L’Olanda vota per l’Europa batosta per la destra radicale
AMSTERDAM – La nazione arancione potrebbe vestirsi di viola. Il prossimo governo dell’Olanda dovrebbe essere il misto tra il blu dei liberalconservatori del Vvd e il rosso dei laburisti del Pvda. È questo lo sbocco più probabile delle elezioni di ieri, che non hanno consegnato un vantaggio netto a nessun partito ma hanno lanciato un chiaro messaggio all’Europa. Dopo una campagna dominata dalla formazioni euroscettiche, vincono due partiti filo-europeisti, anche se ognuno su posizioni diverse. Crolla invece uno dei protagonisti della protesta contro Bruxelles, promotore di un appello per tornare al fiorino olandese. Geert Wilders, leader del partito per la Libertà che ha provocato la caduta del governo, ha ottenuto solo 13 seggi, contro i 24 che aveva nel 2010. Una sconfitta storica per Wilders che aveva chiesto le elezioni anticipate per chiamare il paese a un «referendum sull’euro». La sua scommessa, evidentemente, è stata persa.
Se lo spoglio definitivo confermerà i primi exit poll, il Vvd dovrebbe avere 41 seggi nella Tweede Kamer, la camera dei deputati, con uno scarto di un solo seggio davanti ai laburisti del Pvda. Per il premier uscente Mark Rutte, 45 anni, ex manager della Unilever, si tratta comunque di una conferma dopo due anni passati alla guida del paese. La crisi economica che sfiora ormai l’Olanda non ha provocato un rigetto del principale partito al potere, com’è accaduto in altri paesi europei. Pagano invece un prezzo per la partecipazione al governo, soprattutto nell’alleanza esterna con lo xenofobo Wilders, i cristianodemocratrici della Cda, che scendono a 13 seggi.
Ma la sorpresa dell’elezione è il successo del Pvda. Superando una crisi di leadership che durava da tempo, i laburisti hanno conquistato 40 seggi, affidandosi al volto simpatico e carismatico di Diederik Samsom, quarantenne fisico nucleare, con un passato di militanza in Greenpeace. Samsom è riuscito a strappare molti voti all’estrema sinistra. Delude infatti il risultato di Emile Roemer. L’ex maoista leader del Sp, il partito socialista, è l’altro clamoroso sconfitto di questo appuntamento elettorale. Fino ad agosto sembrava il grande favorito nei sondaggi: alcuni istituti pronosticavano addirittura per l’Sp oltre 40 seggi. Molto critico con l’austerity imposta da Bruxelles, paragonato al greco Alexis Tsipras, Roemer si è dovuto accontentare di soli 15 seggi.
Il nuovo governo dovrebbe arrivare entro Natale. La possibile coalizione viola fra Vvd e Pvda può contare su una maggioranza più ampia del previsto, evitando persino di cercare alleanze con altri partiti. Grazie al leggero vantaggio nelle urne, Rutte dovrebbe essere nominato premier dalla Regina e avere l’incarico di formare il nuovo esecutivo. L’alleanza tra Vvd e Pvda si è già verificata tra il 1994 e il 2002. Le differenze tra Rutte e Samsom comunque esistono. Il liberalconservatore è stato uno degli alleati più fedeli del rigore nei conti pubblici sul modello tedesco, mentre Samsom vuole porre un limite all’austerity e tutelare il welfare, ispirandosi ai francesi. Alla fine, il prossimo governo olandese potrebbe riprodurre, su scala minore, le discussioni tra Parigi-Berlino. E dunque rimanere davvero al centro dell’Europa.
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