La Francia chiude scuole e ambasciate
PARIGI — Dopo la pubblicazione delle vignette su Maometto il dibattito sulla libertà di espressione scuote la Francia ma intanto Charlie Hebdo il suo primo obiettivo l’ha raggiunto: giornale esaurito in due ore, 75 mila copie vendute, domani nuova tiratura per superare le 200 mila in totale. «L’effetto è sempre lo stesso quando dedichiamo la copertina all’Islam radicale — dice Charb, il direttore —. Ma anche quando ce la prendiamo con il Papa, solo che se ne parla molto meno».
Il settimanale satirico vende in media 45 mila copie a numero, delle quali 11 mila in abbonamento. Ma lo scorso novembre, con la copertina «Charia Hebdo» che valse al giornale l’incendio della redazione, le vendite superarono le 200 mila copie; e nel febbraio 2006, quando Charlie Hebdo ripubblicò la serie di 12 vignette su Maometto apparse mesi prima sul giornale danese Jyllands-Posten, le copie vendute sfiorarono il mezzo milione.
L’operazione editoriale è quindi un successo garantito. Il prezzo da pagare però è alto, e non ricade solo sulla redazione del giornale, ieri protetta da un imponente schieramento di polizia e vittima di un attacco informatico che ha messo il sito fuori uso. Per precauzione, in tempi di manifestazioni violente davanti alle ambasciate di tutto il mondo per il video «Innocence of Muslims», il ministro degli Esteri Laurent Fabius ha deciso che ambasciate, centri culturali e scuole francesi di venti Paesi musulmani domani resteranno chiusi, mentre già oggi le lezioni sono state annullate nei licei di Egitto e Indonesia. I cittadini francesi residenti in Pakistan ieri hanno ricevuto questo sms: «Minacce specifiche per la comunità e gli interessi francesi in seguito alla pubblicazione di vignette da parte di Charlie Hebdo. Vigilanza rafforzata».
Il primo ministro Jean-Marc Ayrault, che aveva subito espresso «disapprovazione» nei confronti del giornale, ieri mattina ha bilanciato la sua posizione ricordando che «in Francia esiste la libertà d’espressione, regolata da alcune leggi. Se qualcuno si sente insultato e pensa che queste leggi siano state violate, non ha che da rivolgersi alla magistratura». Ed è quello che ha fatto, poche ore dopo, una misconosciuta «Associazione siriana per la libertà ». Le vignette ridicolizzano le proteste degli estremisti musulmani per il video islamofobo, e una in particolare ritrae Maometto nudo davanti al regista Jean-Luc Godard, in una parodia della celebre scena del «Disprezzo» con Michel Piccoli e Brigitte Bardot.
In passato le numerose scelte «in difesa della laicità » di Charlie Hebdo sono state accolte con sostegno o almeno comprensione; stavolta c’è più freddezza generale, perché proprio in questi giorni la tensione era già alta. Dopo la manifestazione degli estremisti islamici sabato scorso davanti all’ambasciata americana (sei agenti feriti), per il fine settimana era in programma un altro raduno islamista, vietato ieri dal governo; ieri un piccolo supermercato ebraico della periferia parigina è stato attaccato con una molotov, una persona è rimasta ferita. Si teme anche per i quattro tecnici francesi da due anni tenuti in ostaggio da «Aqmi» (Al Qaeda nel Maghreb islamico): ieri sera sono stati minacciati di morte dai terroristi, in un messaggio alle famiglie stilato prima dell’affare delle vignette.
Dalla Casa Bianca all’arcivescovo di Parigi André Vingt Trois, dall’Osservatore Romano al leader dell’opposizione francese Jean-Franà§ois Copé, più voci giudicano le vignette di Charlie Hebdo una «provocazione inopportuna». Per Richard Prasquier, presidente del Crif (Conseil représentatif des institutions juives de France), «pubblicare di questi tempi, in nome della libertà di espressione, delle caricature di Maometto è una forma di spavalderia irresponsabile».
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