Repubblica di Lille ha constatato che non c’erano né denuncia, né testimone, e neanche vittima: «Ero consenziente, un gioco sessuale», ha finito per dichiarare la 26enne prostituta belga all’origine dell’indagine.
Lasciato dalla moglie Anne Sinclair, finito quel matrimonio che lo esponeva all’accusa di condurre un’ipocrita doppia vita, oggi l’ex direttore del Fondo monetario internazionale può provare a risorgere. Ha fondato la società  di consulenza «Parnasse», e dai nuovi uffici del quartiere Montparnasse punta sulle sue indiscusse qualità  di economista per «offrire idee nuove sulla crisi». Quanto agli infiniti racconti che da un anno e mezzo riferiscono di mani nei jeans delle giornaliste, avances in ascensore, incontri con le prostitute di «Dodo La Saumure» e sesso di gruppo, Dominique Strauss-Kahn rivendica oggi apertamente, quasi con orgoglio, di «essere un libertino».
«Ho pensato a lungo di poter condurre la mia vita personale come mi pareva — ha detto DSK nell’intervista a Le Point, la prima a un giornale dopo lo scandalo del Sofitel del 14 maggio 2011 — convinto che non incidesse sull’esercizio delle mie responsabilità . Compresi i comportamenti liberi tra adulti consenzienti: esistono molte serate a Parigi per questo genere di attività , sareste sorpresi di incontrare certe persone… Sono stato quanto meno ingenuo. Quel che vale forse per un dirigente d’azienda, uno sportivo o un artista, non vale per un politico. Ero troppo distante dalla società  francese su questo punto. Mi sono sbagliato». Ma le accuse della cameriera Nafissatou Diallo si allontanano nel tempo, anche l’ultima indagine a suo carico (sfruttamento della prostituzione) probabilmente sarà  presto archiviata, e allora riprendono forza quelle voci che da mesi protestano per l’improvvisa vampata perbenista post Sofitel importata dagli Stati Uniti; quella sì distante dalla società  francese.
Se DSK non ha violentato né Diallo né altri, e gli si imputano comunque «errori etici», «significa che i comportamenti sessuali devono essere ormai classificati in tre categorie — ha scritto la giurista e saggista Marcela Iacub — illeciti, leciti ed esemplari, questi ultimi richiesti a un uomo politico che aspiri alla presidenza della Repubblica. È il contrario della rivoluzione dei costumi avviata a partire degli anni Settanta».
Una rivoluzione che in Francia ha fatto molta strada, convincendo non il solo Strauss-Kahn. Il sociologo Eric Fassin, che indaga sulle nuove forme di relazioni amorose e famigliari, ricorda che tutto è da tempo frantumato, diviso: il matrimonio dalla famiglia (si fanno figli senza sposarsi), la sessualità  dalla riproduzione (contraccettivi e fecondazione assistita), il sesso dal matrimonio e l’amore dal sesso. Tutto è da reinventare, nelle società  occidentali in generale e in quella francese in particolare. E allora, perché prendersela tanto con il libertino — incensurato — Dominique Strauss-Kahn?


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