Il Nobel per la pace all’Europa “La sua storia batterà  la crisi”

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BRUXELLES — Il premio Nobel per la Pace 2012 va all’Unione europea. La decisione del comitato norvegese ha sorpreso un po’ tutti. E’ la prima volta che il premio viene assegnato, se non ad una nazione in senso stretto, ad una organizzazione di tipo statuale. In passato erano stati premiati leader di governo e presidenti (l’ultimo è stato Obama), mai i Paesi che essi rappresentavano.
In realtà  il Nobel all’Ue è un riconoscimento alla sua storia e un incoraggiamento a superare «le gravi difficoltà  economiche e il considerevole malessere sociale che la affligge». «Il comitato Nobel norvegese desidera mettere l’accento su ciò che considera come il risultato più importante dell’Ue: la lotta vittoriosa per la pace la riconciliazione, la democrazia e i diritti umani», è scritto nella motivazione. I 5 saggi eletti dal parlamento di Oslo ripercorrono le fasi cruciali della costruzione europea: la riconciliazione franco-tedesca che dimostra come «nemici storici possano diventare partner strettamente legati »; l’allargamento a Grecia, Spagna e Portogallo, condizionato ad una pacifica transizione verso la democrazia dopo la fine delle dittature fasciste; la riunificazione con l’Europa orientale «che ha messo fine alle divisioni
tra Est ed Ovest»; infine il ruolo di pacificazione che l’Europa ha assunto nei Balcani e lo stimolo al rispetto dei diritti umani e delle regole democratiche in Turchia. Naturalmente la notizia è stata accolta con enorme soddisfazione sia dai dirigenti delle istituzioni europee sia nelle capitali dell’Unione. Ma non sono mancate proteste e dichiarazioni ironiche. Il polacco Lech Walesa e il presidente ceco Vaclav Klaus si sono detti delusi e indignati.
Gli euroscettici britannici oscillano tra un prudente silenzio e manifestazioni di oltraggiato stupore. Cameron, alle prese con le richieste di un referendum per uscire dall’Ue, non ha rilasciato commenti delegando il compito al ministero degli Esteri. La stampa anglosassone non ha risparmiato le battute ironiche: non potevano certo dare all’Ue il Nobel all’economia.
Ma anche chi sinceramente si rallegra, finora ha evitato toni troppo trionfalistici: il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, pur dicendosi felice e orgoglioso, ha ricordato «è la pace interna ad essere in pericolo, oggi, in Europa». La maggior parte dei capi di governo, comunque, nei commenti sottolineano il significato di incoraggiamento in un momento difficile che viene dal premio. Incoraggiamento che arriva peraltro da un Paese, la Norvegia, che per ben 2 volte ha bocciato con un referendum la proposta di entrare nella Ue.
Il Nobel ha comunque già  avuto un risultato paradossale: nessuno, al momento, è in grado di indicare quale sarà  la persona che a dicembre andrà  fisicamente a ritirare il riconoscimento. La vecchia battuta di Kissinger sull’Europa che «non ha un numero di telefono» da chiamare in caso di crisi è evidentemente ancora d’attualità . «Prima di pensare a questo problema, preferisco assaporare la soddisfazione di queste ore», ha commentato il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, uno dei candidati a rappresentare l’Unione. Gli altri sono il presidente della Commissione, Barroso, il presidente del Parlamento europeo, Schulz, l’alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, e il governo cipriota che esercita in questi sei mesi la presidenza semestrale dell’Unione. La questione può apparire banale. Ma non deve esserlo poi tanto, se si è deciso di rimettere la decisione al vertice dei capi di governo a Bruxelles la settimana prossima.


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