Primarie, scontro sul programma «Renzi ci copia»

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ROMA — Matteo Renzi che «fa taglia e incolla» delle idee del Pd è l’ultima accusa dei bersaniani contro il sindaco di Firenze, dipinto come un «copione» che saccheggia il programma dei democratici. L’aria delle primarie si surriscalda, l’ala sinistra attacca l’uomo del camper e lui, lo sfidante del segretario, replica dal piccolo schermo.
Intervistato da Fabio Fazio a «Che tempo che fa» Renzi schiva la polemica e illustra la proposta che ha generato il nuovo casus belli: creare entro cinque anni 450 mila nuovi posti negli asili nido pubblici, con l’obiettivo di ridurre la disoccupazione femminile. L’Italia è in coda alle classifiche europee e su questo tasto, raccontano i suoi, il primo cittadino batte da tempo. Eppure Stefano Fassina, il responsabile economico di Bersani, lo accusa di plagio: «Renzi fa taglia incolla delle proposte approvate dall’Assemblea nazionale del Pd». E poiché il leader dei «giovani turchi» e Renzi notoriamente si detestano, Fassina ci mette una punta di livore: «È vero che lui non può saperlo perché non partecipa, ma almeno qualcuno dei suoi potrebbe dare una letta ai documenti programmatici del partito… A Renzi dobbiamo chiedere i diritti d’autore!».
L’uscita di Fassina irrita i renziani e preoccupa i sostenitori di Bersani, che temono l’effetto Tafazzi: perché lasciarsi scappare uscite boomerang in un momento di vento in poppa per il segretario? «Fassina fermati, ti prego — annota su Twitter Anna Paola Concia —. Te lo dice una che sostiene Bersani». E dal camper piovono critiche. Roberto Reggi, responsabile della campagna di Renzi, ricorda a Fassina «che noi siamo del Pd» e Giuliano da Empoli, curatore del programma, ci mette il carico: «Seguendo la logica di Fassina l’idea degli asili nido, in Italia, risale a Mussolini».
Sottotraccia si avverte la tensione sulle regole e, ancor più in profondità , la battaglia per le alleanze. Bersani spera di siglare già  sabato il Manifesto per l’Italia, che suggellerà  il «patto» dei progressisti con Sel e il Psi. E i moderati? E Casini? E l’agenda Monti? La Carta d’intenti del Pd impegnava i progressisti a «promuovere un patto di legislatura con forze liberali, moderate e di centro», ma ora che le primarie hanno portato a galla le contraddizioni sulla strategia il segretario starebbe studiando una formulazione per alleggerire quel passaggio. Quello che era nato come un patto di governo rischia ora, stando a quel che filtra dal Nazareno, di essere derubricato a una più blanda intesa per le riforme economiche. Una scelta che metterebbe in allarme, oltre ai «montiani», pezzi grossi del partito come Letta, D’Alema e Veltroni. Mentre Bersani sale nei sondaggi, infatti, la coalizione con cui spera di conquistare Palazzo Chigi appare sempre più sbilanciata a sinistra. Non a caso Di Pietro lo tira per la giacca: «Caro Pier Luigi, non ti hanno detto che nel Lazio stiamo già  insieme?». Al contempo Vendola non si stanca di ripetere che «mai» potrà  stare nella stessa alleanza di Casini e il suo ennesimo altolà  mette in allarme gli ex Popolari. «Se Vendola non sottoscrive il patto si ritiri» è il monito di Beppe Fioroni. E dal centro Casini avverte che la corda si sta per rompere: «Su Monti c’è una contraddizione insormontabile, che rischia di minare tutto il percorso delle primarie».
Per le regole è la settimana cruciale. «Le primarie non vanno militarizzate», avverte Vendola. Gli sherpa si vedranno già  oggi e i nodi da sciogliere sono in sostanza tre. Il secondo turno (che Renzi vorrebbe aperto a tutti). La registrazione dei votanti in un albo, che resterà  probabilmente aperto fino al giorno del ballottaggio. E il luogo dell’iscrizione: Renzi conta di ottenere che gli elettori si mettano in fila in un banchetto attiguo al gazebo in cui si vota.
Da Fabio Fazio, a sera, il sindaco smonta le categorie tradizionali di destra e sinistra e promette che accetterà  «qualunque tipo di regola», purché lo lascino parlare di futuro. A costo di fare «la figura dell’ingenuo» mette il dito nella piaga: «Non ho capito bene né quali saranno le regole, né quali saranno le coalizioni…». E a Vendola, che vorrebbe rottamare il suo liberismo, risponde così: «Si è candidato per le sue idee o per parlar male delle mie?».


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