Rom e sgomberi, Amnesty: “Con il governo Monti non è cambiato nulla”

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ROMA – Sui rom e sulle politiche d’inclusione, dal governo Monti solo belle parole, ma nei fatti in Italia non è ancora cambiato nulla. È questo il duro giudizio sull’operato dell’attuale esecutivo secondo Amnesty International che stamattina, nella sede italiana a Roma, ha presentato un report sugli sgomberi e la segregazione dei rom in Italia a pochi mesi dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato lo stato d’emergenza e dalla presentazione di una Strategia d’inclusione come richiesto dalla Commissione europea.  Per Amnesty, “il governo Monti non usa il linguaggio offensivo dei suoi predecessori. Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, non si riscontrano reali differenze. La recente apertura di un nuovo campo segregato, la Barbuta, fuori Roma, è un esempio assai evidente di come le autorità  non intendano cambiare”. Secondo l’organizzazione, infatti, “il governo italiano non sta tenendo fede ai suoi obblighi internazionali e agli impegni assunti di fronte alla Commissione europea – ha spiegato Elisa De Pieri, ricercatrice sull’Italia del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International -. Bambini, donne e uomini residenti nei campi continuano a essere sgomberati senza adeguata consultazione, preavviso e offerta di un alloggio alternativo. I residenti dei campi informali sono i più colpiti e continuano a essere sgomberati a ogni occasione”.

Il documento presentato questa mattina denuncia il “continuo e sistematico mancato rispetto dei diritti dei rom a parte delle autorità  italiane”. Secondo Amnesty, infatti, a 10 mesi dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima la cosiddetta “Emergenza nomadi”, i rom “non hanno ricevuto alcuna riparazione né alcun concreto rimedio alle violazioni dei diritti umani causate da tre anni e mezzo di stato d’emergenza”. Una situazione di stallo, nonostante i buoni propositi contenuti nella Strategia nazionale d’inclusione di rom, sinti e caminanti portata avanti dal ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi. “I piani per chiudere i campi autorizzati e quelli tollerati vanno avanti nonostante la mancanza di un’autentica consultazione e di adeguate salvaguardie legali. Le condizioni di vita nella maggior parte dei campi autorizzati restano molto misere, mentre quelle nei campi informali sono anche peggiori, con scarso accesso all’acqua, all’energia elettrica e ai servizi igienico-sanitari. Prosegue la segregazione su base etnica e la maggior parte dei rom è esclusa dall’accesso all’edilizia popolare”.

Strategie d’inclusione e sentenze, intanto, non hanno fermato gli sgomberi, sia a Roma che a Milano. “Secondo le autorità  locali di Roma – spiega Amnesty -, nei primi sei mesi del 2012 sono state sgomberate oltre 850 persone dai campi informali. Rifugi di emergenza sono stati offerti solo in 209 casi, tutti riguardanti madri e bambini. Solo cinque madri e i loro nove figli hanno accettato, mentre la maggior parte ha rifiutato la separazione dal resto della famiglia. A Milano, oltre 400 persone sono state colpite da sgomberi dall’inizio del 2012 alla fine di luglio”. Per tali ragioni, spiegano gli attivisti di Amnesty, “abbiamo raccomandato che la Commissione europea avvii una procedura di infrazione contro l’Italia sulla base della Direttiva sull’uguaglianza razziale, per il trattamento discriminatorio dei rom rispetto al loro diritto a un alloggio adeguato”. (ga) 

 

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