La politica sotterranea per capire il senso positivo dell’antipolitica

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Di fronte alla crisi economica e politica in Europa, come possiamo interpretare le proteste che hanno caratterizzato le piazze di Madrid, Francoforte e Atene? Quanto sono legate ai contesti nazionali e che cosa hanno in comune?
Siamo di fronte a uno di quei rari momenti in cui quella che noi abbiamo definito “politica sotterranea” – rappresentata ad esempio dagli Indignados in Spagna o dal movimento Occupy a Francoforte – raggiunge la superficie. La sfiducia verso i governi e la classe politica in generale è ampiamente condivisa in tutta Europa. Si è aperto un divario tra politica e cittadini e le dimostrazioni di piazza, le proteste e le occupazioni riscuotono sempre più appoggio in tutta la società . I movimenti della “politica sotterranea” non sono solo espressione del malcontento per la crisi economica o per le politiche di austerità  imposte dai poteri europei, ma l’espressione di un rinnovato bisogno di espressione politica che va al di là  delle normali forme di partecipazione democratica. La piazza assume un ruolo centrale nella pratica delle nuove forme democratiche, come ad Atene o Madrid. In Italia la campagna per il referendum dello scorso anno rappresenta un esempio di quelle pratiche democratiche dal basso che sono state sviluppate dalle iniziative della “politica sotterranea”. Internet rappresenta inoltre uno strumento di organizzazione comune e molti attivisti sono preoccupati per la libertà  della rete e per le norme anti-pirateria. Il rifiuto della politica tradizionale e la richiesta di democrazia è quello che hanno in comune le diverse proteste, poi i temi e i modi delle azioni sono legate ai contesti nazionali. L’idea di una “politica sotterranea” che sta emergendo mi sembra molto più efficace per capire gli sviluppi attuali della contrapposizione tra politica e “anti-politica”.
Qual è la percezione che questi movimenti hanno delle istituzioni europee?
L’Europa non ha alcun ruolo nel dibattito interno delle iniziative e organizzazioni che abbiamo analizzato. L’Unione europea è percepita come un’istituzione neoliberista che impone le sue regole dall’alto, senza alcun rapporto con i cittadini, e di cui molto spesso non si conosce il funzionamento. Anche se molti degli intervistati si sono definiti “europei”, soltanto una ristretta cerchia di critici ed esperti sembra interessata ad agire a livello europeo. Molte delle lotte condivise mantengono un orizzonte europeo, come la Tobin Tax, le politiche per la tutela dell’ambiente e la libertà  della rete, ma non c’è interesse a sfidare le istituzioni europee in quanto tali. Inoltre, come per le istituzioni democratiche nazionali, c’è sfiducia anche nella democrazia europea. Quello che interessa ai movimenti è la possibilità  di esperienze immediate di democrazia, e il livello che prevale è quello locale.
La “politica sotterranea” è una reazione temporanea o può evolversi in un nuovo modello di azione politica?
Finora hanno prevalso le reazioni immediate, ma c’è bisogno di raccogliere e incanalare queste nuove forze verso una nuova politica. Questo vale per il bisogno di una politica che restituisca ai cittadini forme di controllo sulle decisioni che si prendono a livello nazionale e sull’esigenza di ridimensionare il potere della finanza – un tema posto da Occupy a New York e alla City di Londra. E vale anche per l’Europa; nonostante la percezione negativa delle istituzioni europee, questi movimenti rappresentano l’opportunità  di costruire una vera democrazia trans-europea sottraendo energie a quei populismi che premono per l’opposto. Il primo passo in questa direzione è riconoscere il ruolo della “politica sotterranea” nel dibattito pubblico, darle lo spazio perché si possa sviluppare. Non sarà  possibile risolvere la crisi economica senza prima risolvere la crisi della democrazia; entrambe si presentano innanzi tutto con una dimensione europea. L’Europa deve diventare il nuovo spazio per re-immaginare la democrazia, e la “politica sotterranea” rappresenta un punto di partenza.
(Mary caldor è professore di Global governance alla London School of Economics ed è tra i curatori dell’annuario “Global civin society yearbook”, Palgrave. L’edizione 2012, appena pubblicata, è dedicata a “dieci anni di riflessioni critiche” sull’azione della società  civile a scala globale. Il suo prossimo libro è su “La politica sotterranea” in Europa. I materiali sono disponibili sul sito http/www.gcsknowledgebase. org/europe. Kaldor è stata negli anni ’80 tra i leader del movimento per la pace in Europa)


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