Alleanze e amnistia, i no di Maroni

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TORINO — «Mai e poi mai» la Lega accetterà  un’amnistia. Al contrario, il ddl corruzione va approvato «il più rapidamente possibile». E le alleanze? «Roba romana, noi ci alleiamo soltanto con il nostro popolo». Quanto alle indagini conoscitive della magistratura, è opportuno si concludano in fretta: «Se i dossier rimanessero aperti fino a dopo le elezioni, allora sì che le inchieste avrebbero un sapore politico. Ma non credo che ciò accadrà ». Così Roberto Maroni, prima di prendersela con il segretario pd Pierluigi Bersani che «sarebbe meglio rottamare».
Il numero uno leghista parla alla festa di Torino, a un passo da quel Lingotto in cui sabato ha invitato il fior fiore dell’imprenditoria del Nord. Con lui ci sono Umberto Bossi, la presidente della Provincia di Cuneo Gianna Gancia e il governatore piemontese Roberto Cota. Bersani in giornata se l’era presa con il ministro Passera: «Ieri ha annunciato che commissarierà  le Regioni non virtuose. Poteva dire a Maroni: “Vi commissario”, andava più dritto, sono loro che stanno in Lombardia». E ancora: «Non mi sono piaciuti i toni così accomodanti. La memoria di 10 anni non si cancella: se 10 anni di Berlusconi e Lega hanno fatto danni è anche per colpa di classi dirigenti accondiscendenti». Maroni, all’inizio, sembra volerci passare sopra: «Ieri era il suo compleanno…». Poi gli salta la mosca al naso: «Non ha digerito che tanti imprenditori abbiano accolto il nostro invito, pensa di avere il monopolio. Ma visto che è così spocchioso, gli dico che noi verremo in Emilia a prenderci i voti che lui aveva preso e poi tradito». Di più: «Bersani ha un po’ di ruggine addosso e infatti qualcuno lo vuole rottamare. E sarebbe anche l’ora».
Dopo i giorni compassati con gli imprenditori, Maroni vuole regalare ai militanti qualche emozione più sanguigna. E allora eccolo intervenire sulla possibile amnistia su cui spinge il governo: «Vogliono far uscire i delinquenti dalle carceri e io vi dico “mai e poi mai”. Mai la Lega lo permetterà , per farlo occorre una maggioranza qualificata. E noi siamo in grado di bloccare qualunque amnistia». Al contrario, Maroni ritiene assolutamente urgente l’approvazione del ddl anticorruzione su cui il Pdl ha tutte le riserve di questo mondo: «Il Pdl sbaglia. Noi siamo assolutamente favorevoli».
Maroni sembra intenzionato a mantenere il Carroccio nel suo orgoglioso isolamento: «Parlano di alleanze, sono robe romane. Ieri ho telefonato a Berlusconi. Ma soltanto per fargli gli auguri per il compleanno e per lamentarmi del Milan». Come dire: di politica con il Pdl non parlo.
Poi, il segretario leghista annuncia la road map dei prossimi mesi. Con una maxi manifestazione al mese per ogni regione di quella che un tempo era la Padania: «Il 7 ottobre saremo a Venezia nel giorno della battaglia di Lepanto, quella con cui l’occidente sconfisse l’Islam. Poi l’11 novembre saremo in piazza in Emilia e in gennaio in Piemonte con una manifestazione enorme». Fino a domenica 7 aprile, «quando ci ritroveremo a Pontida nell’anniversario del giuramento». Anche se, con ogni probabilità , il giorno fatidico sarà  quello delle elezioni.
E Bossi? Il fondatore plaude all’iniziativa di Maroni di «aprire la porta agli imprenditori» e scatena lo sdegno della platea nei confronti del governo Monti: «La prima cosa che ha fatto è stata buttare nel cestino il federalismo fiscale». Ma non rinuncia a parlare dei tormenti del primo semestre dell’anno. Gianna Gancia gli offre il destro parlando di «mesi non degni della nostra storia». Lui conferma e rilancia: «Roma si è mossa. Il tempo dimostrerà  che molto di quel che è stato detto non era vero. E noi, comunque, non ci siamo inginocchiati».
Marco Cremonesi


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