Reazione unanime dei media: Barack deve cambiare passo

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NEW YORK. Sono bastate dodici ore perché il Republican National Committee trasformasse il dibattito presidenziale di mercoledì sera in un efficace spot tv in cui, su una musica un po’ trascinante, tipo western, Mitt Romney assale verbalmente Obama che, dalla sua metà  dello split screen, alterna esasperate occhiate verso il basso a sorrisi di sufficienza. Non importa veramente se le accuse di Romney sono campate per aria e le sue promesse fasulle, è sullo smirk, la smorfia accondiscendente del presidente, che I repubblicani battono il tasto: anche togliendo il sonoro, alla sinstra dello schermo c’è un candidato energico, appassionato, propositivo, alla destra l’incrocio tra un accademico frustrato e un punching ball.

Non hanno aiutato la performance di Obama, a Denver, un moderatore che si è fatto immediatamente neutralizzare (Jim Lehrer, storico giornalista della Pbs) e l’uso frequente dello schermo diviso, per cui mentre parlava uno dei due candidati, si vedeva anche la reazione dell’altro. Il risultato è stato che, per metà  serata, abbiamo assistito allo spettacolo di Obama che inspiegabilmente guardava per terra, con l’aria di chi avrebbe molto di meglio da fare ed è seccato perché non può andarsene. Mentre il presidente parlava, Romney affettava invece un’espressione educatamente interessata, spesso guardava in macchina. È lui, tra i due, quello che più volte ha cercato il contatto con l’«occhio» dei telespettatori.
Era forse destino che, nel primo confronto televisivo tra i due candidati alla Casa bianca sarebbe stato lo stile e non la sostanza a fare la parte del leone. Quello che sorprende è che Obama e il suo team non ci avessero pensato, immaginando invece che Romney si sarebbe incartato da solo in un paio di quelle sue classiche dichiarazioni cult. E che Obama dovesse solo sembrare «presidenziale» per superare la prova senza danni. Per far capire quanto sia stato sbagliato quel calcolo, basti dire che, nelle reazioni che hanno seguito il dibattito, qualcuno ha persino evocato lo storico duello Tv tra Nixon e Kennedy, ovvero lo spettacolo di Nixon che perdeva la presidenza live, sudando copiosamente…
Da parte sua, Romney si è presentato preparatissimo, con un sales pitch solare e convinto, proabilmente simile a quello che, ai tempi della Bain Capital, usava per spiegare i benefici di un leverage buyout ai poveri lavoratori che stava per liquidare. E altrettanto implausibile.
Implausibile è stata anche la sua momentanea trasformazione in repubblicano moderato, che non avrebbe ridotto le tasse ai ricchi ed è a favore di una riforma sanitaria. L’insofferenza di Obama per quella fuffa era palpabile, ma non ha mai chiamato i bluff dell’avversario. Anzi, oltre a poco combattivo, è sembrato anche poco preparato – le risposte un po’ flaccide, troppo lunghe per stare nei due minuti imposti dal regolamento. Uno può anche capire che disprezzi il formato e il rituale che lo accompagna. Ma non è stata una buona idea dimostrarlo così apertamente.
Allenato dalla serie infinita dei dibattiti per la nomination repubblicana (uno più demenziale dell’altro, ma tutti record di indici d’ascolto), Romney dava quasi l’impressione di divertirsi. Agli occhi degli spettatori, Obama faceva invece la figura del guastafeste, di quello che non voleva, o non sapeva, «giocare».
Non glielo hanno perdonato, prima di tutto, Iimedia, che parlavano del dibattito da settimane, e hanno scatenato contro il presidente una valanga di recensioni piuttosto devastanti. Il Chicago Tribune ha paragonato Obama «a quei tipi che durante un meeting continuano vistosamente a controllare la loro email». «Ma Obama dov’era?» si chiedevano in coro i costernati commentatori politici di Msnbc (la rete via cavo “di sinistra”), dopo il dibattito. «Come e’ possibile che non abbia nemmeno menzionato il 47%?» si grattava la testa Ed Schulz. Secondo il Daily News, Romney è stato «più incisivo, fluido, disponibile», ed è sembrato deciso «senza però essere acido o poco rispettoso» verso il presidente uwscente. Per il Washington Post, «Obama ha scambiato la volontà  di sembrare serio e sobrio con un’apparenza deprimente e svogliata». «Invece di mettere in discussione la fiction presentata da Romney, Obama ha scelto di essere educato e professorale, sperando che un semplice elenco di dettagli potesse esorcizzare il nonsense… Il presidente ha dalla sua parte i fatti per dimostrare il vuoto dell’avversario. Ma deve anche decidere di usarli aggressivamente», diceva appena un po’ meno duro l’editoriale del New York Times.
Tra adesso e il 6 novembre sono previsti altri due confronti televisivi Obama/Romney. La settimana prossima invece è la volta di quello tra i loro vice, Joe Biden e Paul Ryan.


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