Quelle quindici delibere “generose” che fanno tremare Daccò e Formigoni

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MILANO – Quindici generose delibere e due cliniche private strafinanziate dalla Regione di Formigoni. È su questo, sulla quantificazione dei favori concessi al colosso pavese della sanità , che si stanno concentrando i pm impegnati nelle indagini sullo scandalo Maugeri. Che ora studiano anche una nuova ipotesi di reato, la turbativa d’asta, per una delle due compravendite “mediate” da Piero Daccò e Antonio Simone per la fondazione: l’acquisto, l’attivazione e l’aumento dei posti letto, tra il 2004 e il 2008, della clinica di via Camaldoli, a Milano. Un complesso che l’ex assessore ciellino compra da un’immobiliare al prezzo di 3,7 milioni di euro e rivende in giornata alla fondazione a 9,2 milioni, spartendo la differenza – 5,5 milioni – con Daccò.

[I SUBACUTI]
Con l’acquisto di quella struttura parte la sperimentazione sui “subacuti”. Si tratta di posti letto destinati a malati bisognosi di lunghi ricoveri – fino a 40 giorni – e cure a «bassa intensità ». Un modo per ridurre il numero dei pazienti a lunga degenza e alleggerire così i reparti ospedalieri, ma anche un escamotage per diminuire il numero ufficiale dei posti letto presenti nella Regione (in questo modo, infatti, la Lombardia è riuscita a rispettare il Patto della Salute e ad abbassare l’indice di posti letto a 4 ogni mille abitanti, pur di fatto mantenendo invariato il numero dei letti).
[ecco DACCò]
Nella vicenda ha un ruolo chiave Daccò, «quello che – ricorda in un interrogatorio Umberto Maugeri, l’ex presidente della fondazione ora agli arresti domiciliari – attraverso i suoi giri in Regione mi diceva: “la Regione ha interesse che voi facciate letti di subacuto”. Per me era fondamentale. Perché io allora concentro le mie attività  su questo settore». La sperimentazione parte in via Camaldoli e poi si estende a un’altra struttura a Milano, in via Dardanoni, acquistata nel 2011 dalla fondazione per 16 milioni con uno “storno” a Simone e Daccò, di 5 milioni. Nello stesso anno, a marzo, quando la seconda struttura stava per decollare – cosa che non avverrà  mai per via degli arresti – la giunta regionale vota la delibera 1479: il provvedimento prevede la trasformazione di parte dei posti letto ordinari negli ospedali lombardi in posti per “subacuti”. In tutta la Lombardia ne vengono attivati 1146: dei 249 previsti per la città  di Milano, 120 sono coperti dalla Maugeri. «Per la Regione è un affare», assicura Maugeri. Lo è anche per la fondazione, che per ogni paziente ricoverato guadagna dai 150 ai 190 euro al giorno. Che sarebbero diventati 350 se l’inchiesta dei pm Greco, Orsi, Pastore, Pedio e Ruta non avesse bloccato tutto. Compresi i conti di Simone: «Noi dovevamo spostare i letti – racconta al gip Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della fondazione – Io ne ho parlato con Simone… Ci fanno vedere l’immobile, poi alla fine dico: “Va bene, bello, parliamo del prezzo”: E Zammarchi (il proprietario, ndr) dice: “Dovete parlare con Simone”. E inizia una trattativa di sette-otto mesi… . Loro erano partiti da 23 milioni e siamo arrivati a 16».
[LE DELIBERE ]
L’affare dei subacuti è l’ultima trovata nell’ingegneria legislativa concepita per foraggiare la fondazione. Un processo che parte nel 2001 quando, dopo aver detto stop alla riabilitazione complessa, nel giro di sei mesi – in modo inspiegabile per la procura se non con l’intervento di Daccò – il Pirellone ci ripensa. Tra il 2001 e il 2011 oltre 196 milioni di euro arrivano dalla Regione al colosso pavese grazie alle funzioni non tariffabili, le prestazioni specialistiche non coperte dai rimborsi ordinari. Il picco tra il 2005 e il 2007: in tre anni oltre 66 milioni di euro. Dal giugno 2001 a oggi si contano 109 mandati di pagamento a favore della fondazione: di questi, 46 sono per le funzioni non tariffabili. L’ultimo è di appena tre mesi fa, il 26 giugno: l’importo è di 4.410.000 euro.
[LA DISCREZIONALITà€
Dei 15 provvedimenti approvati dalla giunta lombarda al vaglio della procura, dieci sono relativi alle funzioni non tariffabili, per gli anni dal 2001 al 2010: si va dalla dgr del 14 giugno 2002, con la quale si assegnano alla Maugeri 10,7 milioni in funzioni speciali per l’anno precedente, all’ultimo provvedimento, votato l’8 agosto 2011. In quel caso, la cifra assegnata è stata di 20,7 milioni: il doppio di dieci anni fa. I finanziamenti sono assegnati a consuntivo. Ma «le regole della Regione – spiega Passerino – anno per anno cambiano». Gli indicatori in base a cui i fondi vengono assegnati sono 29, dalla presenza nella struttura di un reparto di emergenza-urgenza all’ampiezza dei casi clinici trattati. Per la Maugeri, la funzione più importante è la riabilitazione, nel campo cardiologico, respiratorio e neurologico, dove la fondazione è al top. Un indicatore che per i magistrati è stato scritto proprio per favorire Pavia: dal 2001 in poi la metà  dei fondi che ogni anno la Regione stanzia per la riabilitazione va alla Maugeri.
[Le maggiorazioni]
Così si costruiva la “parte variabile” dei finanziamenti alla fondazione, che per Passerino ammontava «dai 20 ai 25 fino ai 30/35 milioni di euro all’anno». Oltre alle “funzioni speciali”, spiccano due provvedimenti, confluiti in delibere anch’esse al vaglio dei pm. La prima è la 34 del 2007, nota come «legge Daccò», che finanzia le fondazioni non profit per progetti sanitari «speciali (per la Maugeri 30 milioni tra il 2008 e il 2010). Poi c’è la legge 7 del 5 febbraio 2010, confluita poi in altre delibere, che maggiora i rimborsi per gli istituti di ricerca: nel 2010 sono lievitati del 19 per cento, e nel 2011 del 18. Gli importi? Top secret: la direzione generale non li rende pubblici.


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