Donald Sassoon: «I populismi all’attacco di una Europa solidale»

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«Quando l’Europa è attraversata, come oggi, da una crisi profonda politica e non solo economica i partiti populisti tendono a crescere, a radicarsi». A rilevarlo è uno dei più autorevoli storici inglesi: Donald Sassoon. Allievo di Eric Hobsbawm, Sassoon è ordinario di Storia europea comparata presso il Queen Mary College di Londra. Il professor Sassoon è autore di diversi saggi sulla storia d’Italia, fra cui «Togliatti e la via italiana al socialismo (Einaudi 1980) e Cento anni di socialismo (Editori Riuniti 1997). Con Rizzoli ha pubblicato inoltre «Il mistero della Gioconda (2006) e «Come nasce un dittatore» (2010).
«La forza dei populismi sottolinea Sassoon cresce quanto più si “annacquano” le differenze, di idee, di visioni, di progetti, tra progressisti e conservatori. I populismi si avvantaggiano del “pensiero unico” per cui le uniche differenze percepibili, tra la destra tradizionale e la sinistra tradizionale, sembra ridursi alla graduazione delle politiche rigoriste e di austerità : più dure per la destra, più “soft” per la sinistra».
Nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, ha denunciato il rischio che l’Europa naufraghi sugli scogli dei populismi. Condivide questo grido d’allarme?
«La domanda da porsi non è se questo grido d’allarme è giustificato e a mio avviso lo è ma perché venga lanciato solo oggi. I partiti populisti in Europa sono diventati relativamente forti almeno da vent’anni: basti pensare al Fronte Nazionale di Le Pen in Francia, ad Haider in Austria, per non parlare della Lega Nord in Italia. Dire che il populismo è frutto dell’attuale crisi mi sembra quanto meno riduttivo. Naturalmente è vero che quando c’è una crisi come quella a cui stiamo cercando di far fronte, i partiti populisti, che cavalcano paure e insicurezze, tendono a giovarsene».
È possibile individuare il collante culturale, politico e ideologico, dei populismi? «I partiti populisti hanno almeno quattro elementi unificanti. Il primo, è quello della xenofobia, della lotta contro gli immigrati già  insediati e quelli che potrebbero “contaminare” le società  europee e “rubare il lavoro” agli autoctoni… Un altro tratto unificante è la polemica che porta questi partiti sulle sponde del neoliberismo: sulla questione fiscale, ad esempio, si schierano contro qualsiasi imposizione. C’è poi un terzo elemento che invece li sposta a “sinistra”…».
Qual è questo elemento, professor Sassoon?
«La difesa del Welfare State…».
Cosa in sé niente affatto negativa.
«Se non fosse che i partiti populisti lo fanno in nome dei “veri cittadini”, e cioè dei francesi, degli inglesi, degli italiani, dei greci… “autentici”. Il quarto tratto unificante, è che questi populismi sono radicalmente contrari all’integrazione europea. Questi elementi esistono in tutti i partiti populisti, modulati a seconda del Paese e del periodo storico».
Vecchie idee veicolate attraverso strumenti innovativi: i populismi viaggiano in Internet.
«È vero. Una scelta per certi versi obbligata: i partiti populisti affermano, non a torto, di non avere accesso ai media in proporzione alla loro forza elettorale: ciò, ad esempio, è vero in Francia con il Fn dei Le Pen, padre e figlia, il cui accesso alle tv pubbliche non è pari al loro peso elettorale. A allora non c’è da stupirsi che utilizzino il web, la rete: una necessità  che è stata poi affinata nel corso del tempo. D’altro canto, il web è uno spazio aperto a tutti. C’è chi, penso a Barack Obama, lo ha usato in maniera efficace nel corso della sua prima campagna presidenziale. Il punto è
non confondere il contenuto con lo strumento. E sui contenuti c’è qualcosa di importante da aggiungere». Cosa?
«Quando le distanze tra la destra tradizionale e la sinistra tradizionale, conservatori e socialdemocratici si attenuano e soprattutto si accentrano sull’austerità , invece che sulle grandi visioni, a quel punto i partiti che si distinguono nettamente dai due fronti, si rafforzano. Ciò è molto visibile in Grecia, il Paese più fortemente segnato dalla crisi, dove emerge quasi dal nulla un partito di estrema destra, “Alba Dorata”, che stando agli ultimi sondaggi avrebbe tra il 12 e il 15% dei consensi elettorali. Si tratta di un partito che comunemente viene definito neo-nazista. Ma l’annacquamento delle differenze tra destra e sinistra tradizionali, porta sul versante della sinistra, a un tracollo del Pasok e alla crescita esponenziale della sinistra radicale di Alexis Tsipras. Questa tendenza per il momento si è manifestata in Grecia, ma ciò non significa che non possa estendersi ad altri Paesi, a partire da quelli più esposti alla crisi, come Italia e Spagna. E se così fosse sarebbe una sciagura per tutti. Perché se la Grecia affonda e occorre agire con intelligenza e prontezza per evitarlo l’Europa forse potrebbe salvarsi. Ma se affondano Italia e Spagna, cioè due grandi economie, l’Europa è perduta».


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