Legge elettorale, il Pdl prepara il blitz “Premio al 10% per confermare Mario”

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La via del «pareggio», della riproposizione obbligata di Mario Monti e della permanenza del Pdl in maggioranza.
Obiettivo, cancellare dal sistema attuale il premio che ha garantito maggioranze del 55 per cento e dunque ostacolare la marcia di Bersani e Casini verso Palazzo Chigi. «È la strada giusta, l’unica che dobbiamo percorrere », il mandato affidato dal Cavaliere agli sherpa che stanno conducendo le trattative. Silvio Berlusconi rientra ad Arcore dopo il compleanno trascorso dalla figlia Marina in Provenza ed è un rientro reso più amaro dai sondaggi. Il rilevamento pubblicato ieri sera dal Tg di Mentana lo da al 19,3, addirittura inferiore, vicino al 16, quello Ipr pubblicato dal Tg3. Ma anche il sondaggio settimanale consegnatogli da Alessandra Ghisleri (Euromedia Research) inchioderebbe il partito, segnato dagli scandali regionali, sotto quota 20. Come se non bastasse, gli ex An si sono dati appuntamento domani per decidere una volta per tutte se uscire davvero da quel che resta del Pdl. A Berlusconi a questo punto è chiaro che la rimonta elettorale, nonostante l’impegno personale, potrebbe rivelarsi impossibile. Così, un meccanismo elettorale «non ostile» diventa la scialuppa di salvataggio. Da condurre in porto, al Senato, magari col sostegno della Lega di Maroni. I numeri in commissione Affari costituzionali non ci sono. Ma in aula, complice il caos, tutto può succedere.
Le trattative con Pd e Udc sono al palo. Oggi la commissione di Palazzo Madama dovrà  stilare il calendario della sua ultima settimana di lavori. Poi tutta la partita si trasferirà  in aula. E se lì si areneranno le 46 proposte di riforma, sarà  il Vietnam. Ed è proprio a quel caos che i berlusconiani punteranno. Lo schema messo a punto da Verdini è stato utilizzato dai tecnici del Pd per simulare (vedi tabella in alto) cosa accadrà  in primavera se i consensi fossero simili a quelli rilevati da Ipsos il 22 settembre. Il meccanismo è quello con sbarramento al 5 e premio al 10. Il Pd si aggiudicherebbe alla Camera 237 deputati, il Pdl 127 e il terzo polo 56, ma il Movimento 5 stelle ben 101 seggi. Maggioranze molto labili, soprattutto al Senato. Ed è proprio a Palazzo Madama che i berlusconiani prevedono si possa «pareggiare» e costringere tutti a un nuovo governo di larghe intese. «Quel che è certo è che noi non faremo alcun patto che punti a escludere o a penalizzare il Pd» mette le mani avanti il capogruppo Udc, Gianpiero D’Alia. Bersani ha già  detto ai suoi che sotto quota 15 per il premio non ha senso. È la «linea del Piave» del Pd. Nello scontro, la paralisi. «Procediamo ormai al buio, la preoccupazione è tanta — avverte Carlo Vizzini, presidente della commissione — Stanno prevalendo troppi calcoli di parte. Se in aula arriveranno 46 ddl il Parlamento ridicolizzerebbe se stesso, sarebbe un disastro».


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