Un viaggio in Renault 5 Dalle parole ai fatti e alla macroeconomia

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Rilanciò alla grande l’artigianato tessile locale obbligando i nuovi impiegati statali assunti ad indossare esclusivamente abiti in cotone naturale di produzione nazionale, proibendo l’utilizzo e l’importazione di quello acrilico. Emancipò le donne ed i bambini burkinabè con la realizzazione di progetti di alfabetizzazione rurale e costruzione di scuole rispettose dello stile, degli usi e tradizioni del Sahel. Inorgoglì i suoi connazionali istituendo il più bel festival folklorico, musicale, artistico e cinematografico del continente. Con l’aiuto di pochi tecnici e medici cubani riuscì a portare ausilio medico, infermieristico sinanche nei villaggi più sperduti del paese e soprattutto riuscì ad incrementare la superfice arativa del paese del 40 %, di quel territorio semidesertico chiamato Sahel. Irrise senza cattiveria, ma anzi con ironia ed autoironia gli osservatori europei ai vertici dei paesi dell’Oua, l’organizzazione dei paesi africani, dove si discuteva sul debito dei paesi del terzo mondo verso quelli più ricchi. Conseguì la sua più grande vittoria proprio dove nessuno se l’aspettava: in macroeconomia… Infatti dimezzò letteralmente la povertà  del suo paese in meno di un lustro, portandolo dal 143Ëš al 78Ëš posto. Lui cristiano, richiamò le alte sfere delle religioni monoteistiche a un maggior rispetto delle religioni ancestrali burkinabè ed africane in generale. Con integerrima onestà  intellettuale, da marxista eterodosso e gramsciano convinto si distaccò dallo sterile carro dello statalismo sovietico e dei paesi dell’est. Pochi giorni prima di essere assassinato ricordò in un memorabile discorso all’Onu il suo idolo e punto di riferimento: Ernesto Che Guevara. Riuscì in quel famoso discorso addirittura ad essere profeta del suo imminente destino e del suo incombente assassinio da parte del suo migliore (si fa per dire) amico Blaise Camporè, attuale presidente del Burkina Faso. Viveva in una semplice casa di Ougadougou di tre vani ed accessori con moglie e figli. Dopo aver venduto tutte le auto blu dello stato per invece costruire due ospedali, si vide obbligato ad utilizzare una Renault 5 presidenziale, ovvero una delle sole 4 utilitarie gemelle del parco macchine nazionale. Si decurtò lo stipendio del 500% abbasandolo sino a 200 dollari mensili, imponendo col suo esempio il tetto massimo per qualsiasi salario statale. Suonava la chitarra nelle sue frequenti visite nei villaggi rurali più remoti. Riuscì anche qualche volta a rimanere senza soldi in tasca, tanto da farseli prestare dalle sue guardie del corpo. Ma più di ogni cosa Thomas Sankara riuscì a trasmettere a tutti i suoi connazionali l’entusiasmo per un cambiamento, per una rivoluzione pacifica, filantropica ed umanista. Insomma l’esperimento di Thomas Sankara e dei burkinabè divenne un “cattivo esempio” per i paesi limitrofi, tanto da riuscire a far alleare i servizi segreti statunitensi, francesi e libici al fine di assassinarlo.


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