“Stipendi, 18 manager ancora sopra il tetto”

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ROMA — La parola d’ordine è «implementazione», in altri termini verificare se le misure – a partire dal mastodontico Salva-Italia del dicembre dello scorso anno – vengono attuate e i risparmi messi in pratica. Un lavoro che sta facendo il ministro per il Programma Piero Giarda che sta raccogliendo i risultati dei check up inviati nelle passate settimane ai ministri. Lo stesso ha fatto il ministro per la Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi alle prese con la norma, varata dal governo Monti, che impone definitivamente il limite massimo di 294 mila euro lordi (consulenze e altri incarichi inclusi) ai dirigenti delle pubbliche amministrazioni. Secondo il monitoraggio presentato ieri dal ministro Patroni Griffi alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera ci sono 18 alti funzionari della pubblica amministrazione che ancora non si sono adeguati e che di conseguenza dovranno farlo tanto più che gli sforamenti raggiungono anche i 100 mila euro. Patroni Griffi non ha rivelato i nomi tuttavia, stando agli stipendi basati sulla vecchia normativa, nel mirino ci sarebbero le più alte cariche dello Stato. Tanto per citarne alcune: il Ragioniere generale dello Stato, il Capo della Polizia, il segretario del ministero degli Esteri, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, dei Monopoli e del Territorio, ma anche capi di gabinetto di ministeri importanti, come l’Economia. Tutti dovranno scendere sotto la fatidica soglia: ma chi lo ha fatto? Il monitoraggio, avviato durante l’estate, esigeva risposte entro il 10 settembre: delle 80 amministrazioni interessante 37 hanno risposto, e 18 – così ha riferito il ministro della Funzione Pubblica che non ha voluto aggiungere altro – hanno dichiarato di essere oltre il tetto. «Alcune amministrazioni – ha detto Patroni Griffi – hanno segnalato di non aver nessun superamento, altre invece ne hanno segnalato più di uno da parte dei vertici, del resto alcuni erano già  noti, non abbiamo grandi sorprese. Tra questi – ha concluso – ci sono sforamenti di 10 mila euro e altri di 90-100 mila euro». La scure del governo cadrà  su questi dirigenti? La partita è ancora aperta. «Molti di noi – ha riferito Roberto Zaccaria (Pd) – sono favorevoli ad inserire nella nuova legge che si sta discutendo in Parlamento alcune deroghe per casi particolari. Un Manganelli, un Canzio o un Befera è giusto che abbiano retribuzioni pari alla loro responsabilità ». Ma l’esecutivo sarebbe orientato diversamente. «Il governo ha ribattuto il ministro Patroni Griffi – ha ritenuto opportuno, al momento di attuare la norma, di non esercitare la facoltà  di deroga. Comunque riferirò al premier questo indirizzo». Sembra dunque che nessuno dei dirigenti pubblici potrà  superare la soglia ora prevista per legge. Tra le altre misure in campo, la delega fiscale: ieri il ministro per l’Economia Grilli ha detto di sperare di condurre in porto la riforma fiscale entro l’anno anche se i tempi per la revisione del catasto (contenuta nella delega) si allungano: «E’ un processo che durerà  due-tre anni, va avviato prima».


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