Primarie, ultima trattativa sulle regole

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ROMA — Bersani e Renzi si sono sentiti e messaggiati più volte ieri. «Pier Luigi, mollo sul doppio turno e sull’albo pubblico degli elettori. Possiamo mettere anche i nomi on line. Ma la preregistrazione no. Lo sai anche tu, è una truffa che allontana la gente dalle primarie e serve solo a organizzare le truppe cammellate dei gruppi dirigenti». «Matteo, anche tu sai che le precedenti primarie erano finte. Per questo serve un piccolo cambiamento, c’è bisogno di maggiore trasparenza». Lo scontro sulle regole dunque non è superato, ma lo scambio diretto tra i due principali sfidanti apre la strada a una mediazione, se non a una pace, per il momento solo abbozzata. Del resto ieri mattina presto si è sfiorata la rottura totale e una scissione nei fatti. Renzi infatti aveva confidato ad alcuni dei suoi la volontà  di ritirarsi: «Se sono primarie col trucco tanto vale stare a casa».
Lo strappo del sindaco sarebbe stata una bomba per il Partito democratico e per le sue chanche di vittoria alle prossime elezioni. Ma nel corso della giornata la trattativa a distanza è ripresa, i toni sono diventati più distesi e il percorso meno complicato. Complicata sarà  comunque l’assemblea di domani. «Sono molto preoccupato », dice Bersani. Non tanto per l’offensiva renziana, ma per le spinte dei suoi sostenitori. Ha ricevuto nelle ultime ore, per esempio, una telefonata del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, famoso per i modi alquanto diretti e decisi, alcuni dicono dittatoriali. «Se quello continua così, i miei all’assemblea voteranno contro la deroga che consente a Renzi di partecipare. Vediamo come finisce, poi», è stata la minaccia del bersaniano De Luca. Che vale quasi più per il segretario che per il Rottamatore. Anche Beppe Fioroni e Rosy Bindi stanno attuando un pressing costante sul leader per evitare altri “regali” a Renzi. Walter Veltroni invece ha incontrato Bersani nel pomeriggio e gli ha consigliato di ripensare alcuni paletti. «Quello che serve è la garanzia di un’ampia partecipazione e un patto serio tra i candidati sul dopo, in modo che chi vince abbia l’appoggio degli altri». Si sa che l’ex segretario teme l’esplosione finale, un Pd diviso almeno in due. «Ho trovato Bersani aperto alle correzioni, disponibile a cancellare le regole più penalizzanti per gli elettori», ha spiegato a chi lo ha sentito dopo il colloquio.
Eppure il nodo non è sciolto. Renzi lancia un appello a «Pier Luigi»: «Siamo ragionevoli, non si possono accettare norme solo perché i gruppi dirigenti hanno paura di perdere peso». Gli sherpa bersaniani però insistono: «Noi la pensiamo all’opposto di Renzi. La pre-registrazione consentirà  maggiore partecipazione e vera trasparenza». La regola della discordia è nella bozza fatta arrivare ai capi corrente del Pd. Nei 15 giorni precedenti la data del voto l’elettore dovrà  registrarsi presso una sede di partito o un luogo indicato. Solo questo passaggio dà  il diritto di votare il giorno delle primarie. La registrazione si potrà  fare anche la stessa domenica della sfida. Non ai gazebo però, in una sede diversa. È uno “slalom” che condizionerà  il numero dei partecipanti e, secondo il sindaco di Firenze, aiuterà  il voto organizzato. Renzi, se lo scontro dovesse riaccendersi, è pronto a dimostrare, con i numeri ufficiali delle primarie del 2009, casi palesi di voto pilotato. Il Pd non ci farebbe una bella figura.
Per paradosso, l’assemblea di domani, sul tema regole, si limiterà  a votare un mandato al segretario per trattare con le altre sigle del centrosinistra. Ma la tensione di questi giorni si rifletterà  sul voto (fondamentale) per derogare lo Statuto ammettendo Renzi alla corsa. In previsione di un clima non semplice, la presidente Bindi ha inviato un fax con l’invito a limitare gli ingressi ai soli delegati e invitanti. Non si deve creare l’effetto tifoserie contrapposte. L’appuntamento sarà  visibile per tutti in diretta sul canale di Youdem che trasmette sul web.


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