Il volontariariato s’impegna ma resta senza risposte

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L’Aquila – Sceso il sipario sulla sesta Conferenza nazionale del volontariato è tempo di bilanci. Il mondo associativo esce da questo appuntamento apparentemente rafforzato da richieste comuni e concrete, sviluppate all’interno di singoli gruppi di lavoro e confluite, come un fiume magmatico a cui mettere un argine comunicativo, dentro un decalogo di impegni e istanze. Il non profit, sulla carta, si riappropria e riconferma la propria identità , ma nella quotidianità  dei rapporti e dei progetti pesano due nodi da sciogliere: sussidiarietà  e rappresentanza. Nel documento torna a chiedere di non essere schiacciato sui servizi, che sia valorizzato il proprio ruolo educativo e riconosciuta la capacità  intrinseca di questo mondo ”di moltiplicare risorse”. Tirato per la giacca da un governo che continua a sottolinearne il ruolo necessario e irrinunciabile nella crisi, il non profit risponde. “Il volontario c’è, ci sarà , c’è stato, con competenza e dedizione. Ma non è la soluzione”: pensarlo e lasciarlo credere “sarebbe un inganno e un  pericolo” spiega a conclusione dei lavori Stefano Tabò, presidente del Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato.

Di fronte un interlocutore debole: nel governo in scadenza, il ministero  guidato da Elsa Fornero – per quanto riguarda le politiche sociali – sembra essere il vaso di coccio tra tanti di ferro,  e stenta, in un quadro economico oggettivamente complicato, a mantenere risorse per una programmazione che ragioni su un periodo più lungo. Lo ricorda lo stesso sottosegretario  Maria Cecilia Guerra che ne ha la delega: “Le politiche sociali nel nostro paese sono state sistematicamente smantellate”. Da un punto di vista finanziario (“in 4-5 anni i fondi nazionali per le politiche sociali sono stati azzerati, sono il 10% di quello che erano”) ma anche e soprattutto culturale. “Parlare di politiche sociali – sottolinea – significa mettere in piedi istituiti e relazioni con interventi che permettono alle persone di riappropriarsi del proprio progetto di vita, progetto che può comprendere il fatto di avere figli, accudire gli anziani, partecipare alla vita sociale, cose che al momento risultano molto difficili in mancanza di un supporto adeguato”. 

Ma sembra che lo stesso ministero in questa Conferenza ci abbia creduto poco. Anche la presenza della Fornero, all’apertura dei lavori, è stata confermata a poche ore dall’avvio. “Non abbiamo voluto la passerella dei ministri”, spiega la Guerra, a L’Aquila in questa tre giorni tra i volontari e la gente che abita una città  ancora spezzata. Eppure qualche assenza si è notata, a partire dagli enti locali, con qualche apprezzata eccezione. Assente la coordinatrice della Commissione Politiche sociali della Conferenza delle regioni, Lorena Rambaudi, che manda una lettera di saluti. Anche i media sono accusati di essere troppo impegnati altrove. Un invito concreto a guardare all’Europa, come uno dei canali di sviluppo e rafforzamento del non profit, viene dalla parlamentare europea Silvia Costa. 

Il volontariato porta a casa la notizia che da questa settimana arriveranno i soldi (174 milioni) del 5 per mille e l’invito a lavorare subito sua proposta di legge “meditata e compiuta”  per stabilizzare questo strumento che attende solo l’approvazione da parte del Parlamento delle legge delega per essere varato. Ma c’è anche la sensazione che tra qui e la fine del mandato di questo governo, ancora qualcosa si può conquistare: nulla di rivoluzionario, ma un segnale di cambiamento e controtendenza che deve trovare radice nella prossima legge finanziaria. In molti alla fine condividono le parole di Tabò: “la migliore conferenza del volontariato sarà  quella in cui i ringraziamenti fatti dalle associazioni alle istituzioni saranno superiori a quelle ricevuti”. (cch)

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