«Conferenza» con grafici e tabelle Così il vecchio piano va nel cassetto

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ROMA — Nessuna chiusura per gli stabilimenti Fiat in Italia ma anche nessun investimento. Almeno fino al 2014. Nella sala degli Arazzi di palazzo Chigi ieri la voce dell’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha risuonato a lungo, circa un’ora e mezza, interrotta solo dal clic del pulsante giallo con cui il manager ha fatto scorrere su uno schermo i fotogrammi della crisi del mercato dell’auto in Europa e in Italia. Un profluvio di schede, di dati drammatici, di ragionamenti per dire che «con questi numeri dovrei andar via, ma invece resto» per produrre macchine che saranno vendute nel Nord America dove funziona la rete di Chrysler che sarà  «messa a sistema con quella Fiat».

Poco prima, introducendo l’incontro cui hanno partecipato tra manager, ministri e collaboratori, 13 persone, il premier Mario Monti aveva ringraziato Fiat per aver accettato l’invito che «ha lo scopo di chiarire l’ultimo comunicato», quello con cui la Fiat ha rinunciato al piano Fabbrica Italia e rispetto al quale «c’è preoccupazione». L’intenzione del governo è quella di «aiutare» Fiat, ha lasciato intendere Monti con fare collaborativo, quasi a anticipare eventuali richieste.
Ma le richieste, su cui erano circolate indiscrezioni, alla fine non sono arrivate. Anzi, Marchionne ha tenuto a far capire che Fiat «non vuole niente» e che l’ultima impressione che il gruppo intende dare è quello di andare in giro a battere cassa. Il manager ha tenuto a ribadire che un comunicato dell’ottobre 2011 aveva già  chiarito la volontà  del gruppo di non usare più la dizione «Fabbrica Italia» perché «molti l’avevano interpretata come un impegno assoluto dell’azienda» anziché un’intenzione, una volontà .
Sul punto sarebbe stato interrotto dal premier e dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. «La percezione del Paese è che Fabbrica Italia sussiste, va chiarito…», avrebbe detto Monti. «Sergio, tu dici questo, ma al Paese è giunto un messaggio diverso» avrebbe insistito il ministro, l’unica, insieme con il collega dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a usare il «tu» con il manager in maglioncino.
Marchionne è stato molto chiaro: investimenti al momento non sono possibili, altrimenti si finisce come la Peugeot che ha venduto la 207 a 9.600 euro e poi ha investito un miliardo sul nuovo modello non riuscendo però a venderlo a un prezzo maggiore.
Ma come si farà  a prolungare la vita degli stabilimenti Fiat attendendo tempi migliori? Marchionne non ha fatto cenno alla richiesta di ammortizzatori sociali, un capitolo su cui Fornero era già  pronta a offrire spiegazioni. Neanche su questo punto il manager ha voluto mostrare di chiedere qualcosa, lasciando intendere di avere gli strumenti economici per farvi fronte ma senza spiegare come.
Solo su un punto l’amministratore ha chiesto una mano: «Abbiamo un problema che è il mercato europeo: possiamo lavorare insieme sull’export?». Una proposta subito accolta da Passera che nel suo intervento ha offerto la costituzione di un tavolo «già  nelle prossime settimane». Lo stesso ministro ha chiesto a Marchionne di valorizzare le competenze tecniche rafforzando il settore della ricerca.
Nessuna richiesta di intervento a livello europeo è giunta al governo e in particolare a Monti. Il manager si è limitato a osservare che «quello che servirebbe è un abbassamento dei tassi da parte della Bce e un’iniezione di liquidità  nel nostro Paese per far ripartire la domanda interna: cosa che aiuterebbe anche Fiat».
L’incontro si è svolto in un clima tranquillo, salvo uno scambio vivace tra il ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca e Marchionne a proposito delle quote di mercato europee perse della Fiat.
Esauriti gli argomenti, le parti avrebbero deciso di produrre un comunicato congiunto. Marchionne ha tirato fuori dalla sua borsa una bozza che il governo si è ritirato a esaminare nella stanza del sottosegretario Antonio Catricalà . La versione finale sarebbe il frutto di quelle correzioni. Al momento di rivedere insieme il testo per un’ultima verifica, Marchionne avrebbe chiesto una modifica sull’ultimo periodo: «La scriverei così» avrebbe detto, pronunciando la frase in inglese. «Scusate, ma proprio non mi viene in italiano…» si sarebbe schermito. A quel punto Monti lo avrebbe tratto d’impaccio offrendo una traduzione simultanea e strappando al manager un raro sorriso.


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