“Monti resta una risorsa però decidono le urne e una maggioranza politica”

Loading

ROMA — «Non possiamo vivere nell’eterna emergenza. Dobbiamo ritrovare la normalità . Altrimenti il vero rischio è dare per scontato che la politica non è in grado di offrire soluzioni». La macchina di Pier Luigi Bersani corre verso Salerno. Il segretario risponde al telefono e mette i paletti rispetto all’ipotesi del Monti bis che oggi è molto più di un miraggio, è una proposta messa sul piatto dallo stesso presidente del Consiglio. Il primo timore del segretario è che il passo del Professore conduca il Parlamento verso una nuova legge elettorale proporzionale, quella delle mani libere, quella che non esprime subito un vincitore, una maggioranza, un programma. «A chi punta alla balcanizzazione del quadro politico attraverso la riforma del Porcellum, voglio dire chiaro e tondo: non spunterà  nessun governissimo, verrà  fuori la palude invece».
Bersani da mesi prepara la corsa per Palazzo Chigi. Deve passare ancora per le primarie ma è d’Italia, della nostra crisi «serissima» che si occupa, soprattutto. Lo ha fatto anche negli ultimi due giorni incontrando i sindacati e la Confindustria. E la sfida con Renzi, quando discute con le parti sociali, sembra l’ultimo dei suoi problemi. Oggi però il problema è l’emersione di un fiume carsico piuttosto gonfio: la conferma di Monti a Palazzo Chigi. Che condizionerà  trasversalmente i partiti, e aprirà  nuovi scenari anche nel Partito democratico. «Ma una politica che si mostra impotente non aiuta l’Italia al cospetto del mondo. In tutto il pianeta il governo si decide con le elezioni, perché da noi dovrebbe essere diverso?». E se qualcuno, continua Bersani, «pensa di prenotare le elezioni rendendole praticamente inutili, magari immaginando che io debba fare una maggioranza con Berlusconi o con Grillo, mi riposo, salto un giro».
Non sono buone quindi per Bersani le notizie che arrivano da New York. Possono condizionare il suo tentativo di scalata al governo. «Alle delegazioni che incontro in questi giorni ripeto sempre: abbiamo conquistato un profilo di autorevolezza, di sobrietà  e di credibilità  grazie a Monti. Non possiamo perderlo, non torneremo indietro. Monti non tornerà  alla Bocconi e non andrà  in pensione. Non deve farlo. Servirà  ancora al Paese e va preservato. L’ho detto in tutte le salse». Però al passaggio automatico da un governo tecnico all’altro, spruzzato magari di un po’ di politica, non ci sta. «Chi l’ha detto che i partiti non possono fare le riforme? È una sciocchezza. La politica deve recuperare trasparenza, il rapporto con i cittadini. In questo senso, una nuova legge elettorale è vitale. Ma alludere alla prospettiva del bis dà  per scontato che nessuno sia in grado di offrire soluzioni politiche per questo Paese. E questo è un rischio».
Molti vedono Bersani come il primo sconfitto dopo l’“autocandidatura” di Monti. Le parole del segretario però non danno questa impressione. Nella sua testa un ruolo per il Professore c’è, eccome. «Monti è una risorsa del Paese. Ma se vuole continuare senza maggioranza politica, gli dico che non è possibile. Questo è il punto basico, tutto il resto viene dopo». Durante i colloqui con le sigle sindacali e con le imprese, Bersani osserva che «il giudizio sul profilo del governo è condiviso: la sua credibilità , la politica del rigore sono punti di non ritorno». Come lo è l’europeismo. «Nessuno vuole deragliare rispetto all’Europa, anche se l’aggancio alle linee della Ue comporta problemi». Eppure il segretario si è sentito chiedere «qualcosa di diverso da quello che fa oggi il governo». Racconta che lavoratori e imprese «si lamentano perché lo vedono impegnato sulla frontiera del rigore, e va bene. Ma in termini di percezione del reale e di ascolto resta lontano dalla vita quotidiana della gente». I rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori chiedono «politiche industriali, risposte sugli esodati, sulla Fiat, sulle crisi aziendali. Le imprese aspettano pagamenti che sono promessi ma non arrivano mai». La soluzione, dice Bersani , è «coniugare un rientro progressivo del debito e un po’ di stimolo all’economia, trovando risorse, aiutando gli investimenti, cercando accordi per la produttività  che passino anche dalla flessibilizzazione del lavoro».
Lo scenario che viene fuori parlando col mondo reale è drammatico. «Nessuno di quelli che ho visto vede un allargamento dell’orizzonte, uno spiraglio. Dopo l’estate il ripiegamento è evidente». E certo, tutti «credono che la serietà  di Monti vada preservata, ma dicono anche che c’è bisogno della politica. Ripulita, riformata, ma politica ». Dalle parti sociali, Bersani ottiene la garanzia che non si faranno incantare dalle promesse berlusconiane o dai proclami di Grillo. «È un coro unanime: stavolta non si possono raccontare favole. Lavoratori e imprenditori mi hanno detto che contesteranno chi la spara più grossa». Ma adesso la campagna elettorale presenta un elemento in più: l’ipotesi del Monti bis.


Related Articles

La sconfitta dei comunicatori

Loading

   DOPO un ventennio di berlusconismo il risultato delle primarie del Pd sembra dire che la telepolitica in Italia è morta e i social network non l’hanno ancora sostituita. «Ha vinto il candidato che ha comunicato meno», hanno scritto gli esperti, perfino gentili. In realtà  ha stravinto quello che ha comunicato peggio, con ogni strumento a disposizione, dai confronti all’americana ai talk show, da Facebook a Twitter.

Camera, governo sotto due volte

Loading

Bossi: si vota quando dico io, ho il coltello dalla parte del manico

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment